La Nuova Sardegna

«Le favole sono un’occasione per crescere»

di Monica De Murtas
«Le favole sono un’occasione per crescere»

L’esperienza del gruppo “Nati per leggere” che da vent’anni lavora con genitori e bambini

02 giugno 2020
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Leggere a voce alta le fiabe ai propri figli durante i primi anni di vita è la cosa più importante ed educativa che i genitori possano fare. Perché un bambino che ascolta letture quotidiane, spiegano i pediatri, migliora il suo sviluppo cognitivo ed emotivo e sarà portato ad acquisire un vocabolario più ricco, a sviluppare la sua capacità di immaginazione, si esprimerà meglio e sarà più curioso di scoprire il mondo. Il libro è insomma un “oggetto” prezioso ancora oggi, in piena era digitale, come ricorda il progetto nazionale “Nati per leggere” nato vent'anni fa e ormai diventato realtà concreta in tutta la penisola.

Le colonne di “Nati per leggere” sono da sempre l’Associazione culturale pediatri, l’Associazione italiana biblioteche (AIB) e il Centro per la salute del bambino, che realizzano ogni anno circa 800 progetti locali coinvolgendo più di 2000 comuni italiani.

Molto attivo anche in Sardegna “Nati per leggere” vive grazie all'impegno congiunto di numerosi operatori dell’infanzia e volontari che credono nel progetto e lo sostengono con la loro attività sul campo. «Leggere ad alta voce ai bambini fin dalla più tenera età – spiega il presidennte dell’Aib Sardegna Roberto Putzulu – è un’attività non solo educativa ma anche divertente, coinvolgente e che per tutti questi motivi rafforza la relazione adulto-bambino. La lettura crea l’abitudine all’ascolto, aumenta la capacità di attenzione e accresce nel bambino il desiderio di imparare a leggere quando sarà più grande. La voce è magia per i più piccoli che ascoltano una fiaba e magari amano anche seguire il testo attraverso le illustrazioni del libro. Scoprire il mondo attraverso il racconto e la lettura resta un’esperienza insostituibile».

Sul sito nazionale www.natiperleggere.it sono tanti i libri suggeriti per i più piccoli: libri di stoffa e plastica colorata, libri sonori e tattili da esplorare con tutti i sensi, libri impermeabili da portare al mare o da mettere nella vasca quando si fa il bagnetto, libri con fori, alette e finestrelle come giocattoli da scoprire, aprire, smontare. Se il libro diventa per il bambino un oggetto amico con cui giocare e divertirsi sarà più naturale continuare a frequentarlo anche nella fase dell’ingresso a scuola, in cui inizia il rapporto diretto con la lettura. Il progetto “Nati per leggere” propone titoli che spaziano dalle “storie quotidiane” utili per raccontare la routin a quelli “senza parole” in cui sono le immagini a raccontare la storia e dedica ampio spazio al mondo delle fiabe. «In Sardegna abbiamo creato per i giovani lettori una guida bibliografica – prosegue Putzulu – grazie alla collaborazione con il Centro Regionale di Documentazione Biblioteche per Ragazzi, la Biblioteca Ragazzi della Città Metropolitana di Cagliari e un gruppo di lavoro formato da bibliotecari, pediatri, librai, formatori e promotori della letteratura per l’infanzia provenienti da tutta la Sardegna. Nella guida abbiamo voluto dedicare una sezione apposita alla fiaba ed in particolare alla fiaba sarda. Per i bambini la scoperta del fantastico di cui è così ricco il patrimonio narrativo della nostra isola è un modo di confrontarsi col quotidiano per porsi domande, fare scoperte e stupirsi. In tutta l’isola le biblioteche sono presidi stabili e fondamentali per la diffusione del progetto ma siamo sempre aperti a nuove collaborazioni con associazioni e operatori dei servizi socio-sanitari, educativi e culturali che in ogni contesto locale possano aiutarci a promuovere il benessere dei bambini e delle loro famiglie attraverso la pratica della lettura». La guida dei libri è disponibile in una versione stampata pubblicata ogni tre anni, e una versione online. «L’ebook non un nemico del libro –conclude Putzulu – è una sua versione moderna molto apprezzata dai giovani lettori. Anche il libro digitale ha un testo da leggere, cambia il supporto ma non l’esperienza. Perché anche i nativi digitali sono nati per leggere».

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