La Nuova Sardegna

“La pista”, il brivido corre sulle nevi della Norvegia

“La pista”, il brivido corre sulle nevi della Norvegia

Ex atleta di fama mondiale e avvocato di grido Selma Falck ha perso tutto ma una nuova indagine le restituisce il gusto della sfida. E i giochi si riaprono 

10 gennaio 2021
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«Su base mondiale rappresenta una disciplina minore, sicuramente esistono almeno cento norvegesi che potrebbero far parte di qualsiasi altra nazionale. Tre milioni di noi sarebbero in gradi di gareggiare in tutte le nazionali del mondo a qualsiasi livello a esclusione delle sei, sette migliori in assoluto. (…) Per noi norvegesi lo sci di fondo riguarda il nostro Paese, Jan. L’essenza stessa dell’essere norvegesi. Di questo grande “noi”. (…) Allo stadio gli spettatori hanno sciarpe, striscioni e oggetti che fanno rumore. E vanno vestiti con la divisa della squadra. Lungo le piste di sci di fondo, che cosa vedi? Maglioni fatti a mano tipicamente norvegesi, pantaloni alla zuava e la bandiera norvegese, Jan. Bandiere su bandiere su bandiere che sventolano, accidenti!».

Per inaugurare, con “La pista” (Einaudi, 532 pagine, 20 euro), la sua nuova serie, Anne Holt ha deciso di puntare su un’ambientazione forte per i suoi compatrioti, e su una protagonista che meno positiva di così, al momento in cui comincia il romanzo, non potrebbe essere. Come suggerisce la citazione in apertura, siamo nel campo dello sci di fondo, inteso sia come attività agonistica sia, soprattutto, come Federazione che gestisce ogni aspetto relativo alle competizioni: atleti, gare, viaggi, sponsor. E soldi, molti. La protagonista si chiama Selma Falck, e fino a che il suo ricco cliente Jan Morrell non ha scoperto un ammanco in banca di 13 milioni di corone svedesi (più di un milione di euro), la sua è stata una vita all’apparenza baciata dal successo. Pallamanista arrivata alle Olimpiadi, ha in seguito fatto carriera come avvocato, ha formato una famiglia felice ed è spesso chiamata in tv come opinionista. Ma c’è sempre stato qualcosa, in lei, che l’ha rosa dall’interno. Una necessità di sfidare (il destino, gli avversari a poker), di scommettere), di rischiare, che da un certo momento in avanti non ha saputo più controllare. E che l’ha portata a impossessarsi di quella montagna di soldi di Morrell e poi, quando l’uomo se n’è accorto, a perdere il lavoro, la casa, l’affetto di marito e figli.

Ora che si è ridotta a vivere in una stamberga con la sola compagnia del gatto Darius, però, la fortuna – si fa per dire, come si vedrà subito – bussa alla porta. La figlia di Morrell, giovane campionessa di sci di fondo, è risultata positiva all’antidoping, e il facoltoso genitore, convinto che sia innocente, vuole vederci chiaro. Rintracciata Selma, la assume per indagare garantendole di cancellare il debito che ha nei suoi confronti e di evitarle la sospensione dall’albo professionale. Poche ore, e in un misterioso incidente perde la vita Haafon, punta di diamante della nazionale di sci di fondo che, si scopre, aveva anche lui nel sangue la sostanza proibita. Ma che, e questo per il personaggio principale conta più di ogni altra cosa, di Selma era il figlioccio. Diciamo meglio, per inquadrare il tipo, che questo per Selma dovrebbe contare più di ogni altra cosa, perché in verità la sua impossibilità fisiologica a lacrimare, conseguenza di uno scontro in partita, pare non essere solo fisiologica…

Il mestiere acquisito è ormai tale che Anne Holt sa come evitare di deludere anche in opere non trascinanti come “La pista”, a cui manca, in sostanza, giusto un po’ di mordente. Per gli appassionati suoi e del genere, comunque, la regina nordica della narrativa criminale resta una certezza.

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