La Nuova Sardegna

Beppe Severgnini: «Mai come oggi è fondamentale la cura delle parole»

Alessandro Pirina
Beppe Severgnini: «Mai come oggi è fondamentale la cura delle parole»

Il giornalista in Sardegna con il suo nuovo spettacolo

21 luglio 2021
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Le parole hanno il loro peso, e ancora di più in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Un’epoca in cui ne basta una sbagliata o fuori posto per gettare nel panico un Paese. Beppe Severgnini, giornalista e scrittore, con le parole ci lavora, ci ha a che fare da sempre. E proprio alla loro importanza ha voluto dedicare il suo nuovo spettacolo che questa settimana farà tappa in Sardegna all’interno del festival “Liberevento”. Domani Severgnini porterà “La cura delle parole” alla Tonnara di Portoscuso, venerdì alla cantina Aru di Iglesias. Con lui sul palco l’attrice Marta Rizi e la musicista Elisabetta Spada.

Severgnini, anche quest’anno in Sardegna con uno spettacolo.

«A me è sempre piaciuto unire la musica al teatro, lo spettacolo al giornalismo e alla letteratura. Quattro generi che si sposano molto bene: sono gli ingredienti della mia torta personale. E soprattutto non mi diverto più a fare le classiche presentazioni di libri. E sicuramente non si diverte più neanche il pubblico. Così già dal 2014 ho portato in 50 città italiane - tra cui Iglesias e Nuoro - “La vita è un viaggio”. E con me c’erano sempre Marta Rizi ed Elisabetta Spada. L’anno scorso sono stato in Sardegna con “Una stranissima primavera” insieme al pianista Carlo Fava. Ora torno con la mia formazione originale».

Che tipo di spettacolo sarà “La cura delle parole”?

«Ho provato a scrivere un testo che mescola attualità con parti di recitato, dialoghi tra Betta e Marta. E poi ci sono io che faccio da narratore».

Partiamo dal titolo, cosa si intende per la cura delle parole?

«Parliamo di questo ultimo anno e mezzo. Lo dico da giornalista e scrittore. Ci sono state parole consolanti, illuminanti. Le parole degli amici come anche le parole delle serie tv. Parole che sono sempre state importanti ma in questo momento ancora di più. Ma allo stesso tempo ci sono state parole inutili, fastidiose, che hanno creato solo confusione. Ecco, lo spettacolo è un ragionamento sull’uso delle parole».

Pensando a questa epoca viene in mente “andrà tutto bene”.

«Quella è una frase che all’inizio ci ha confortati, era l’espressione di una nazione non rassegnata. Ma poi è stata usata a sproposito ed è rimasta solo la buccia. Come nell’acino d’uva dopo che lo spremi».

Ci sono state poi le tante parole dei virologi.

«Qualche mese fa ho partecipato al congresso nazionale di pneumologia. Ho fatto un intervento in cui ho elencato i 7 motivi per cui un medico va in televisione. Ebbene, alcuni sono validi, su altri invece c’è da ragionare. Io capisco che la scienza si nutra di dissenso, che la critica sia alla base della scienza, ma la si deve fare nei laboratori, nei convegni. Non in prima serata tv, perché altrimenti si crea solo confusione».

In questo anno e mezzo sono poi emerse parole come lockdown e smartworking.

«Smartworking in inglese non esiste. Si dice o working from home o remote working. E lo stesso discorso vale per lockdwon. Perché questo uso dell’inglese? Non è un caso e nello spettacolo ragiono anche su questo. Insomma, se uno vuole sapere se la Sardegna diventerà zona gialla non venga a vedermi. Non è il mio mestiere e io rispetto molto la competenza scientifica. Molti scienziati invece non rispettano la nostra competenza nell’uso delle parole».

Tra i virologi quali sono quelli che sanno usare meglio le parole?

«Burioni è molto chiaro e didattico. Io lo conosco abbastanza bene e gli diedi anche un consiglio: non andare troppo in tv. Non so se abbia ascoltato me, ma comunque da quando ha ridotto le sue presenze andando solo da Fazio ci ha guadagnato. Molto bravi anche Mantovani e Remuzzi. Di questi mi fido».

Chi invece è meno bravo con le parole?

«Uno scientificamente bravo che però si fa prendere dai suoi umori è il professor Galli. Anche lui è andato un po’ troppo in tv. Ricordo che un giorno disse: “dai vaccini ci potrebbe essere qualche effetto collaterale”. Giusto, ma ha sbagliato dal punto di vista della comunicazione, perché avrebbe dovuto aggiungere: “come anche dalla tachipirina”. Invece, uno che forse è un po’ sopra le righe è Bassetti: ho visto in lui una difficile gestione della popolarità».

Da 48 anni in Sardegna è di casa. Quali altri appuntamenti l’attendono dopo Portoscuso e Iglesias?

«Il 25 sarò a San Sperate per il festival dedicato a Pinuccio Sciola. La sera poi mi sposterò a Ulassai: sono orgogliosissimo di andarci, anche se come ho detto a Giacomo Mameli lui i titolari li porta a Perdasdefogu e a me a Ulassai. Scherzo, ovviamente. Infine, il 30 luglio sarò a Codrongianos per il festival di giornalismo “Liquida”».



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