La Nuova Sardegna

Trionfi e sconfitte di Cossiga dalla A alla Zeta

di Giacomo Mameli
Trionfi e sconfitte di Cossiga dalla A alla Zeta

Il saggio firmato dal giornalista Anthony Muroni Una figura amata e odiata tra potere e misteri

11 novembre 2020
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Riproponendo - a dieci anni dalla morte - la vita di Francesco Cossiga, il giornalista-scrittore Anthony Muroni racconta nei dettagli gli «interessi e le azioni di uno dei presidenti più controversi della storia della Repubblica». Per completezza dell’informazione usa quattro aggettivi: “Amato e odiato, temuto e rispettato”. Amato da chi lo amava, temuto e odiato perché intrigava, e non poco, con i servizi segreti di casa nostra e con quelli sulle varie sponde del Mediterraneo, della Manica e dell’Atlantico. Cossiga è stato l’uomo di Gladio e non solo, chissà quante cose non ha svelato sull’assassinio di Aldo Moro, con la strage di Piazza Fontana, uno dei misteri italiani più atroci e inquietanti. Con la chiarezza dei cronisti di prima fila, Muroni sta alle cose accertate e offre al lettore un “sussidiario di politica” in ventun capitoli in ordine alfabetico raccontando «fatti, dichiarazioni, successi e sconfitte di un personaggio affacciatosi sulla scena nell’immediato dopoguerra, vivendo da protagonista tante stagioni della politica italiana», dal Parlamento ai ministeri, dal Senato al Quirinale. Lo fa col nuovo libro “Cossiga”, sottotitolo “e l’alfabeto con la K”, prefazione di Paolo Savona, Santelli editore (pagina 168, euro 15.99, collana Cives diretta da Gianni Marilotti).

Già dai titoli si entra in una narrazione comunque accattivante, da spy story. Il quarto komma su Massimo D’Alema è incastrato tra Carlo Magno e gli euromissili. Muroni ricorda ai corti di memoria che «nel 1977 l’Unione Sovietica cominciò a dispiegare nei suoi territori occidentali un missile balistico di tipo nuovo chiamato SS20 che trasportava tre ordigni nuleari». Fu solo «il cancelliere tedesco Helmut Schimdt, un socialdemocratico succeduto a Willy Brandt nel 1974, a capire subito che gli SS20 avrebbero alterato gli equilibri della guerra fredda e ne fu convinto, a maggior ragione, quando si accorse della reazione degli americani».

C’è naturalmente Gladio «la struttura supersegreta che avrebbe dovuto constrastare un’eventuale presa del potere anti-democratica da parte del mondo comunista». E così riemerge il Sifar, «l’eventuale resistenza alle truppe d’invasione russe». Parole di Cossiga che parlava al Comitato di controllo parlamentare dei servizi segreti il 15 marzo 1991 negli uffici del Qurinale: «Spiegai che il centro di comando era stato individuato nella base di Poglina, a Capo Marrargiu, in territorio di Alghero. Questo perché, in tutti gli scenari, anche in quelli più foschi, prevedevamo di riuscire a mantenere il controllo della Sardegna. E sull’isola sarebbe stato dunque più facile allestire il comando generale per la Resistenza». Ancora Cossiga 007 Nick Carter: «Li sorpresi tutti quando tirai fuori un rapporto che arrivava dall’Ungheria». Perché? Risposta: «Le forze armate magiare erano state incaricate di sbarcare da Est in caso dell’invasione dell’Italia». Nel capitolo su D’Alema, Muroni cita un Cossiga che a Pasquale Cascella giornalista de l’Unità racconta: «A Edimburgo dissi che con la caduta del muro di Berlino era crollato anche il muro italiano che aveva tenuto fuori il Pci dall’area di governo». E poi la “giustifcazione” del sì al govermo D’Alema: «D’Alema è un avversario ma può diventare anche un collaboratore serio e leale. Ci siamo combattuti quando si combatteva in tutto il mondo, adesso basta. Io dico che il pericolo del comunismo non c’è più nemmeno in Russia. L’unico che continua ad agitarlo è Berlusconi».

Sì. Un Cossiga “nuovo” anche se non tanto. Muroni lo racconta da dentro, per le sue frequentazioni dirette, la prima volta all’hotel Sa Muvara di Aritzo, poi nella terrazza de L’Unione Sarda di Viale Regina Elena, il quotidiano che Muroni ha diretto tra il 2013 e il 2016. Ma soprattutto in diversi incontri romani, tra hotel e sedi istituzionali. Un rapporto facile col presidente? Muroni: «È stata un’esperienza condizionata dalla complessa personalità di un uomo colto, spirituale, irascibile e permeato da un ferreo atlantismo». Ancora: «Cossiga è stato uomo politico che non poteva lasciare indifferenti, nel bene e nel male. Ma al di là del giudizio complessivo sul suo operato, non è facile disconoscerne il notevole spessore umano, culturale e istituzionale». Arriviamo così al Cossiga picconatore che spesso diventava indisponente. Nella prefazione Paolo Savona, economista, banchiere, ex ministro, ricorda una lectio di Cossiga alla Columbia University sulle «origini della corruzione in Italia indicando con argomenti raffinati che la soluzione andava ricercata nella Grande Confessione». Ciò detto sentiva anche il «dovere di criticare istituzioni e politiche senza temere le reazioni anche più acerbe che lui stesso patì».

Cossiga nella scena internazionale e Cossiga sardo. Col rapporto del tutto personale e singolare con la città di Sassari dove mai era andato in visita ufficiale durante il settennato al Quirinale. Nelle ventun lettere dell’alfabeto manca la K, richiamata nel titolo, ma attraversa l’intera narrazione, quasi che il Kossiga delle scritte sui muri a fine anni ’70 vivesse ormai, latente e sovrapposto, appiccicato all’originale. E così frasi, circostanze, situazioni, incontri, scontri, inimicizie e riappacificazioni scorrono nell’album fotografico di un personaggio parecchio raccontato ma ancora forse non compiutamente scoperto, contestatore eterno (va letto e riletto il paragrafo sui magistrati) e contestato. Muroni porta il lettore in “un’impetuosa cavalcata che passa dalle due richieste di impeachment affrontate e respinte al rapporto con la religione, dall’high tech al caso Ustica, dalle vicende giovanili sassaresi dei Giovani Turchi alle umane debolezze di un personaggio in cui amore e dolore hanno convissuto». Da leggere. Per saperne di più.

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