La Nuova Sardegna

Bianca Atzei nel segno di “John Travolta”

di Mario Frongia
Bianca Atzei nel segno di “John Travolta”

La cantante milanese di origini sarde parla del suo nuovo singolo inciso con i Legno: un mix tra indie e sonorità pop

06 febbraio 2021
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Un filo musicale che unisce sonorità indie e pop. Una canzone, ma non soltant. Bianca Atzei firma una sorta di piccolo grande viaggio. Tra sentimenti, emozioni, il desiderio di sfidare sé stessa e gli altri. “John Travolta”, in uscita oggi, è un singolo speciale e innovativo della cantautrice milanese di origini sarde. Bianca registra il brano con il duo Legno, milioni di follower su Spotify. «Sono venuti a trovarmi con in testa una scatola bianca e me ne hanno data una rosa. Li seguivo da tempo, è stato un bel mix».

Dopo l’album “Bianco e nero”, la collaborazione per “Intro” con J-Ax, con Ultimo per il brano “Risparmio un sogno”, assieme a Michael Franti e Chili Giaguaro in “Da domani”, ecco ora il singolo per l'etichetta Apollo Records. Un progetto tra generi, contaminazioni e rinnovamento. Sì, Bianca la sperimentatrice. Una inedita dimensione musicale, maturata nell’ultimo biennio. «Il testo di “John Travolta” fa riferimento al cinema e allo spettacolo. Racconta di un rapporto al capolinea. Lui è ancorato al ricordo di una lei pronta a una nuova vita».

Bianca parla e sorride. Il tatuaggio “Sesi sa vida mea” tra polso e mignolo della mano sinistra, un cuoricino rosso al fianco. Dietro una delle voci forti del panorama italiano, si cela un'identità nascosta. «La musica, quel che sentiamo e vediamo è sempre in evoluzione. Avevo bisogno di fare cose diverse: sono così emozionata per il mio nuovo disco che mi sembra di festeggiare il mio compleanno».

Cosa c’è dietro?

«Tanto lavoro. E il silenzio che aiuta e ti fa capire che devi prendere altre direzioni. Sentivo che doveva cambiare qualcosa. Chiusa in casa, nel lockdown, mi sono incuriosita al genere indie. Ho ascoltato tanti giovani che scrivono bene. Con i Legno è andata al top».

Perché “John Travolta”?

«Con mia mamma guardavamo “Grease” e “Dirty Dancing”, so le battute a memoria. Vedevamo i film di Elvis Presley, in macchina si sentivano lui e i Bee Gees».

Partiamo dal via. La Sardegna cosa le ha dato?

«I miei genitori, Renato e Gemma, sono di Siamanna e Siris, paesini dell’Oristanese. Ho dentro suoni, colori, abitudini di un popolo tenace e orgoglioso».

Una bussola e un riferimento. Cos’altro?

«Il desiderio di tornare appena posso, di catturare il sole e il mare. Due estati fa ho fatto un giro bellissimo con il mio compagno Stefano Corti: è rimasto stregato da Alghero. Siamo stati a Villasimius, in Ogliastra, a Sassari. Con delle strepitose mangiate: vado matta per malloreddus, culurgiones e pani frattau».

Riannodiamo il filo. Qual è stata la culla artistica?

«Mi sento sardissima, ma sono nata e vivo a Milano, città meravigliosa in cui sto da Dio. A sette anni ho fatto scuola di canto. Dalle mie insegnanti ho appreso tanto, anche la lirica. Ho tante sensazioni legate a quel periodo. Patrizia Conte mi ha avvicinato al jazz, a voci come quelle di Etta James, Mariah Carey, Whitney Houston».

Se sente Mina, cosa prova?

«Mina è Mina. Immensa, ispirazione per tutti e per tutto. Mi piacerebbe scrivere un brano per lei. So che è un sogno come cantare un brano di Zucchero».

Cosa ruberebbe a De Gregori, De André e Ligabue?

«Anni fa all’Expo ho avuto la fortuna di aprire il concerto di De Gregori. Mi sentivo come una formichina. Di Fabrizio De André alle medie studiavo le canzoni. Li sento molto vicini, Ligabue è dei miei anni».

Bianca cosa dice di Sanremo?

«Sono felice che si svolga in sicurezza. Io non avevo una canzone pronta. Adesso ce l’ho e fa parte di un progetto importante. Ho sempre seguito l’istinto e non le mode. Le cose cambiano, noi pure».

Quale sarà la sorpresa del Festival?

«Che canti Mina! Ma è un altro sogno».

Con chi le piacerebbe duettare?

«Se sogniamo, facciamolo in grande: Sting»



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