La Nuova Sardegna

L’Intervista

David Leavitt: «Ho sempre scritto per il futuro e il futuro è adesso»

Gabriella Grimaldi
David Leavitt: «Ho sempre scritto per il futuro e il futuro è adesso»

Il romanziere americano venerdì alle 19.30 a Gavoi per aprire il festival letterario "L'isola delle storie"

30 giugno 2022
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«I miei genitori sono gente aperta. Non resteranno annientati dalla notizia». È una delle frasi chiave di “La lingua perduta delle gru”, in cui Philip Benjamin, 25 anni, negli sfavillanti anni Ottanta a New York decide di svelare alla famiglia la sua omosessualità. Ovviamente ciò che accadrà dopo sarà un disastro assoluto dal quale Phil uscirà grazie alla sua forza emotiva. Un romanzo rivelazione - nel 1986 - quello di David Leavitt, grandissimo scrittore statunitense che venerdì inaugurerà il festival letterario “L’isola delle storie” a Gavoi. Per il momento si trova a girare l’Italia dopo tanto tempo per una serie di incontri, un Paese che conosce bene visto che ci ha vissuto, per la precisione in Maremma, per sette anni consecutivi.

E venerdì sarà nel cuore della Sardegna. Il Belpaese l’ha di nuovo conquistata?

«Il mio amore per l’Italia è iniziato quando ero piccolo e da allora non è mai cessato. Per me l’aspetto più triste della pandemia è stato che per due anni non ho potuto viaggiare in Italia. Sono davvero molto felice di essere nuovamente qui».

Di italiano c’è anche la nuova recente traduzione della “Lingua perduta delle gru”. Che impressione le ha fatto leggere questa nuova versione?

«Delfina Vezzoli, la mia prima traduttrice, era una donna che amavo moltissimo. Detto questo, quando ha tradotto “The Lost Language of Cranes” negli anni ’80, l’America e l’Italia erano Paesi diversi da come sono ora. Sono convinto che ogni libro dovrebbe essere ritradotto periodicamente poiché il lavoro di un traduttore non è solo quello di rendere un’opera in una lingua diversa, ma di renderla accessibile ai lettori contemporanei. Per esempio, per fare un esperimento interessante, si potrebbero confrontare le prime traduzioni inglesi delle “Elegie Duinesi” di Rilke con traduzioni della metà del XX secolo e poi con traduzioni più recenti. Sebbene le poesie non cambino, ogni traduzione parla a una nuova generazione in modo più lucido rispetto a chi l’ha preceduta».

Lei ha esordito poco più che adolescente con una serie di racconti, “Ballo di famiglia”, dai contenuti per certi versi rivoluzionari. Si può fare la rivoluzione con le parole, con la letteratura?

«In effetti, avevo 23 anni quando “Family Dancing” è stato pubblicato per la prima volta, quindi non ero proprio un adolescente, ma nemmeno un adulto. Quanto alla possibilità che la letteratura possa agire a livello politico nel momento in cui viene pubblicata temo di no. Del resto, io scrivo per il futuro, non per il presente».

Eppure quei racconti e anche “La lingua perduta delle gru” sono stati considerati il manifesto di un’intera comunità gay alle prese con le difficoltà del coming out e con la lotta contro l’ipocrisia all’interno delle famiglie borghesi e contro l’emarginazione.

«Sì, lo erano. E in effetti, credo che quei libri siano stati una sorta di svolta al momento della loro pubblicazione. Se sono considerati ancora oggi efficaci probabilmente è perché sono in grado di rendere bene il passato (il periodo in cui si svolgono le storie e il romanzo) senza esserne condizionati. Come ho detto prima, li ho scritti per il futuro. E quel futuro è adesso».

Oggi, dopo tante battaglie, come giudica la condizione delle persone non eterosessuali?

«In Europa e negli Stati Uniti, per il momento, le cose vanno molto meglio. In particolare, le leggi che consentono il matrimonio tra coniugi di qualsiasi genere hanno avvantaggiato enormemente le persone Lgbtqt+. Dobbiamo ricordare, tuttavia, che in altri Paesi - Russia, Nigeria, persino Polonia - essere apertamente gay significa rischiare l’arresto, la reclusione, la violenza e l’omicidio. Dobbiamo anche tenere a mente la spaventosa dichiarazione del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas: spera che la decisione di negare il diritto all’aborto venga seguita dalla decisione di ricriminalizzare il sesso consensuale tra persone dello stesso genere e ribaltare la precedente sentenza della Corte Suprema che legalizzava il matrimonio gay».

Si è espresso con estrema decisione contro l’operato di Trump. Oggi come giudica la società americana? Cosa pensa delle recentissime decisioni su aborto e armi?

«Orribile, pericoloso e, temo, un segno che l’America si sta muovendo, almeno in questo momento, verso il fascismo».

E tornando all’Italia, le sembra diversa da come era quando ci viveva?

«L’Italia è cambiata così come è cambiato il mondo. Qui come altrove le persone trascorrono la maggior parte del loro tempo attaccate al cellulare. Detto questo, però, l’Italia è ancora l’Italia, ed è ancora il mio posto preferito nel mondo».

Così, potrebbe anche decidere di tornare a vivere qui? Magari in Sardegna…

«Decisamente sì, adoro quest’isola».
 

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