La Nuova Sardegna

ARTE AD AGGIUS 

Il ghirigoro ha il suo museo

Il ghirigoro ha il suo museo

Nell’universo delle piccole cose anche l’arte del ghirigoro ha una sua dignità. Scarabocchi d’artista, ma anche di semplici visitatori di passaggio, sono esposti con cura ad Aggius in un minuscolo...

28 luglio 2021
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Nell’universo delle piccole cose anche l’arte del ghirigoro ha una sua dignità. Scarabocchi d’artista, ma anche di semplici visitatori di passaggio, sono esposti con cura ad Aggius in un minuscolo museo che certamente concorre al primato dell’originalità. L’ideatore e curatore è Mario Saragato, fotografo di Aggius, allievo di Salvatore Ligios e vulcano di idee e progetti artistici.

Da Tellas a Narcisa Monni, da Laura Saddi a Crisa, da Giulia Seri a Sara Pilloni, il Museo del ghirigoro raccoglie i pensieri istantanei di tanti artisti, ma anche quelli di visitatori tradotti su carta e poi depositati in una scatola. Tutti vengono esaminati e selezionati con cura, quindi esposti o pubblicati nelle pagine social del museo. Non ci sono capolavori assoluti, piuttosto la traduzione materiale del proprio pensiero in “ghirigoro”. Insomma, la normalità delle piccole cose elevata al rango di opera d’arte. Non a caso, il museo si trova all’interno dello stesso edificio che ospita un’altra creazione di Mario Saragato: il Museo dell’amore perduto, inaugurato due anni fa. Ancora una raccolta di pensieri, ancora frammenti della propria vita esposti alla vista di tutti, come tracce di un percorso che chiunque può condividere.

«Il ghirigoro può essere un insieme di segni casuali, oppure un unico spontaneo tratto lunghissimo, di solito eseguito quando si hanno tra le mani una matita, una penna o un qualsiasi oggetto in grado di lasciare un segno mentre la nostra mente è intenta a pensare ad altro – è l’interpretazione autentica di Mario Saragato –. Dal ghirigoro possono nascere forme astratte o forme geometriche, intrecci di linee disordinate o schemi di tratti composti, personaggi immaginari o ritratti fedeli, paesaggi reali o mondi immaginari. Così il ghirigoro può diventare un disegno, un quadro, un’opera d’arte».

Da qui l’esigenza di trovare un luogo dove il ghirigoro possa conquistare l’attenzione che merita. La risposta è il piccolo museo di Aggius, nel cuore della Gallura, realizzato all’interno di un laboratorio tessile in terra battuta che da qualche anno già ospita il Museo dell’amore perduto, sempre opera della fantasia creativa di Saragato.

«Il museo – spiega ancora il fotografo di Aggius – si presenta al pubblico come una piccola esposizione di disegni realizzati dai ghirigoristi che, in questa prima fase, sono stati invitati a dare il loro contributo artistico. L’obiettivo vero però è proprio è quello di creare un’unica, grande raccolta che possa diventare un omaggio all’arte dello scarabocchio. Intanto, già da questa estate, il Museo del ghirigoro sarà pronto ad accogliere chiunque, sia anche solo incuriosito dal vedere cosa si possa nascondere di sorprendente al suo interno, ma soprattutto sarà pronto a ospitare chiunque voglia dare libero sfogo alla creatività disegnando il proprio ghirigoro».

Alla realizzazione del museo hanno collaborato (e collaborano ancora) Isabella Muzzu di Tempio e Cenzo Cocca, artista di Olmedo. Inaugurato lo scorso 4 luglio, è già stato visitato da moltissime persone attratte dalla bellezza di Aggius, paese di profonde tradizioni (la tessitura soprattutto) ma anche di grande valore artistico con una serie di piccoli musei che ruotano intorno al Meoc, diretto da Maria Teresa Mura, che raccoglie una delle più importanti collezioni etnografiche della Sardegna e che è il volano di un movimento che ha visto soggiornare e lavorare nel paese artisti come Maria Lai e Giovanni Campus. Giustamente il Museo del ghirigoro si trova nel centro storico del paese, in un antico laboratorio tessile dove all’interno campeggia un vecchio telaio di legno. Davanti all’ingresso, in alto, in una parete di granito, campeggia un’opera di Maria Lai. Bellissima. In fondo, anche quella era un ghirigoro.



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