La Nuova Sardegna

Halley al Nivola ricopre di colori l’antico lavatoio

di Paolo Curreli
Halley al Nivola ricopre di colori l’antico lavatoio

Da ieri e fino al 22 agosto un’istallazione dell’artista americano: un rito dionisiaco di luce

13 maggio 2021
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Vernice online ieri dal Museo Nivola di Orani per “Antesteria” prima mostra in Sardegna di Peter Halley (New York 1953). Una delle figure centrali dell’arte contemporanea negli Usa e della straordinaria scena newyorchese dagli anni Ottanta. Noto per sui dipinti geometrici “Day-Glo” e per le esplorazioni che il digitale ha permesso alle arti visive. Un artista in grado di ripercorrere i sentieri dell’arte concettuale attraverso un dialogo con la pittura, i segni della modernità e le icone della classicità.

A Orani, fino al 22 agosto, Peter Halley espone una sua istallazione o meglio – da quello che si è potuto intuire dalla presentazione online –, una straordinaria decorazione del Lavatoio del museo, struttura ottocentesca che l’artista americano ha ricoperto con una pelle colorata di stampe digitali su vinile.

«La forma architettonica della struttura – ha spiegato Halley – mi ha ricordato le chiese italiane, le navate con gli archi, il tetto a capanna e quindi le straordinarie stratificazioni artistiche che le cappelle storiche italiane presentano. Il progresso continuo della stampa digitale mi ha permesso di realizzare questo lavoro». Le decorazioni con la celebri esplosioni di colori, i circuiti elettronici, le gabbie dell’artista americano ricoprono il Lavatoio seguendo: «le tracce vive dell’architettura, anche i difetti del muratore poco attento – dice Antonella Camarda, direttrice del museo e curatrice con Giuliana Altea della mostra –. Linee, esplosioni, colori che corrono lungo le linee degli archi e ricoprono perfino le vetrate regalando un atmosfera luminosa del tutto particolare. Un luogo da vivere, accogliente che potrà ospitare eventi, danza e teatro. È un progetto veramente cucito addosso al museo che ci regala una gioia per gli occhi, superando la dicotomia tra concettuale e visivo che ha attraversato l’arte di oggi».

Peter Halley è noto per l’utilizzo di materiali plastici che danno una concretezza colorata del tutto particolare alle sue opere, un incontro (nel luogo deputato ai dialoghi tra gli artisti di oggi e il lascito di Nivola) che incuriosisce per la sua forma ma che appare anche ricco di significati. «Un lavoro che esprime vitalità già dal titolo, gli anthesteria erano le feste primaverili ateniesi dedicate a Dioniso – spiega la curatrice Altea, presidente della fondazione Nivola –. Il lavoro di Halley ricopre gli spazi seguendo la struttura e questo ricorda le pale d’altare, gli affreschi delle chiese, decora le superfici citando due grandi della pittura come Matisse e Warhol e si conclude con un grande wallpaper, un’esplosione argentata, posizionata sulla parete di fondo come il Giudizio universale di Michelangelo. La decorazione perde la connotazione denigratoria che gli attribuiva il modernismo ma rafforza il significato della pittura e ci regala una sorpresa che ogni volta si rinnova». «Spero che con tutte le difficoltà di realizzazione l’esplosione di argento non si trasformi invece nell’Ultima cena di Leonardo – ha commentato ridendo Peter Halley – opera che appena realizzata ha iniziato a deteriorarsi».

Festa, gioia, colore, bellezza e decorazione sono i termini “dionisici” che ieri sono stato usati per la presentazione di quella che appare come una delle istallazioni artistiche più interessanti mai fatte nell’isola. Un dialogo tra mondi lontani geograficamente e i diversi linguaggi visivi dell’uomo: «quell’intreccio che è sempre stata la missione dell’arte che non può rinunciare ai rapporti umani» ha aggiunto Giuliana Altea riferendosi all’introspezione e all’isolamento forzati che la pandemia ha creato.

«L’Italia e la sua storia mi affascinano da sempre. La Sardegna con la sua stratificazione di civiltà: fenici, punici, romani, è perfetta per un pensiero romantico, un’idea mediterranea tra natura e storia. Come mi ha stimolato lo spazio bianco e regolare delle geometrie del Lavatoio – ha raccontato ieri Peter Halley –. Ho fatto una grande ricerca visiva sul luogo e sull’isola, è stato davvero stimolante e per questo ho riutilizzato diverse opere legate al mio lavoro passato. Tutto questo qui a New York, bloccato dalla pandemia, ma ho anche riscoperto un grande artista come Costantino Nivola. Era un segno del destino ritrovare la sua arte perché a 19 anni ho studiato nel college dell’università di Yale, edifici pensati dall’architetto Eero Saarinen che aveva voluto numerose statue di Nivola per il suo progetto».

Come spesso accade l’arte segna i tempi che viviamo e anticipa i flussi e i desideri dell’umanità. Il tempo sospeso della Sardegna in attesa della zona gialla, che sancirà il ritorno alla vita e alla cultura, viene quasi sacralizzato da questa cappella colorata da Peter Halley, un rito primaverile, un appello a Dioniso per un germogliare nuovo.

«Tutti noi aspettiamo presto i visitatori per la mostra – ha detto ieri Antonella Camarda –. Abbiamo in progetto una grande festa per luglio che sancisca la fine di questo periodo. Non si può fare a meno delle esperienze dirette».

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