La Nuova Sardegna

ARTE, IRONIA E PROVOCAZIONE 

La scultura invisibile di Garau arriva sul tavolo del Late Show

La scultura invisibile di Garau arriva sul tavolo del Late Show

Il 2021 è stato un anno particolare anche per le arti visive. Si sono perfezionate le visite virtuali a mostre e musei, Maurizio Cattelan ritorna con una grande esposizione a Milano, l’opera di...

21 luglio 2021
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Il 2021 è stato un anno particolare anche per le arti visive. Si sono perfezionate le visite virtuali a mostre e musei, Maurizio Cattelan ritorna con una grande esposizione a Milano, l’opera di Banksy, star della street art, è stata ospitata a Roma al Chiostro del Bramante. In Spagna, col solito colpo di teatro, è stato ritrovato un “quasi sicuro” Caravaggio, come è stata rivelata un’impronta digitale di Michelangelo su una piccola statua in cera (e quindi sul suo unico bozzetto scolpito). Ma davanti a tutto questo, l’opera dell’anno che, fin’ora, ha suscitato più interesse, polemiche, ironia o meditate analisi filosofiche sull’oggi è “Io sono”, scultura invisibile di Salvatore Garau. Non c’è stato un angolo del mondo dove non sia comparsa la notizia della vendita all’asta per 15 mila euro dell’opera immateriale realizzata, o quantomeno pensata, davanti al mare di Santa Giusta nello studio dell’artista sardo.

Conferma della notorietà raggiunta dalla performance di Garau è lo spazio dedicato dal “The Late Show”, storica trasmissione in diretta dall’Ed Sullivan Theater di New York, e condotta, dopo l’abbandono di David Letterman, da Stephen Colbert che con la sua classica ironia ha presentato la scultura (solo un piedistallo vuoto ovviamente) al suo pubblico: «se qualcuno si stesse chiedendo che fine ha fatto l’opera – ha detto Colbert inchinandosi a prendere un oggetto invisibile e appoggiandolo sulla sua scrivania –. Eccola qui, in anteprima per il “Late Show”». Applausi e risate. Ironia che, come altre volte non ha scosso Salvatore Garau, che la sua notorietà internazionale l’ha raccolta molto prima della scultura invisibile. La sua pittura è stata esposta in tutto il mondo, nelle grandi collezioni private e in quelle pubbliche. Ha raccolto interesse anche come filmaker, il suo documentario “La tela”, realizzato con i detenuti di Massama, ha suscitato l’attenzione di diversi festival nel mondo.

«Si, ho venduto un niente colmo del tutto – ha commentato Garau –. Lo dimostra la vitalità che la mia opera ha generato. Eppure non sono stato così originale. C’è già troppo di niente che viene venduto, spacciato per qualcosa e nessuno ci fa caso». Insomma la provocazione, molto ironica ma altrettanto poetica dell’artista di Santa Giusta continua a girare per il mondo e, tra un sorriso e una sopracciglio di disapprovazione, ci pone sempre le classiche domande: Cos’è l’immaginazione? Cosa è vero e cosa è finto? L’immateriale e meno importante del materiale? Forse lo scopo di Garau è stato raggiunto in pieno.

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