La Nuova Sardegna

Corraine: «Favole da conoscere anche in limba»

di Luca Urgu
Corraine: «Favole da conoscere anche in limba»

Intervista all’editore nuorese di Papiros «Urge un’attenta pianificazione linguistica»

03 giugno 2020
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Diegu Sarvadore Corràine. Se si dovesse presentare lui lo farebbe così, in sardo. E poi proseguirebbe probabilmente l’intera conversazione nella lingua dei padri e vilipesa dai figli. Non tutti però, i giusti distinguo occorre farli. Tra i difensori dell’idioma c’è sicuramente lui. Non in teoria ma per una vita di impegno e, tutela, promozione del sardo nelle più svariate maniere. Diego Corraine, 71 anni, da sempre si interessa di problemi e di politica linguistica sarda, lessicografia e terminologia, ma anche editore innovatore.

Come è iniziato il suo approccio con questo universo complesso della lingua sarda e delle favole per i bambini?

«Sono loro i primi ad apprendere la lingua se gli viene insegnata o a perderla se questo percorso non avviene».

E poi come si è strutturato con la sua attività di editore?

«Ho sempre avuto la passione della scrittura e dei libri, anche nella loro materialità: la carta, gli inchiostri, i caratteri. Verso i 20 anni, a Firenze, dove ho studiato filosofia e storia all’Università, ho preso contatto diretto col mondo delle tipografie di libri e di giornali. Poi, con la militanza politica nel mondo nazionalista di liberazione, è iniziata la mia collaborazione con “Su pòpulu sardu”, come redattore, grafico, consulente linguistico, nel mensile, e incaricato delle relazioni internazionali nel Movimento. L’antica passione e il contatto con lo smisurato mondo dei giornali e dei libri nelle più svariate lingue minoritarie allora emergenti, soprattutto catalano, galiziano, basco, bretone, occitano, friulano, ladino, mi hanno dato la spinta definitiva a creare informazione e letteratura scritta in sardo».

La prima Agenda in sardo e la rivista tutta in sardo “Limbas” sono del 1984.

«Poi è nata la casa editrice Papiros, che già dal 1987 aveva scommesso sulla letteratura per l’infanzia, perché è strategica per il futuro del sardo, giacché i bambini sono l’anello debole della trasmissione linguistica intergenerazionale. La mia professione di insegnante di Lettere ha fatto il resto, consentendomi uno sguardo privilegiato sul mondo della scuola e dandomi quella spigliatezza che mi ha consentito di parlare in pubblico e organizzare corsi, seminari, conferenze, che hanno sempre avuto come perno il sardo e le altre lingue consimili, nel campo della politica e della pianificazione linguistica, della terminologia, della traduzione. Il tutto con il giusto contorno di libri anche per adulti, riviste, siti web, sempre in sardo o in altre lingue della Sardegna. Voglio segnalare, tra tutte le iniziative, solo l’esperienza di “Le monde diplomatique” in sardo e quella del “Curreu Unesco”. È ciò che chiamo “volontariato editoriale”, perché Papiros ha sempre agito col lavoro volontario e gratuito mio e degli altri soci».

Il sardo è una lingua viva?

«Se pensiamo che il sardo è una lingua millenaria, perché ha le sue prime testimonianze scritte nei primi decenni dell’anno 1000, possiamo dire che è ancora molto viva, tenendo conto che l’inchiesta sociolinguistica del 2006 voluta dalla Regione considerava che il 70% degli adulti conosceva e usava il sardo. Purtroppo, la stessa inchiesta certificava che, alla stessa data, solo il 13% dei ragazzi conosceva e usava il sardo, mettendo in luce che il sardo è sì vivo ma in grave pericolo per la sua trasmissione. A distanza di quasi 15 anni, temo che la situazione sia solo peggiorata, in mancanza di una vera ed efficace politica e pianificazione linguistica. Ecco perché ha ragione d’essere l’editoria in sardo che andrebbe rafforzata, al pari della presenza della nostra lingua in ogni ambito e uso».

Le favole tradotte da un’altra lingua in sardo, italiano incluso, rendono o fanno perdere al contenuto?

«La traduzione e la coedizione in sardo con altri editori celebri come Gallimard, Ventura, Parramon, Casterman, Panini, ha consentito di realizzare in sardo libri colorati e moderni, alla pari con le altre lingue di grande diffusione, e di veicolare nella nostra lingua autori importanti come Wilde, Garcia Marquez, Sepulveda, Quiroga, Saramago, Giono. Siamo usciti dal provincialismo e dalle tentazioni localiste e folcloriche. Ma sicuramente l’opera che ci assicura maggiore presenza nel mercato librario, in Sardegna e all’estero, con i collezionisti, è “Su printzipeddu” di A. de Saint-Exupéry, che abbiamo anche pubblicato in altre 10 lingue».

Quali sono le favole più belle di cui si è occupato ?

«A parte la pubblicazione della collana “Contos Clàssicos”, in coedizione con Paramòm di Barcellona, che ha sempre avuto molto successo, mi piace proporre in sardo libri noti come “Istoria de unu cau marinu...” del compianto Sepúlveda e “S’òmine chi prantaiat àrbores” di Giono ».

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