La Nuova Sardegna

Il festival “Isola delle storie” si arrende al coronavirus

di Luca Urgu
Il festival “Isola delle storie” si arrende al coronavirus

Da Gavoi lo stop ufficiale all’evento che si svolge ogni anno ai primi di luglio Il presidente Marcello Fois: «Torneremo nel 2021 con un’edizione memorabile»

21 maggio 2020
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GAVOI. Niente festival, a malincuore ma con responsabilità si salta una stagione per poi ripartire più forti di prima. L’Isola delle Storie di Gavoi si ferma per l’edizione 2020. Il coronavirus e la stringente normativa di carattere sanitario ha costretto gli organizzatori di uno dei più importanti e longevi festival letterari non solo della Sardegna, a gettare la spugna. La notizia era nell’aria da settimane, rumors ricorrenti la accreditavano come sempre più concreta, da ieri nelle poche ma chiarissime righe di un comunicato stampa, è diventata ufficiale. «I rischi di costruire un festival anche di un solo giorno, in assenza di garanzie sanitarie, sono troppi - mascherine, distanziamento, controlli, sanificazioni ecc.-–, non ultimo il rischio che, per quanto a pubblico ridotto, si possa favorire lo sviluppo della pandemia in un territorio finora abbastanza salvaguardato», si legge.

«Si possono percorrere tante strade, e tutte lecite, per rispondere creativamente a questo periodo di estrema prudenza che è richiesto dall’emergenza Covid-19, ma per noi Gavoi solo in streaming non si può fare. Sarà un anno di sosta e avremo più tempo per ritornare nel 2021 con un’edizione memorabile, sicura e reale». Marcello Fois, lo scrittore nuorese presidente dell’associazione L’Isola delle storie risponde da Bologna, dove vive e lavora da diversi anni. «Finché non abbiamo a disposizione la garanzia che solo un vaccino ci può dare, dobbiamo realisticamente pensare a una sosta. La stessa che auspico debba considerare il nostro governo regionale per quanto attiene ad attività estive. In Sardegna, in presenza di una pandemia limitata, sono stati fatti pochissimi tamponi e questo significa che la nostra popolazione sta usufruendo dei benefit dell’abitare in un territorio lontano dalla terra ferma, ma altresì che, in questa “purezza” non ha sviluppato certo gli anticorpi necessari ad affrontare il popolamento turistico estivo – sottolinea Fois che poi rincara –. È un punto sostanziale, un dato a cui chiederei di fare molta attenzione, perché se è vero che un calo del turismo è un problema economico, pensate che problema economico e sanitario sarebbe affrontare un’emergenza pandemica. Occorre essere realistici, lo stato di “Isola Covid Free” ci rende appetibili, ma anche estremamente vulnerabili. Nel frattempo si possono fare “prove di autosufficienza” consumando i nostri prodotti, sviluppando le aziende locali, ipotizzando un’economia che non dipenda solo da aerei e traghetti quattro mesi all’anno». Lo scrittore mostra poi tutto il suo realismo nel successivo ragionamento. «Il festival di Gavoi nasce dall’idea che i territori dell’interno non debbano morire, e dall’esperimento di costruire una struttura che generi un’economia locale. È un festival che nasce per il territorio non contro il territorio, non abbiamo nessuna intenzione di vanificare un lavoro di sedici anni per non rinunciare a una edizione che sarebbe comunque stata monca, ridotta, lontana dalla filosofia del coinvolgere che ci ha contraddistinto e che ha fatto di “Isola delle Storie” uno dei dieci festival letterari più importanti della nostra nazione. È un festival costruito grazie alla partecipazione di tutto il paese e noi, per quest’anno, in assenza di certezze, sentiamo che l’unico modo per ricambiare è salvaguardare tutti i gavoesi facendo una pausa».

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