La Nuova Sardegna

Scoperta a Castelsardo: “lu biaddu Giuseppu” è opera di Casabianca

di Donatella Sini
Scoperta a Castelsardo: “lu biaddu Giuseppu” è opera di Casabianca

In un saggio lo studioso Giuseppe Piras analizza l’epigrafe dipinta sul ritratto custodito a Santa Maria delle Grazie

14 dicembre 2020
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CASTELSARDO. Un saggio di Giuseppe Piras, vicepresidente del Centro Studi della Basilica di San Gavino di Torres, studioso di epigrafia medievale e gliptografia, getta nuova luce sul dipinto raffigurante il venerabile Giuseppe Monserrato, noto ai castellanesi come “lu biaddu Giuseppu”, conservato nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. Il lavoro di ricerca costituisce la naturale prosecuzione del volume “Tituli picti et tituli scariphati”, pubblicato nella collana “Architettura e arte”, Delfino editore, 2019. Partendo dall’individuazione e decifrazione delle firme in due importanti dipinti ottocenteschi conservati all’interno della basilica di San Gavino, è stata compiuta un’accurata indagine su alcune delle più importanti testimonianze pittoriche dedicate ai santi martiri turritani e sui luoghi legati alla loro devozione, fornendo nuove chiavi di lettura di siti, monumenti e fonti documentarie, in molti casi grazie all’apporto di epigrafi e graffiti inediti. Il saggio, inserito nel secondo numero della nuova rivista scientifica “Insula Noa”, parte dall’identificazione della lapide commemorativa del pittore algherese Antonio Maria Casabianca, autore di uno dei due dipinti analizzati nel volume, “La decollazione di san Gavino” del 1849. Il percorso del saggio si snoda attraverso l’analisi delle tappe dell’attività del pittore e conduce fino alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, nella città dei Doria. Qui è conservato un dipinto raffigurante il venerabile Giuseppe Monserrato, non datato e di autore anonimo, opera che, a parere dello studioso potrebbe essere messa in stretta correlazione con la produzione pittorica del Casabianca, viste le stringenti analogie stilistiche. «Pur non soffermandomi sulle sue caratteristiche artistiche, rimandando questo lavoro ai colleghi storici dell’arte – afferma Piras – ho posto la mia attenzione sull’epigrafe dipinta nella parte inferiore del ritratto». L’iscrizione è stata decriptata e da subito messa da in correlazione con un’epigrafe citata da Pasquale Tola nel 1838. Lo storico sassarese riferì infatti dell’esistenza di una scritta, su una porta laterale nei pressi della sepoltura del Padre Monserrato. Tuttavia, attualmente, né la scritta del Tola né la sepoltura del venerabile Monserrato sono individuabili. «Ritengo che in realtà, viste le evidenti analogie nei testi delle iscrizioni – prosegue il Piras – la scritta del Tola non sia altri che l’epigrafe del dipinto. Ho rinvenuto anche la fonte dalla quale l’epigrafe del dipinto è stata tratta: un testo del 1756 del Padre Ludovico Lipsin in cui egli descrive il francescano castellanese». I due testi sono pressoché identici. Per fornire il quadro completo delle attestazioni epigrafiche presenti nella Santa Maria delle Grazie lo studioso ha analizzato le iscrizioni in essa conservate, decifrando per la prima volta quella collocata sotto l’altare maggiore, relativa a Ioannes Ahuia Ruis.

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