La Nuova Sardegna

Franco Enna, addio al maestro delle storie che insegnava con il teatro

di Paolo Curreli
Franco Enna, addio al maestro delle storie che insegnava con il teatro

È morto a Sassari l’autore, commediografo, romanziere e direttore didattico. Autore di “Contos de foghile” e figura centrale dell’uso dell’arte nella pedagogia

17 aprile 2022
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E’ morto ieri a Sassari Franco Enna. Una figura centrale della cultura della città e dell’intera Sardegna. Era nato il 21 dicembre del 1938, esempio di quella generazione di ragazzi impegnata nella crescita di un Paese sfiancato dalla guerra, alla ricerca di vie nuove di sviluppo e di riscatto sociale. Franco Enna è stato un pedagogo, maestro e direttore didattico, scrittore per il teatro e romanziere, prolifico pubblicista nelle pagine della Nuova Sardegna dove ha scritto di società, politica, istruzione, cultura e spettacolo: dal teatro più colto alla tv popolare.

La 500 alla ricerca delle fiabe

«Aspettavamo di avere le 10 mila lire per la benzina, dopo aver pagato le scarpe ai bambini, per andare in giro per i paesi con la 500 comprata con la borsa di studio per gli studenti lavoratori, a raccogliere fiabe e racconti tradizionali – racconta la moglie Iole Sotgiu, pedagogista e psicoterapeuta –. Una moglie era essenziale per entrare nelle case col registratore. Da questa ricerca nacque “Contos de foghile”, la sua tesi di laurea con Alziator all’università di Sassari nel ’74, che fu pubblicata dalla Regione». Due giovani maestri e genitori sulle strade sarde di mezzo secolo fa, con la missione di salvare la tradizione orale, di una cultura che andava perdendosi, dalla viva voce delle ultime mastras de contos. La raccolta “Contos de foghile” ( i racconti del focolare) è un classico del genere, ristampato tante volte da prestigiose case editrici e fonte di ispirazione per il teatro dei ragazzi.

Il teatro a scuola

«Per Franco la fiaba era uno strumento per capire il mondo, attraverso la saggezza popolare – conferma Pierpaolo Conconi, regista de La Botte e il Cilindro, compagnia teatrale sassarese riconosciuta dal Mibac come Teatro Stabile per i giovani –. Franco aveva capito le dinamiche interessanti del teatro nella scuola. Partecipò attivamente ai laboratori di Giampiero Cubeddu. Fu un pioniere con i primi progetti, anche a livello nazionale non solo sardo, di didattica attraverso l’animazione teatrale. Da questa collaborazione nacquero i suoi lavori oltre “Contos de Foghile”, come “Annalice e il porcospino” ispirato ai racconti di Gramsci, le favole di Esopo, con la moglie Iole “Chi ha paura del buio” e tanti titoli che ancora portiamo con successo sui palchi di tutta Italia. Franco ha voluto salvare la grande tradizione orale e la lingua sarda, ma è stato capace di renderla fruibile a tutti. Traducendo sempre con intelligenza. Aveva capito il mondo che diventava globale e i meccanismi del teatro. Era un uomo che esprimeva sempre sicurezza e tranquillità perché era sicuro delle sue idee».

Dirigente umanista

«Sono riconoscente a Franco sotto molti aspetti – dice Gianfranco Strinna, direttore didattico che ha lavorato al fianco di Enna e lo ha sostituito nella direzione della scuola Pertini –. Ho avuto modo di crescere e apprezzare la sua cultura pedagogica. Lo scrittore, il drammaturgo veniva dopo l’impegno professionale, eppure riusciva sempre a dare la sua impronta. Negli ultimi anni viveva con disagio la trasformazione da direttore didattico a dirigente scolastico. Apparteneva a una cultura umanistica non trovava giusto occupare tutto il suo tempo su questioni gestionali che pure svolgeva col massimo impegno».

Il ricordo di Marco Fumi

«Franco Enna è nato nella Sassari più intima: Vicolo campane di San Donato – racconta Marco Fumi, ex dirigente scolastico e sindaco di Sassari dall’88 al 90 – . Io sono nato poco più su, in Via La Marmora, ma la mia parrocchia era San Sisto. Dentro famiglie modeste ma sempre a schiena dritta e atteggiamento composto. Era stimata la famiglia Enna. Giovanni, il fratello più grande fu scrittore di commedia sassarese e regista bravissimo ed educatore di una moltitudine di giovanissimi cui insegnava a recitare nella sagrestia di San Donato. Ci passammo in tanti e da lì venne fuori Giampiero Cubeddu, che poi fu l’importante interprete e regista del teatro sassarese e del grande teatro dell’Operetta. Il nostro era Centro Storico perché era carico di storie e Franco ne ha aggiunto una sua: importante. Maestro con la M maiuscola e orgoglioso di esserlo, attento ai lati più complessi dell’apprendimento, particolarmente orientato al sostegno di chi era più debole. Quando a Sassari, dopo molte battaglie, si aprì la Facoltà di Magistero, anche i diplomati del Magistrale poterono accedere all’università e il primo corso vide studenti già maturi d’età, già colti per conto loro e decisi a studiare per studiare. Da lì uscì una intera generazione di direttori che, credo, abbiano molto segnato la storia della scuola primaria sassarese. Franco interpretava pienamente la figura di “direttore didattico” infatti è alla didattica che prestava massima attenzione, è alla cultura didattica che indirizzava gli insegnanti che avevano in lui una figura di grande riferimento, orgogliosi di averla. Poi arrivò la Riforma, una radicale svolta che rese autonome le istituzioni scolastiche e le mise in condizioni di elaborare una propria offerta formativa aderente all’ambiente e tenute a valutare correttamente le risorse.

L’amore per l’infanzia

«Il mestiere del capo di istituto – continua Fumi – si trasformava assumendo la connotazione dirigenziale; poi corrotta nel poco adatto inglesismo di manager. Bisognava tenere insieme le capacità dirigenziali richieste dalla nuova situazione e la storia importante e fondamentale della cultura didattica che, fino a qualche decennio fa, faceva della scuola primaria italiana una delle migliori scuole di base, almeno in Europa. Franco tenne insieme ed ottimamente le due cose. L’istituzione scolastica di Via Gorizia, che diresse per primo, fu scuola di eccellenza. Franco però metteva un peso in più sullo storico ruolo di “direttore didattico”, diceva questo con assoluta chiarezza e ripetitività: adempiuti i compiti dirigenziali, la sua fatica era quella di guida didattica, di pedagogo, di ricercatore dell’anima dell’infanzia e trasmettitore di “insegnamenti per gli insegnanti”. Non ha necessità di sottolineature, ne sono testimonianza centinaia di insegnanti sassaresi. La cultura di Franco, certo. Prima però c’è l’amore di Franco per l’infanzia, per questo, chi ha voglia di capire, può andare a rileggere il suo libro: “Il bambino di porcellana”».

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