La Nuova Sardegna

Savatteri: delitti, ironia e una profonda leggerezza

Savatteri: delitti, ironia e una profonda leggerezza

“Il lusso della giovinezza”: un omicidio svela le storture di una Sicilia inquieta Ritornano le avventure noir del detective per caso Saverio Lamanna 

24 gennaio 2021
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Parafrasando il titolo dell’ultimo capitolo, “Il lusso della giovinezza” (Sellerio, 256 pagine, 14 euro), potremmo parlare per Gaetano Savatteri e la sua serie con protagonista Saverio Lamanna di “lusso della leggerezza”. Un lusso che si possono permettere in pochi; pochissimi, poi, quanti alla leggerezza sanno ricorrere per affrontare argomenti che leggeri non sono. Savatteri è, giustappunto, uno dei pochissimi. Sotto il manto del continuo scambio di battute tra Lamanna, l’inseparabile Peppe Piccionello e l’amata architetta venuta dal Nord, Suleima, uno scambio caustico ed eccezionalmente divertente che costituisce l’ossatura dei vari romanzi e racconti, ecco affiorare temi come la paradossale ricostruzione in chiave artistica di un paese distrutto da un terremoto, o casi di “giustizia” in cui scientemente si condanna un singolo imputato per salvare gli altri, i veri colpevoli. O, come accade in questo più recente volume, per mettere a confronto vecchi e giovani, che mai come oggi appaiono distanti di una distanza incolmabile.

Da una parte c’è il gruppo di ragazzi, tra cui Suleima, che il facoltoso statunitense Steve Parker ha radunato per realizzare un innovativo progetto sulle Madonie; dall’altra gli anziani del luogo, arroccati sulle loro posizioni e poco disposti ad accettare ogni eventuale, futuro cambiamento, specie se ciò dovesse portare al rischio, come per il losco Nicolò Nicodemo, di perdere il controllo del proprio “feudo”. Quando l’americano sognatore e innamorato della Sicilia muore precipitando in un burrone, e di conseguenza la sua squadra di giovani professionisti e visionari comincia a sfaldarsi, Suleima chiede a Saverio di raggiungerla a Castelbuono, lì dove Parker aveva stabilito il quartier generale. Una volta arrivato, Lamanna, autore di gialli non troppo letti, detective per caso e «disoccupato di successo» dal giorno in cui il viceministro per il quale lavorava come ufficio stampa l’ha licenziato, si mette a fare qualche domanda in giro: nascono così i primi dubbi sul fatto che il «tragico incidente» costato la vita a Parker sia stato davvero un incidente. Moventi e sospettabili, del resto, non mancano. Né mancano ragioni d’angoscia per Saverio che, più che quarantenne ma non ancora cinquantenne, in quello scontro tra generazioni nettamente definite non riesce a trovare collocazione, e che deve fare i conti con una notizia, sulle prime molto sgradita, riguardante il padre.

Come in precedenti occasioni, la trama investigativa per Savatteri è poco più di un pretesto per affondare la lama nella nostra realtà e, attraverso la (apparente) leggerezza e la comicità dei dialoghi, metterne in luce le storture. Ritroviamo nel romanzo la scrittura che abbiamo imparato ad apprezzare nei passati episodi, con un Lamanna sempre «strutturalmente cinico» e sempre pronto a dispensare citazioni letterarie, ora esplicitate ora nascoste (Salinger, Vittorini, uno Sciascia di cui viene ripreso l’uso della tripla enumerazione senza virgole: «La jeep di Steve, un vecchio modello carico di ammaccature graffi fango, è ferma in via Vittorio Emanuele»; e non è forse la parola «cretino», che così spesso Piccionello rivolge all’amico, una chiara citazione sciasciana?). Non tutto funzionerà – il passo di Savatteri, ci pare, è quello del racconto lungo più che del romanzo, e in tal senso imperdibile è “Tutti i libri del mondo” –, ma la bontà complessiva dell’opera è certa.

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