La Nuova Sardegna

L'intervista

Clayton Norcross: «Grazie Beautiful, a Olbia fan in delirio e grandi amicizie»

di Alessandro Pirina
Clayton Norcross
Clayton Norcross

L’attore americano nella famosissima soap opera interpretava Thorne. Ricorda il successo dei primi anni ’90: «A Roma in migliaia sotto l’hotel fino alle 3 del mattino: una cosa pazzesca»

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Quando si interpreta un ruolo di successo il rischio è di restarne prigionieri. Con il pubblico che tende a identificarti solo con quel determinato personaggio, come se tu, attore, nella vita non abbia fatto altro. Dall’ultima volta che Clayton Norcross ha indossato i panni di Thorne Forrester sono passati più di trent’anni, nel frattempo ha fatto cinema, tv e da ultimo anche teatro, ma il successo di “Beautiful” fu così ampio - l’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, non se ne perdeva una puntata - che nell’immaginario collettivo lui resta Thorne. D’altronde, negli ultimi anni si fa fatica a trovare scene di divismo come quelle di cui furono protagonisti in Italia gli attori della soap. Anche in Sardegna, con lo stesso Norcross rincorso dai fan tra i bar e i ristoranti di Olbia. Basta leggere le cronache della Nuova dell’estate 1991 per rendersi conto dell’immensa popolarità da cui fu travolto l’attore.

Clayton, sono più di trent’anni che si divide tra Italia e Usa.

«Adesso sono qui in Italia, Roma è uno dei migliori centri di casting per film e fiction. E adesso sto facendo anche teatro».

Come va con l’italiano?

«Non è semplice recitarlo, è una lingua molto più complicata dell’inglese. Amo la cultura e cerco di parlarlo il meglio possibile. Sto studiando alla scuola Dante Alighieri. Poi ho gli amici italiani, avevo la fidanzata italiana. Certo, alcuni dialetti sono per me incomprensibili. Come quello vostro, della Sardegna».

Quando ha deciso di diventare attore?

«È stata una cosa progressiva. Durante la mia gioventù avevo un rapporto un po’ conflittuale con mio padre. Un giorno mi ha portato al cinema e in lui ho visto un grande cambiamento, passava dal piangere al ridere. Questo mi ha colpito tanto e questa sensazione è servita a rafforzare il mio rapporto con lui».

Il provino per Beautiful?

«Io ho iniziato a fare il fotomodello nel 1983 in Italia: Armani, Ferragamo, Venturi, Valentino. E lì sono diventato amico di un altro ragazzo che poi è diventato attore di “Sentieri”. Un giorno mi fa: “stanno creando una nuova soap, dura solo mezz’ora, c’è un ruolo giusto per te”. Io penso: “anche se non pagano bene, può essere un buon trampolino per avere visibilità”. Mi preparo con un coach e vado al provino. Va bene e mi chiamano altre 3 o 4 volte. Il ruolo di Thorne però va a un altro, biondo anche lui ma più massiccio di me. Qualche giorno prima dell’inizio delle riprese, la moglie del produttore, Lee Phillip Bell, dice al marito: “questo Thorne è troppo piacione, troppo simile a Ridge”. E così richiamano me: “tra dieci giorni devi essere sul set”».

Perché dopo tre anni di soap lasciò?

«È un lavoraccio, 5 giorni su 7 in scena, una paga abbastanza bassa. Non diventi miliardario facendo Beautiful. Anche se ti dà una grande popolarità. Quando andai a girare un film in Grecia non riuscivo a camminare per strada, gente che ti aspettava fuori dall’hotel».

Anche in Italia Beautiful fece riscoppiare il divismo: che ricordo ha di quei bagni di folla?

«Fu un fenomeno pazzesco, l’Italia all’ora di pranzo si fermava. Ricordo quando venimmo la prima volta io, Ronn Moss, Teri Ann Linn ed Ethan Wayne. Andammo ospiti dalla grandissima Raffaella Carrà, tornammo all’hotel Plaza in limousine. Ad aspettarci in via del Corso ci saranno state almeno 5mila persone. Tutte lì fino alle 3 del mattino. Pazzesco».

Scene che qualche mese dopo si rividero anche a Olbia.

«Mi aveva portato da Genova un’amica, Serena Delaria, il padre era un avvocato di Olbia, molto noto. Tramite lei conobbi anche Varalto, lo scultore. Diventammo amici e mi portò in una scuola di artisti. Fu un colpo di fulmine. Ricordo che con questi giovani artisti parlai di quanto sia difficile emergere nel campo dell’arte. Un discorso che vale per il cinema e per la tv. L’ho vissuto sulla mia pelle. Per me è stata una frustrazione anno dopo anno».

È stato difficile liberarsi di Thorne Forrester?

«È stata una gabbia, perché, essendo troppo conosciuto in tv, per qualsiasi regista o produttore io ero Thorne. Per fortuna non tutti ragionavano così. E infatti Enrico Vanzina mi diede un ruolo da protagonista in “Cronaca nera”. Sapeva che avrebbe tratto beneficio dalla mia popolarità e credette in me. Ma ancora oggi mi fermano e mi dicono: “ciao, Thorne”. Ma io sono Clayton!».

Poi sono arrivate le telenovelas su rete 4, ed è anche approdato su Rai 2 alla “Posta del cuore” di Sabina Guzzanti.

«Sabina è un genio, la ricordo quando imitava D’Alema, che allora era premier. Mi dispiace non si veda più in tv, forse dà fastidio ai potenti. Lei è stata la prima a darmi l’opportunità di fare la commedia in italiano».

Dopo “La fattoria” rifarebbe un reality?

«Più no che sì, rischia di essere molto trash. Non farebbe bene alla mia immagine. Io sono molto spirituale, sono appena tornato da un mese in India, una terra dai grandi contrasti».

Quest’anno ha debuttato a teatro in “Mamma mia” con Luca Ward e Sergio Muniz.

«È un tipo di lavoro diverso. Hai un pubblico di fronte, che se fai bene ride, se invece non fai bene non applaude. È spontaneo, ma anche tremendo per chi è abituato a lavorare davanti a video e macchina fotografica».

E nel frattempo è uscito il film “Last resort”.

«È un action movie francese girato a Bangkok. Sono un mercenario cattivo, che ha perso completamente il suo patriottismo verso l’America».

Dall’Italia come vede la sua America sempre più spaccata tra Trump e Biden?

«Non credo che il sentiero politico possa cambiare le cose. È un lavoro spirituale, dobbiamo rispondere alle domande: come viviamo, perché viviamo, cosa vale la pena fare».

È rimasto in contatto con qualche collega di Beautiful?

«Capita che senta qualcuno, come si fa con i compagni del liceo. Con Ronn Moss, per esempio, ci siamo visti qualche volta in Italia. Lui è rimasto 25 anni nella soap, io non sono voluto restarere intrappolato».

Le capita di guardare Beautiful?

«Ogni tanto. Brooke mi sa che si è sposata 10 volte...».

No, ventuno.

«Oh, my god! Ma così rischia di diventare ridicolo».
 

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