Elettronica, poesia e jazz pensando a Nietzsche
di Giuseppe Pulina
“In origine”, l’album realizzato da Saffronkeira e Paolo Fresu Il trombettista di Berchidda: «Ho colto note senza confini che sanno di mirto»
26 settembre 2020
3 MINUTI DI LETTURA
Uscirà il 30 ottobre e promette di essere uno dei dischi più interessanti di questo fine 2020. Sarà “sfornato” in tutte le versioni possibili (doppio vinile, compresa una limitata edizione a colori, cd e digitale), avrà in copertina l’opera di un maestro della fotografia come il siriano Mustaffa Sabbagh e, soprattutto, porterà la firma di due musicisti sardi uniti in un progetto che esalta la creatività e la tecnica di entrambi: Eugenio Caria, alias Saffronkeira, e Paolo Fresu. Un connubio scoppiettante tra elettronica e jazz, nato poco prima del lockdown, consolidatosi nei mesi della chiusura totale e pronto ora ad emergere, come accade a chi sotto la superficie trattiene l’aria nei polmoni per poi riaffacciarsi con più forza alla luce e alla vita. Il disco s’intitola “In origine - The Field of Repentance” e si nutre delle attese e delle riflessioni che, affiorate nei giorni del lockdown, si sono poi incanalate nella vena creativa di questo inedito duo della scena musicale contemporanea. Il prodotto finale è un concept album che ha per tema il ciclo della creazione in cui l’uomo prende progressivamente forma sino alla sua affermazione planetaria. L’effetto finale non è, comunque, quello di atmosfere apocalittiche, cupe e spettrali, come lascia intuire anche il riferimento al Nietzsche di “Così parlò Zarathustra”, citato per introdurre il disco e far capire in prima battuta che il tema proposto è quello della rigenerazione. Dal primo all’ultimo dei dieci brani si viene guidati dalla tromba elegante di Paolo Fresu che potrebbe far pensare di avere suonato da sempre con Saffronkeira. L’intesa è totale e, forse proprio per questo, quando i due hanno deciso di avventurarsi in una nuova impresa discografica ci hanno messo poco più di una manciata di giorni per completare il tutto, trasformando semplici bozze in brani riccamente rifiniti. Ispirazione e contagio sono stati immediati. A Fresu è stato sufficiente ascoltare un demo di Saffronkeira per decidere all’istante di suonarci dentro con la sua tromba. Ma un brano non poteva bastare e così sono venute fuori, una dietro l’altra, tutte le tracce del disco. Il primo incontro tra i due ha prodotto effetti per così dire olfattivi. «Ho colto il profumo di una musica spuria, senza geografie e senza confini – ha scritto Fresu annunciando l’uscita dell’album – in cui è possibile che ci sia una reminiscenza di mirto e ginepro, ma anche molto altro». Un’elettronica che profuma di macchia mediterranea, questa sarebbe, per Fresu, la musica di Saffronkeira, artista di punta della Denovali, la major tedesca che sta curando anche il lancio del nuovo disco. La collaborazione tra Fresu e Saffronkeira risale a due anni fa. «Lavoravo alle bozze del mio nuovo album e poco prima Paolo accettò una mia proposta di featuring. Ho poi ricevuto del materiale da lui registrato nel corso di più anni. Ho creato diversi loop e così ho completato la bozza di un singolo che non ho esitato a inviargli». Fresu lo ascolta e pensa a un album intero, ne parla a Saffronkeira e in men che non si dica l’idea del disco diventa un impegno da onorare. La magia di quell’intesa percorre tutti i brani dell’album, dalla morbida e incalzante “Ghosts” alla siderale e avvolgente “Capernaum”. Per sentirle quanto prima dal vivo non resta che attendere e incrociare le dita.