La Nuova Sardegna

Se il rischio è arrivare troppo tardi sulla palla

Se il rischio è arrivare troppo tardi sulla palla

Da Gerald Marzorati un omaggio allo sport del tennis. Ma anche all’età che avanza e a chi non perde la voglia di imparare e di migliorarsi

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Quando ti avvicini al tennis alla soglia della pensione e ti accorgi che non hai più le energie né, tantomeno, lo scatto di un tempo, capisci che devi lavorare sulla tecnica e soprattutto sull’approccio mentale perché il rischio è quello di arrivare sempre tardi sulla palla. “Late to the ball” (tradotto letteralmente nella versione italiana in “Tardi sulla palla”) è il libro, pubblicato da add Editore (250 pagine, 16 euro) nel quale Gerald Marzorati, caporedattore ed editor del New York Times , comincia a esplorare nuovi orizzonti e scopre che quello che più lo affascina e lo coinvolge è uno sport che non aveva mai praticato, racchiuso in un rettangolo diviso da una rete e dove la persona che c’è dall’altra parte, amico o sconosciuto che sia, è venuta lì esclusivamente per batterti.

Le domande che Marzorati si pone sono sostanzialmente due: Quando non si è più “ragazzini”, si può ancora giocare a tennis con l'entusiasmo di un adolescente? E perché è così bello farlo? Sul fatto che invece, secondo l’autore, valga comunque la pena di dedicarsi anima e corpo al tennis, invece, non ci sono dubbi e lo si vede. Il libro contiene parecchie riflessioni personali e somiglia molto a un viaggio zen all’interno di quella che resta la disciplina sportiva più praticata al mondo, almeno a livello amatoriale. Sfrondato dell’inevitabile approccio in stile “upper class” newyorchese (perché non tutti possono permettersi come personal coach un ex professionista, allenarsi in una vecchia sede di Grand Slam come Forrest Hills e bere il drink dopopartita su una terrazza a Manhattan) “Tardi sulla palla” è il viaggio che tutti i tennisti amatoriali fanno nel corso della loro carriera: allenamenti, pensieri, piccole e grandi rivalità, lunghe discussioni sui grandi campioni davanti a una birra o una pizza. Condite, o forse sarebbe meglio dire pervase, dalla ricerca del colpo perfetto. Quasi un’ossessione che porta Gerald Marzorati, a nome di tutti i tennisti amatoriali del mondo, a vivere con terrore l’attesa dell’inevitabile momento nel quale ci si accorge che non si può più migliorare e che presto o tardi il declino, anche fisico, metterà in discussione tutto quanto si è imparato fino a quel momento.

Un racconto dove i protagonisti sono quasi tutti “senior”, alcuni con un passato agonistico importante, altri meno; e proprio questi ultimi illuminano le pagine con il loro ossessivo impegno che li porta a provare mille volte l’esecuzione di un dritto o un servizio. E nel caso di Marzorati, iscriversi a durissimi camp di perfezionamento in giro per gli Usa al cospetto di “guru” che lo sottopongono a intense sedute in campo e al video, alla ricerca di quelle piccole modifiche della postura grazie alle quali si possono eliminare i difetti. Dalle scrivanie dei giornali ai campi da tennis il salto è lungo anche a livello mentale e l’autore, nel suo girovagare affronta anche il delicato momento della transizione dalla vita lavorativa a quella del “retirement”, come gli americani chiamano la pensione. Con una compagna capace di stargli accanto in questa nuova passione e i figli ormai lontani, Geraldcompie così la mutazione. Continuerà a scrivere per divertimento ma è già, come si legge nel libro, «il tipo di persona e di tennista con cui saresti felice di condividere una partita e, dopo, una birra»

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