Carbonia film festival
“Oltre il velo” e i soliti pregiudizi Storie di discriminazioni e razzismo
di Maria Grazia Marilotti
CARBONIA. «Il velo islamico, simbolo di identità religiosa, per troppi è un simbolo su cui sfogare paura e ignoranza, figlie della islamofobia». Lo ha detto in un colloquio con l'ANSA Preziosa...
11 ottobre 2020
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CARBONIA. «Il velo islamico, simbolo di identità religiosa, per troppi è un simbolo su cui sfogare paura e ignoranza, figlie della islamofobia». Lo ha detto in un colloquio con l'ANSA Preziosa Salatino ospite del Carbonia Film Festival. L'attrice e regista oggi alle 16 porta in scena al Cine-Teatro di Carbonia, ultima tappa del tour italiano, «Oltre il velo», spettacolo denuncia contro gli atteggiamenti anti-islamici, da lei scritto, diretto e interpretato. Si ispira a storie vere, raccolte durante un progetto itinerante che in sette città ha coinvolto in una serie di laboratori, giovani musulmani di seconda generazione, i cosiddetti “nuovi italiani”. «Ragazzi e ragazze nati in Italia da genitori immigrati, la cui caratteristica comune è quella di avere un'identità ibrida: ponte fra culture, tradizioni, valori diversi», ha aggiunto l'artista che ha spiegato: «Da questi laboratori teatrali sono emerse storie di pregiudizi e discriminazione, ma anche di consapevolezza, e necessità di sottolineare e ribadire una appartenenza».
Con lei in sala ci saranno i testimoni di queste storie. «La stragrande maggioranza delle testimonianze raccolte sono legate al velo. Ho conosciuto tante ragazze che nell'indossarlo non lo sentono come un segno di arretratezza culturale e sottomissione ma rivendicano una loro libera scelta, un atto di orgoglio, un riconoscersi nei valori religiosi, culturali e nelle tradizioni del loro paese di provenienza». Peziosa Salatino, o Operatrice di Teatro dell'Oppresso, nel 2006 ha fondato assieme al regista Emilio Ajovalasit il Teatro Atlante di Palermo, che tuttora dirige. Particolarmente interessata al rapporto fra teatro e tematiche sociali, ha lavorato con migranti, detenuti, bambini e ragazzi che vivono in contesti marginali. «Questo spettacolo è un tentativo di mettere ordine fra i tanti pregiudizi legati a parole come islam, velo, patriarcato, attraverso la voce di chi li vive in prima persona. Da Palermo a Torino, da Cagliari a Bologna, quello che emerge è un forte bisogno di riconoscimento e autodeterminazione».
Intanto il Carbonia Film Festival volge al termine. Ieri spazio anche al teatro e oggi, alle ore 16, la rappresentazione di “Oltre il velo”. Lo spettacolo, basato su storie vere, nasce per dare continuità ai laboratori teatrali condotti nell'ambito del progetto “Oltre l'orizzonte- Contro narrazioni dai margini al centro”.
Nell’attesa di scoprire i film vincitori, sempre nella giornata di oggi il focus è dedicato al territorio con il consolidato appuntamento “Spazio Sardegna” (ore 18.30, Cine-Teatro Centrale), durante il quale verranno proiettati Padenti di Marco Antonio Pani, documentario girato nella foresta di sughero di Is Pranus che osserva il duro lavoro di estrazione del sughero e il rispetto del territorio da parte degli uomini che ci lavorano; Progresso Renaissance di Marta Anatra, film ambientato in un tempo non definito a Portovesme che osserva, alternando immagini d’archivio, il racconto di una generazione che ha attraversato l’era industriale dalla nascita al suo declino; Inferru di Daniele Atzeni, che racconta il mondo delle miniere attraverso il monologo di un minatore tra passato, presente e futuro.
I registi dei tre film saranno in sala per dialogare con il pubblico del festival. La serata si concluderà con la premiazione dei film vincitori.
Con lei in sala ci saranno i testimoni di queste storie. «La stragrande maggioranza delle testimonianze raccolte sono legate al velo. Ho conosciuto tante ragazze che nell'indossarlo non lo sentono come un segno di arretratezza culturale e sottomissione ma rivendicano una loro libera scelta, un atto di orgoglio, un riconoscersi nei valori religiosi, culturali e nelle tradizioni del loro paese di provenienza». Peziosa Salatino, o Operatrice di Teatro dell'Oppresso, nel 2006 ha fondato assieme al regista Emilio Ajovalasit il Teatro Atlante di Palermo, che tuttora dirige. Particolarmente interessata al rapporto fra teatro e tematiche sociali, ha lavorato con migranti, detenuti, bambini e ragazzi che vivono in contesti marginali. «Questo spettacolo è un tentativo di mettere ordine fra i tanti pregiudizi legati a parole come islam, velo, patriarcato, attraverso la voce di chi li vive in prima persona. Da Palermo a Torino, da Cagliari a Bologna, quello che emerge è un forte bisogno di riconoscimento e autodeterminazione».
Intanto il Carbonia Film Festival volge al termine. Ieri spazio anche al teatro e oggi, alle ore 16, la rappresentazione di “Oltre il velo”. Lo spettacolo, basato su storie vere, nasce per dare continuità ai laboratori teatrali condotti nell'ambito del progetto “Oltre l'orizzonte- Contro narrazioni dai margini al centro”.
Nell’attesa di scoprire i film vincitori, sempre nella giornata di oggi il focus è dedicato al territorio con il consolidato appuntamento “Spazio Sardegna” (ore 18.30, Cine-Teatro Centrale), durante il quale verranno proiettati Padenti di Marco Antonio Pani, documentario girato nella foresta di sughero di Is Pranus che osserva il duro lavoro di estrazione del sughero e il rispetto del territorio da parte degli uomini che ci lavorano; Progresso Renaissance di Marta Anatra, film ambientato in un tempo non definito a Portovesme che osserva, alternando immagini d’archivio, il racconto di una generazione che ha attraversato l’era industriale dalla nascita al suo declino; Inferru di Daniele Atzeni, che racconta il mondo delle miniere attraverso il monologo di un minatore tra passato, presente e futuro.
I registi dei tre film saranno in sala per dialogare con il pubblico del festival. La serata si concluderà con la premiazione dei film vincitori.