La Nuova Sardegna

1899. Il re a Sassari e la prima sfilata di costumi sardi: così nacque la Cavalcata

Articolo pubblicato il 21 aprile 1899
Un fotogramma del film girato a Sassari nel 1899 in occasione della visita dei reali
Un fotogramma del film girato a Sassari nel 1899 in occasione della visita dei reali

Lo spettacolo clamoroso offerto a Umberto e Margherita in visita nell'isola. Per la regina è «l'evento più bello e più gradito che mi abbia potuto offrire la Sardegna»

26 novembre 2021
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Alle 4, di ritorno dal Tedeum, nel Duomo, i reali vanno al giardino pubblico dove deve sfilare la cavalcata in costumi sardi. Gli ampii viali del giardino pubblico sono già affollati, carabinieri e guardie durano fatica a contenere la folla perché resti libero il percorso della cavalcata. Anche le adiacenze, specialmente l'emiciclo Garibaldi e la via Carlo Alberto, sono affollati. Nel giardino pubblico sono due bande, quelle della Scuola di musica e della Società S. Cecilia. Alle 4 precise la fanfara reale annunzia l'arrivo dei reali con Pelloux, Lacava, la marchesa Villamarina, la marchesa Trotti, il gen. Ponzio Vaglia e tutto il seguito. Sono ricevuti sul palco dal sindaco Mariotti e dal conte d'Ittiri, presidente del comitato dei festeggiamenti.

Umberto è in borghese in redingote; Margherita ha una mantellina violetta con peluche bianche, cappello analogo; elegantissima. Ai lati del palco reale i palchi sono zeppi di signore, di autorità, di invitati, ecc. Vi sono molti giornalisti, italiani e stranieri. Di fronte al palco reale, due lunghissimi palchi presentano uno spettacolo pittoresco: delle lunghe file di donne in costumi sardi, variopinti, splendidi. Vi sono prima quattro fanciulle di Gavoi, poi altre di tutti i comuni della provincia. Impossibile enumerarli tutti.

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Margherita rimane ammirata del bellissimo spettacolo. Osserva qua e là col binocolo, nota i costumi più smaglianti, e ne addita qualcuno al re. Poco dopo, il movimento del pubblico verso l'emiciclo Garibaldi annunzia l'arrivo della cavalcata, che è partita alle ore 4 dalla piazza d'Italia percorrendo il corso Vico, il corso Vittorio Emanuele, piazza Castello, piazza d'Italia e via Carlo Alberto. Arriva il porta-stendardo, che è il sig. Fiori, sindaco di Sennori, indossando, il ricco e pittoresco costume di quel comune. La cavalcata percorre il viale centrale del giardino pubblico, poi salendo verso la piazza d'Armi ritorna per l'area principale, passando dinanzi al palco reale.

Comincia la sfilata dei gruppi, che passando dinanzi al palco salutano e gridano evviva. Il porta stendardo nel passare consegna lo stendardo che viene collocato nel palco reale. È in seta azzurra portante lo stemma reale. Impossibile descrivere lo spettacolo attraente del passaggio dei gruppi. Sono circa seicento cavalieri che passano, preceduti ciascuno dallo stendardo indicante il paese di cui indossano il costume. La maggior parte hanno seco una donna, seduta sulla groppa del cavallo che si tiene salda col braccio alla vita del rispettivo cavaliere. Viene prima un gruppo di dieci contadini sassaresi, coll'antico costume, berretto rosso, corsetto giallo, “cugliettu” di cuoio. Poi passano i cavalieri d'Ozieri, senza donne, superbi e ordinati con le loro magnifiche cavalcature. Sono numerosissimi. Il passaggio del corteo desta continua ammirazione.

Sfilano Ittiri, Osilo, Nulvi, Florinas, Villanova, Bonorva, Codrongianos, Bonnanaro, Sennori, Tissi, Thiesi, Cossoine, Mores, Ossi, Usini, Torralba e qualche altro del Logudoro, Bono, Benetutti, Aggius, Bortigiadas, un gruppo del Nuorese. Del gruppo d'Osilo una donna lancia una supplica alla regina. Questa la prende, poi la consegna ad un gentiluomo vicino. Non tentiamo di descrivere la sorpresa, l'ammirazione destata dalla sfilata, specialmente nel pubblico non sardo. La regina osserva con sommo interessamento. Di tratto parla col re, gli fa notare qualche costume più smagliante, qualche cavallerizzo minuscolo, fanciulletti di dodici o quattordici anni che cavalcano impettiti e sicuri sui cavalli caracollanti.

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Ai saluti dei varii gruppi il re e la regina rispondono salutando. Ammirati specialmente il gruppo d'Ittiri, quello di Osilo numerosissimi entrambi, ricchissimi e un gruppo di costumi d'Oliena, addirittura meraviglioso per ricchezza e varietà di colori. Questo gruppo specialmente viene notato dal pubblico anche di Sassari dove è poco conosciuto. Tutto lo spettacolo del resto è ammirabile. Il re e specialmente la regina parlano a lungo col sindaco Mariotti, col cav. Enrico Costa che fu il principale organizzatore della cavalcata, col conte d'Ittiri e con altri membri del comitato, lodando la bellezza dello spettacolo e della località, l'ordine e la valentia dei cavalieri ecc. Margherita dice: «È lo spettacolo più bello e più gradito che mi abbia potuto offrire la Sardegna».

Anche gli altri del seguito, deputati giornalisti che sono nei palchi esprimono ammirazione. Fra i più entusiasmati dallo spettacolo notiamo il principe Colonna, i corrispondenti del Matin e della Republique francaise, i quali dicono che lo spettacolo meritava di chiamare i forestieri dei più lontani paesi d'Europa. I giornalisti francesi dicono che se si potesse organizzare qualcosa di simile a Parigi, durante l'esposizione, avrebbe un successo clamoroso. I reali salutano e ringraziano le autorità presenti e i membri del comitato e partono in vettura per recarsi a visitare l'ospedale. Sono applauditi. Il pubblico, al suono delle due musiche, si riversa fuori dal giardino dirigendosi alla piazza d'Italia.

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Fu un lungo viaggio quello di re Umberto I di Savoia e della regina Margherita in Sardegna nel 1899. I sovrani arrivarono il 12 dello stesso mese al porto di Cagliari con lo yacht Savoia. Dal sud dell’isola cominciarono il percorso verso Sassari con visite nelle miniere di Monteponi e Iglesias e brevi tappe, salendo verso nord, a Samassi, Oristano, Bonorva, Torralba e Chilivani. A Sassari il re e la moglie furono ospitati nel palazzo della Provincia in Piazza d’Italia. Il 19 aprile Umberto, Margherita e la delegazione reale assistettero all'inaugurazione del monumento realizzato da Giuseppe Sartorio, al centro della piazza, dedicato a Vittorio Emanuele II, il padre del re. Il giorno dopo ci fu la sfilata dei costumi tradizionali e cavalieri: in pratica, la prima edizione della “Cavalcata sarda”.

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L’idea di realizzare a Sassari un monumento a Vittorio Emanuele II nacque nel 1890. «Fra i più accalorati propugnatori», scrive La Nuova Sardegna il 21 aprile 1899, «furono il generale Grixoni e il colonnello Di Sant’Elia, ora defunti, il cav. maggiore Volpi, il prof. Antonio Conti, il prof. Fiori, il comm. Dettori, il conte Ledà d’Ittiri e il dott. Edoardo Tavolara». Sempre La Nuova ricorda la posa della prima pietra ebbe luogo il 10 giugno 1897. «I lavori del basamento e del piedestallo sotto l’abile direzione del signor Salvatore Cugurra furono condotti a termine il 14 agosto del 1898: la statua fu collocata il giorno otto di ottobre. La lavorazione dei massi di granito e il rivestimento fu ultimato il 16 dicembre 1898». La Nuova Sardegna cita anche gli operai che eseguirono i lavori: «Sono Antonio Peluchi di Pavia e Giuseppe Fancello di Sassari».

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Il 20 aprile 1899 rappresenta per Sassari la data della prima Cavalcata sarda intesa come sfilata di figuranti in costumi tradizionali sia a cavallo che a piedi. Il corteo di quel 1899 (chiamato allora “Esposizione di costumi sardi”) non fu connesso strettamente all’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II in piazza d’Italia, ma fu un evento a sé, tenuto ai Giardini Pubblici. Mente organizzatrice di quella Esposizione in omaggio ai Reali Savoia fu Enrico Costa, che portò a Sassari, intessendo una rete di contatti sui fili del telegrafo di mezza Sardegna, 200 donne in vari costumi di centri sardi e 600 cavalieri sfilanti davanti ai Reali con in groppa ognuno una compagna. L’Esposizione, rinominata Cavalcata visto il numero di cavalieri partecipanti, fu allestita nuovamente in due occasioni durante il Ventennio fascista, sempre in occasione di visite dei Reali di Casa Savoia: nel 1929 per Vittorio Emanuele III ed Elena e nel 1939 per il principe ereditario Umberto e la consorte Maria Josè. La reinvenzione della Cavalcata come manifestazione turistica si ebbe ai primi di giugno del 1951 e fu merito del sindaco Oreste Pieroni: venne organizzata per dare il benvenuto agli ospiti e delegati del XV Congresso Nazionale del Rotary.

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