La Nuova Sardegna

 

Max Sirena: "Luna Rossa ha un'anima sarda"

Max Sirena: "Luna Rossa ha un'anima sarda"

Lo skipper e team director di Prada racconta le tappe di avvicinamento al trofeo sportivo più antico del mondo

27 giugno 2020
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"Nessun problema con i visti. Avevamo già deciso di arrivare a Auckland a ottobre. Ci alleneremo a Cagliari fino a fine settembre, non c’è campo di regata migliore». Max Sirena, skipper e team director di Luna Rossa, è pronto alla sfida più affascinante della sua carriera: portare in Italia per la prima volta in 167 anni di storia il trofeo sportivo più antico al mondo, la Coppa America, strappandolo alla Nuova Zelanda. Impresa sfiorata 20 anni fa con la finale di Vuitton Cup ( «In finalissima perdemmo contro la Nuova Zelanda, sempre loro i soliti maledetti kiwi»).

L’appuntamento è a marzo 2021, ad Auckland, pandemia permettendo. La Nuova Zelanda, l’unica nazione al mondo Covid Free (i morti si sono fermati a 19), da qualche giorno è infatti ripiombata nell’incubo virus (due turiste britanniche sono risultate positive) e ora a presidiare gli aeroporti per controllare gli arrivi dall’estero ci sono i militari.

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Per contenere la pandemia la Nuova Zelanda ha chiuso le frontiere ai non residenti, c’è il rischio che l’America’s Cup salti?

«La 36ª America’s Cup è confermata per le date in calendario. Qualche settimana fa la Nuova Zelanda ha riaperto le frontiere per i velisti della Coppa che dovranno fare 14 giorni di quarantena volontaria. Americani e inglesi si sono già mossi e dalle nostre informazioni il governo non ha intenzione di fare marcia indietro sui visti. Ovviamente anche noi dovremo fare la quarantena, ma non è un problema. D’altronde siamo in una sorta di quarantena permanente anche qui a Cagliari, non possiamo correre il rischio che uno di noi venga contagiato, salterebbe tutto».

Nel marzo 2021, ad Auckland, si regaterà sugli Ac75, i rivoluzionari monoscafi volanti con doppia randa. Barche complicatissime, è sempre vela?

«Certo, quando non c’è il motore si parla sempre di barca a vela. Stiamo parlando di barche sofisticatissime, sono le Ferrari del mare: non solcano, volano sull’acqua. Sono degli aeroplani, mi emoziono solo a pensarci. Sarà uno spettacolo unico».

Barca nuova, nuova generazione?

«L’età media del team è bassissima perché lo sforzo atletico è enorme, con queste barche si raggiungono velocità mai raggiunte prima. Vent’anni fa ero io il più giovane della ciurma, ora sono il veterano: l’anno prossimo compio 50 anni. Sono troppo vecchio per queste nuove imbarcazioni volanti e poi, diciamola tutta, abbiamo un timoniere e un randista molto più bravi di me. Io ho navigato tanto nella fase di sviluppo, ora lascio il posto ai giovani».

Intanto a Cagliari avete ripreso gli allenamenti, state recuperando il tempo perduto?

«Il mese e mezzo di navigazione che abbiamo perduto a causa del lockdown non lo recupereremo in nessun modo. Non c’è niente che si possa paragonare all’uscita in mare anche perché stiamo parlando di barche nuovissime. Il nostro obiettivo era confrontarci con gli altri sfidanti durante le America’s Cup World Series di Cagliari e Portsmouth, in Inghilterra, entrambe annullate. La terza tappa sarà dal 17 al 20 dicembre ad Auckland, l’anticamera delle regate che contano sul serio (le selezioni degli sfidanti, le “Prada Cup”, inizieranno i primi di gennaio, ndr). Quello di dicembre sarà il primo test per confrontare il grado di sviluppo di Luna Rossa con quello delle altre barche. Certo, è tardi, ma è un problema che avranno anche gli altri sfidanti».

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Qual è il team che le fa più paura?

«Noi temiamo solo noi stessi. I team sono tutti forti, tutti in grado di vincere la Coppa America, dai campioni in carica, i neozelandesi, agli inglesi di Ineos e agli americani di American Magic che hanno detenuto il trofeo per 132 anni! In ogni caso sapremo chi è il più forte quando ci confronteremo sul campo di regata. Luna Rossa comunque è fortissima, in allenamento abbiamo raggiunto anche i 50 nodi di velocità, questi Ac75 hanno un potenziale devastante, mai visto prima, è la barca più entusiasmante sulla quale abbia mai navigato».

Avete scritto le regole della competizione insieme ai neozelandesi, sarete avvantaggiati?

«Puoi avere un po’ di vantaggio nella fase iniziale, poi i bravi progettisti ci mettono poco a capire. La verità è che questa Coppa America sarà una novità per tutti, gareggeremo con barche che non esistevano prima». Meglio la Nuova Zelanda o la Sardegna? «La Sardegna, non c’è paragone, e lo dice uno che ha vissuto dieci anni in Nuova Zelanda. Voi sardi siete seduti su una miniera d’oro... Trasferirmi a vivere qui? Veramente ci sto già pensando, questi cinque anni a Cagliari sono stati meravigliosi».

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