La Nuova Sardegna

«Sono i genitori le prime vittime degli influencer»

Gabriella Grimaldi
«Sono i genitori le prime vittime degli influencer»

Parla lo scrittore nuorese Marcello Fois, da sempre attento alle dinamiche sociali, e che sui rapporti familiari e sui passaggi generazionali ha fondato l’ossatura della sua opera letteraria

11 aprile 2021
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Ragazzi e ragazze di 15 anni, di 14, ma anche di 11 e 10 che per tutto il giorno, meglio per buona parte della notte, stanno incollati allo smartphone. Che se gli chiedi qualcosa per la decima volta con l’urlo dell’esasperazione distolgono per un attimo lo sguardo dallo schermo per posarlo in un punto indefinito dell’orizzonte come se fossero atterrati in quel momento da un altro pianeta. Piccoli esseri umani, i nostri figli, che vivono in un mondo irraggiungibile, misterioso, inquietante, che parlano un’altra lingua, che si chiudono, che non vogliono comunicare. Appaiono dipendenti da una droga sconosciuta. Ma cosa ci sarà in questo mondo virtuale di così tanto accattivante da impedirci ogni contatto con gli adolescenti? Da tenerli sempre impegnati in qualcos’altro che non sia camminare accanto a noi? C’è l’influencer. Una figura tanto sconquassante nel rapporto intergenerazionale da dedicarle un film, uscito nei giorni di Pasqua su Sky dal titolo, appunto “Genitori VS Influencer”. Una commedia che ha da subito fatto discutere. Interpretata da Fabio Volo, racconta la “guerra” tra un padre vedovo (professore di filosofia) e la figlia quindicenne che sogna di diventare un’influencer, una di quelle da milioni di follower, con parecchi soldi nel conto e tante, o poche, cose da dire che però tutti stanno a sentire. Sono i nuovi idoli dei ragazzini, attivi sulle piattaforme social come instagram o tik-tok, che nei loro video parlano di se stessi, commentano videogiochi, mostrano come ci si trucca, fanno viaggi, cucinano, ballano, fanno ginnastica o semplicemente dicono le loro opinioni. Il numero di persone che li segue, e sono sempre cifre impressionanti, si traduce in guadagni sotto forma di prodotti sponsorizzati. Suscitano l’invidia e l’ammirazione dei tanti adolescenti che li seguono e che vorrebbero essere al loro posto. Sogni contestati dal padre protagonista del film che disprezza questi vip dei social definendoli «il prodotto di un’epoca che sta andando alla deriva, fuffa mista a niente».

«E che cosa c’è di nuovo? Anche noi quando eravamo ragazzi, io sono del 1960, avevamo i nostri influencer. Potevano essere calciatori, musicisti, chissà che altro, non importa. Anche noi quando tornavamo a casa da scuola, rispondevamo allo stesso modo alle domande dei nostri genitori, reticenti come neppure un delinquente matricolato. Anche noi eravamo, per così dire, ombelicali, concentrati totalmente su noi stessi. Il problema è un altro». A parlare è lo scrittore nuorese Marcello Fois, da sempre attento alle dinamiche sociali, e che sui rapporti familiari e sui passaggi generazionali ha fondato l’ossatura della sua opera letteraria. La saga dei Chironi raccontata nei romanzi “La stirpe”, “Nel tempo di mezzo” e “Luce perfetta” ne è un esempio. Ambientata a cavallo tra Ottocento e Novecento in una Nuoro aspra e per certi versi arcaica, ritrae il destino «di tutte le famiglie, impastato di amore e invidia, di dolore e felicità». Sembrerebbero storie antiche, di un’altra epoca, irripetibili.

E invece Fois la pensa diversamente: «È così, l’umanità con i suoi intrecci familiari, le sue contraddizioni, i percorsi che partono da una dimensione intima e sfociano in accadimenti collettivi, di massa, non cambia mai. Il problema, dicevo, è un altro. È che prima noi adolescenti facevamo gli adolescenti e i nostri genitori facevano i genitori. E gli insegnanti facevano gli insegnanti. Tutti avevano un ruolo, soprattutto le figure di adulto che ho citato erano riconosciute, godevano di una certa autorevolezza, da parte dei giovani e anche reciprocamente. Ecco, se devo sottolineare una differenza del momento storico che stiamo vivendo, è che oggi il più influenzato dall’influencer è proprio il genitore. Ad avere una dipendenza sono il padre e la madre dai propri figli, che proteggono in modo insensato rendendoli fragili e indifesi». Niente peli sulla lingua Marcello Fois che tira in ballo anche i politici, definitivamente travolti dalla loro mediocrità e per niente credibili. «In una situazione come questa il primo cretino che parla ha ragione. Chiara Ferragni (influencer per eccellenza ndr), che cretina non lo è per niente, fa bene a esercitare il potere che le viene accreditato. Perché la società oggi è messa così e in questo non c’è niente di diverso. Non è una novità questa deriva, l’umanità ha percorso da sempre le stesse dinamiche e noi non abitiamo in tempi speciali, ce ne dobbiamo fare una ragione. Chi non la pensa così è perché non ha letto abbastanza, non conosce la storia. Non conoscere la storia e non aver letto libri ti rende molto più vulnerabili».

E a questo proposito lo scrittore di Nuoro residente da tanti anni a Bologna, cita un episodio che chiama “La differenza Montalcini”. «Un po’ di anni fa ebbi l’occasione e il privilegio di assistere a un incontro tra il premio Nobel Rita Levi Montalcini e un gruppo di studenti. Alla fine lei disse ai ragazzi “Voi siete una generazione molto informata ma poco formata”. Applausi generali anche da parte dei genitori presenti e allora lei, rivolgendosi a loro aggiunse “E voi siete la prima sfortunata generazione che si fa comandare dai propri figli”. Fu molto dura ma diceva la verità». E a proposito del ruolo delle famiglie e dei docenti c’è da registrare una scena del film di Michela Andreozzi che in forma di commedia affronta temi molto attuali. Il professor Paolo (Fabio Volo) in una scena viene costretto dal preside della scuola privata dove insegna a chiedere scusa alla mamma e allo studente al quale ha distrutto il cellulare perché portato all’esasperazione dopo l’ennesimo richiamo a tenerlo spento durante la lezione. «Le persone che un domani potranno essere protagoniste di un vero cambiamento non sono quelle a cui i genitori hanno comprato il cellulare a 10 anni perché si vergognavano che i loro figli non ce l’avessero, i protagonisti del futuro magari non sanno chi sono gli influencer ma sono stati stimolati a conoscere la storia, a leggere libri. Più sei povero di strumenti, più hai un bagaglio culturale leggero, più sei in preda all’ultimo degli influencer. A chi mi chiedesse a cosa serve sapere la storia risponderei di domandarsi che cosa significa e ha significato non conoscerla». Un discorso che potrebbe essere considerato snob ma Marcello Fois ci tiene a precisare che «sul web ci sono tante informazioni, che non sono buone o cattive in sé e neppure vere o false, dipende dalla testa nella quale entrano. Ecco perché è fondamentale che i nostri ragazzi siano armati di pensiero critico. Faccio un esempio: se un giovane leggesse su internet le affermazioni dei no-vax potrebbe pensare che abbiano un senso, ma se sa un minimo di storia della medicina e delle malattie capisce che i no-vax oggi possono parlare perché non sono morti di poliomielite o di altri mali debellati grazie ai vaccini». Ecco. E lo scrittore conclude: «Anche sul mondo dei social non mancano le demonizzazioni. In fondo la contrapposizione degli adolescenti con i genitori, anche nella forma di un rapporto stretto con questi nuovi idoli, mi fa stare tranquillo, mi sembra un processo naturale di distacco dai genitori. Noi adulti, invece, per il bene dei nostri ragazzi, dobbiamo fare un salto di qualità e riappropriarci della nostra autorevolezza, salvandoci e salvandoli dalla dittatura dei like».

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