La Nuova Sardegna

Emmet Cohen 

Una cavalcata nella storia del jazz

Una cavalcata nella storia del jazz

Una volta riscaldati i motori European Jazz Expo inserisce il turbo e chi la ferma più la musica? Ne sanno qualcosa gli spettatori che venerdì sera hanno assistito al concerto di Emmet Cohen Trio....

17 ottobre 2021
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Una volta riscaldati i motori European Jazz Expo inserisce il turbo e chi la ferma più la musica? Ne sanno qualcosa gli spettatori che venerdì sera hanno assistito al concerto di Emmet Cohen Trio. Una raffica di note per raccontare alla velocità della luce e in modo divertente un secolo di jazz. Sul palco dell’auditorium del Conservatorio di Cagliari accanto a Cohen, giovane pianista newyorchese di Harlem (ci ha tenuto a specificare lui) sono saliti il contrabbassista di origini nipponiche Yasushi Nakamura e Kyle Poole alla batteria, altrettanto giovani ma già affermati musicisti della scena jazzistica statunitense.

L’approccio è stato senza mezzi termini: il ritmo e la tecnica di alto livello al servizio di un racconto a grandi balzi temporali nella storia della musica afroamericana. A partire da uno scatenato “Dardanella”, fox trot risalente al 1919 che il gruppo ha reinterpretato in chiave contemporanea. Momenti che Emmet Cohen ha sottolineato facendo scorrere le mani sulla tastiera alla velocità della luce seguito sempre dai suoi compagni che non hanno mollato la presa neppure per un secondo. Ritmi forsennati che però nulla hanno tolto alla qualità eccellente delle esecuzioni facendo divertire il folto pubblico presente al Conservatorio. Così i tre musicisti hanno compiuto un viaggio che dal ragtime è passato per le note festose di Duke Ellington fino ad approdare al raffinato hard-bop (primi anni Sessanta) con la rivisitazione della bellissima “Mosaic” di Art Blakey and The Jazz Messengers.

Ma il funambolo Èmmet ha anche voluto esprimere la sua passione per l’Italia con il brano “Nun e peccat” di Peppino Di Capri, artista che ha raccontato di aver conosciuto proprio a Capri. «Alla fine del concerto mi ha detto che gli piaceva la mia musica e mi ha invitato a pranzo a casa sua, da allora siamo diventati amici». Dopo l’omaggio all’Italia via con altri pezzi all’insegna della gioia di fare musica con l’apporto fondamentale di Poole alla batteria che ha saputo stendere un tappeto percussivo allo stesso tempo soft e potente e con il fraseggio limpido di Yasushi Nakamura, impegnato con le corde del suo contrabbasso.

La serata di venerdì era stata aperta da uno spettacolo molto particolare. Il festival organizzato da Jazz in Sardegna ha voluto infatti proporre una lezione-concerto tenuta dal pianista, compositore, musicologo e divulgatore Giovanni Bietti sul rapporto tra improvvisazione e scrittura a partire dal Rinascimento a oggi. Lo ha fatto accompagnato sul palco da Luca Caponi e Pasquale Laino e dallo special guest Alessandro Gwis al secondo pianoforte alternando spiegazioni e aneddoti curiosi sui geni della musica come Beethoven, Händel e Bela Bartok a brani eseguiti dal vivo per mostrare cosa significano le variazioni sul tema e l’improvvisazione anche nella musica cosiddetta classica. Un modo per spiegare l’evoluzione di questa forma d’arte in modo semplice e coinvolgente anche ai non addetti ai lavori. Un evento molto apprezzato dal pubblico.

Così come è stata apprezzata l’esibizione all’Eje del noto polistrumentista nuorese Gavino Murgia che sul palco dell’auditorium si è presentato in trio con Fabio Giachino (al piano) e con il francese Patrice Heral alla batteria. Ancora una volta Murgia ha fuso con sapienza il jazz con i suoni della tradizione sarda, in particolare usando la voce da bassu del canto a tenore, che ha continuato a coltivare dall’adolescenza, come uno strumento. Con effetti creativi sorprendenti. Gran finale di serata nei territori del flamenco nell’ambito del progetto “Ospite d’onore Spagna”. Ed ecco in azione il trio che mette insieme il batterista Tino Di Geraldo, il bassista Carles Benavent e il flauto traverso Jorge Pardo, ovvero tre grandi musicisti che hanno avuto la fortuna di accompagnare per tanti anni il mitico Paco de Lucia nei suoi tour. La musica tradizionale della regione iberica nella sua espressione più alta si è unita al jazz per una esibizione sanguigna accolta dal pubblico con lunghi applausi.

Oggi il festival European Jazz Expo si chiude col concerto più atteso: quello del chitarrista John Scofiled e del contrabbassista Dave Holland in programma alle 19.30. Alle 11 si esibirà lo spagnolo Moisés Sànchez Ensemble con “Bartòk”, alle 21 sarà il turno di Stefania Secci Rosa per il Panel S’Ard mentre alle 22 toccherà agli americani Butcher Brown dare appuntamento agli spettatori al prossimo anno con la loro musica energetica.

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