La Nuova Sardegna

Michela Murgia: «Viaggio nel labirinto oscuro delle relazioni»

di Paolo Curreli
Michela Murgia: «Viaggio nel labirinto oscuro delle relazioni»

Il romanzo “Chirù” di Michela Murgia, in edicola domani con La Nuova per la collana Scrittori di Sardegna 2020, è il quarto lavoro di narrativa della scrittrice di Cabras. La trama si svolge all’inter...

08 ottobre 2020
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Il romanzo “Chirù” di Michela Murgia, in edicola domani con La Nuova per la collana Scrittori di Sardegna 2020, è il quarto lavoro di narrativa della scrittrice di Cabras. La trama si svolge all’interno della relazione che Eleonora, attrice affermata (il nome scelto cita Eleonora Duse) ha con un giovane violinista, incontrato casualmente dopo uno spettacolo teatrale, che lei soprannominerà Chirù, dal sardo Crucùciu: germoglio, cucciolo, uccellino. Un rapporto complicato tra una donna e un ragazzo che ha vent’anni meno di lei.

«Al centro di questo incontro, anche se in parte è stato a volte travisato, c’è un elemento di tensione, che non è solo erotico – spiega Michela Murgia –. C’è, invece, un difficile bilanciamento di potere tra le relazioni. Eleonora ha imparato molto presto, come tutti noi, che nei rapporti di affetto comunque c’è sempre uno che comanda e uno che deve decidere dove stare. Al di là della tensione fisica, i due infatti non si baceranno mai, ci sono le dinamiche maestro-allievo. Tutto quello che Chirù capisce della relazione è che si tratta di un patto con il diavolo in cui lei è convinta di essere l’elemento determinante».

AMORE E POTERE

L’universo complicato delle relazioni tra affetto, amore e potere. Vengono in mente “Il mondo deve sapere” eccezionale opera prima dove Murgia descrive le tragicomiche dinamiche di un call center, tra dirigenti e sottoposti e il bestseller “Accabadora” dove disegna, con tutti altri colori e atmosfere, il particolare affetto familiare del tradizionale rapporto con il fill’e anima in Sardegna.

«La difficoltà, in questo caso, è la non l’accettazione del rapporto tra un giovane e un adulto nella nostra società – sottolinea la scrittrice –. Nei nostri paesi era normale, per una ragazza passare un pomeriggio con una donna anziana del vicinato, chiacchierare con lei anche se non era parte della tua famiglia. Avevi il permesso sociale di relazionarti. Era un vero miracolo potersi rivolgere a ogni adulto con semplicità. Dopo il primo giorno sono andata a scuola da sola, senza nessuno che mi accompagnasse, oggi tutti gli spazi di relazione di un bambino sono controllati dai genitori. C’è l’insegnante, il maestro di judo o yoga, che sono pagati per il rapportarsi col giovane. Non esiste rivolgersi a un adulto senza passare attraverso questa mediazione e, comunque se dovesse accadere, sarebbe visto con sospetto. Fill’e anima non è traducibile in un’altra lingua, in un altra realtà geografica – spiega Murgia –. Il tentativo è stato raccontare, è questo il vero scandalo, la vicenda di due persone di generazioni diverse che intraprendono una relazione non funzionale. Perché oggi possono esistere solo rapporti di funzione rappresentati dal genitore e dalle figure mediate dai genitori. Chi prende e chi paga. Povero il ragazzino che ha un unico modello di adultità, in un mondo plurale le figure di riferimento possono essere tante e diverse e questo, in realtà, accade molto spesso».

LA FAMIGLIA PATOGENA

La famiglia, luogo elettivo di relazione adulto-giovane, come oasi degli affetti incondizionati appare invece ricca di dinamiche che vanno interpretate.

«Anche la mamma esercita una “funzione”. La famiglia è un ambiente fortemente patogeno – per Michela Murgia–. Anche nella migliore famiglia come fai sbagli. Questo perché c’è un fortissimo dislivello di potere, volersi bene in questa matrice è davvero difficile. Come far credere a un figlio che il bene che gli vuoi è più grande del potere che hai. Credo che la famiglia italiana come mono-modello non funzioni tanto bene per questi motivi».

L’andamento dei capitoli è segnato dai titoli Lezione uno, Lezione due ecc... Sono 17 lezioni che Eleonora impartisce al giovane Chirù fino al Compimento finale. La lezione di vita, il rapporto maestra-allievo è centrale.

«Sono convinta che il trasferimento di conoscenza racchiuda una carica erotica. Questo è bene descritto da Massimo Recalcati nel suo romanzo “L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento”. Poi la nostra generazione è vittima di un certo immaginario filmico, con professoresse bionde che lasciano intravedere un pezzo di coscia. Io parlo di un’altra cosa naturalmente» precisa Michela Murgia.

IL FATTORE ETÀ

La differenza di età che diventa abisso è un tema letterario diffuso.

«Voglio fare due esempi, secondo me importanti. C’è “Cherie” di Colette, dove Lea assume il ruolo di “nave scuola” nei confronti di Fred e “Un ragazzo sveglio” di Stephen King: Todd, giovane e intelligente studente, scopre che il suo mentore l’anziano Kurt ha un passato di criminale nazista, la relazione tra i due si sviluppa tra ricatti e minacce – precisa la scrittrice–. Non esiste romanzo dove la fine di una relazione per la differenza di età diventi un problema a parti invertite. Il maschio sarà sempre il mentore esperto la femmina la nave scuola. Non è il caso di Chirù, i due non andranno mai a letto. Ma la manipolazione è un’ennesima azione di potere, anche se non necessariamente mercenaria».

LEGAMI SENZA NOME

Nessun esito felice quindi. «No, no; il cuore è un luogo molto più creativo della società. Ci sono tanti legami che non hanno nome e quando si da il nome a qualche cosa è per farla diventare norma». Anche in Chirù la Sardegna è presente, come rifugio e paesaggio dell’anima per l’attrice Eleonora. «In questo caso la vicenda si poteva svolgere in qualunque altro luogo meno determinato – conclude Murgia –. L’ho scritto durante i due anni in cui ho vissuto a Torino, ma domina Cagliari una città che reputo bellissima e che amo».

Il romanzo di Michela Murgia è un libro affascinante con l’ambizione di esplorare, con successo, gli angoli più misteriosi, a volte oscuri e pericolosi, della natura umana. Un viaggio coraggioso e colto nelle relazioni, per capirne i meccanismi più subdoli e meravigliosi, senza mai cadere nella banalità. La trama ha un finale poetico e inaspettato.

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