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Perdasdefogu, dove le vie sono grandi romanzi

Perdasdefogu,  dove le vie sono grandi romanzi

Il sindaco del paese ogliastrino e quello di Nuoro inaugurano piazza “Il giorno del giudizio”

26 luglio 2020
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Nel giardino della casa di Salvatore Satta, a Fregene, via Castiogliencello, abitano i due figli dell'autore de “Il giorno del giudizio”: Luigi, 77 anni, professore di Fisica e Filippo, 80 anni, docente di Diritto amministrativo. In una lettera alla Pro Loco di Perdasdefogu (che organizza il festival SetteSere SettePiazze SetteLibri), Luigi rivela: «Nel 1970 sono stato a Perdasdefogu con mio padre, ho colto una foglia di fico d'India che si è sviluppata e ha fatto crescere piante che stanno davanti alla casa di Fregene costruita da mio padre per noi». Poi osserva: «Questo fatto forse costituisce una previsione di quello che oggi sta succedendo in questa piazza di Foghesu».

Una piazza con cipressi secolari, nel parco dell'ex cimitero, che prende il nome dal capolavoro di Salvatore Satta e che raddoppia le piazze con capolavori della letteratura mondiale dopo “Piazza Cent'anni di solitudine”. Con Mariano Carta, sindaco di Foghesu, ci sarà il suo collega Andrea Soddu di Nuoro. E la lectio è stata affidata alla critica letteraria Angela Guiso. Luigi Satta scrive: «Mio padre, a quanto dice mia moglie, era un bell’uomo, più che bello era affascinante per la straordinaria intelligenza che traspariva dai suoi occhi e gli illuminava il viso. Per il resto, era un vero sardo dell’antica generazione, di taglia piuttosto piccola e mingherlino. Mi permetto di dirlo perché sono mezzo sardo, cosa di cui vado orgoglioso, anche se mio padre chiamava noi due figli “figli meticci”.

Questa modesta prestanza fisica era più che compensata dall’anima che prepotente traspariva dalla sua figura. Lui, di questa sua grandezza interiore che gli permetteva di guardare oltre le teste degli altri, come dicono gli inglesi riferendosi a Newton, lui era pienamente conscio, in maniera totalmente priva di spocchia, senza credersi in nulla più di quello che già sapeva di essere».

Luigi Satta svela un inedito: «Posso raccontare a questo proposito un episodio che risale alla notte dei tempi (mio padre è morto nel 1975). La cornice è un congresso, non so dire quale, in cui mio padre aveva fatto una relazione, evidentemente, per quello che verrà dopo, esponendo un qualche importante problema, che non sono in grado di identificare. Uno dei congressisti finita la relazione, si alza per contestare l’esposizione fatta da mio padre e l’esistenza del problema. Risposta: caro E.T., se Satta dice che c'è un problema, il problema c’è. Detto con tale sicurezza e certezza delle sue ragioni che al contestatore non è rimasto altro da fare che ammutolire, ripeto senza alcuna traccia di presunzione, solo con la coscienza del suo valore».

Ancora Luigi: «È naturalmente stato un padre straordinariamente amoroso, come voglio mostrarvi con un paio di episodi. Il primo è esattamente (o quasi) databile al settembre 1960. Del secondo vedremo dopo. Nell’estate del 1960, con una straordinaria intuizione di mia madre, nonostante fossi un ribelle rompiscatole, mi hanno mandato su una nave da carico a fare un lungo giro negli Stati Uniti. Dopo due mesi sono tornato all’ovile con il treno da Parigi. Con quel viaggio, sono guarito dalla mia nevrosi adolescenziale. Ricordo anche, e qui si va indietro nel tempo, che da me si faceva fare le peggiori angherie, quando era sofferente di mali misteriosi, con le quali riuscivo spesso a farlo tornare a sorridere, guarito da questi mali».

Ancora: «Un esempio, risalente all’inizio degli anni ’50. Su una nave da carico, mezzo di trasporto che lui amava molto, abbiamo fatto un lungo giro nel Mediterraneo, con sosta a Trapani per caricare sale. Siamo naturalmente andati a visitare il tempio di Segesta, per scoprire, al momento del ritorno che eravamo stati male informati sugli orari, e avremmo dovuto sopportare una lunga attesa. Sta di fatto che siamo rimasti per un tempo che nel ricordo mi pare infinito, ad aspettare il treno per tornare a Trapani. Per tutto il tempo ricordo di averlo costretto a imitare il leone, a recitarmi poesie che creava lì per lì (e che purtroppo sono rimaste nel tempio di Segesta), fino a che il malumore è scomparso, tanto che mi pare di avergli detto “ti fa ridere questo pidocchio”, perché da piccolo così mi chiamava».

Luigi Satta racconta: «Inutile dire che aveva un umorismo degno di nota, e anche qui basti un esempio. Un giorno gli si è presentato all’esame un nobile genovese, di cui spero non ci sia più traccia, perché non se ne abbia a male, dal cognome Cattaneo dalla Volta. Puntualmente bocciato, mio padre, con forse un po’ di cattiveria, lo ha congedato dicendogli “d’ora in poi sarà chiamato Cattaneo dalla seconda volta”. Non credo che il Cattaneo sia stato felice, ma tant’è il suo esame di procedura civile è rimasto famoso, anche se in un ambiente ristretto». Conclusione, riferita alla inaugurazione (stasera ore 21) della Piazza Il Giorno del giudizio ciui seguirà la lettura di Spoon River da parte del gruppo di lettura: «Questo evento onora mio padre e riempie di orgoglio l'intera famiglia».

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