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Anche a chi studia Teologia è utile conoscere le mnemotecniche. È quanto ha fatto Daniele Vinci docente di Antropologia filosofica nella Pontificia Facoltà della Sardegna e presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Cagliari per riportare in “piena forma”, dopo il lockdown, gli studenti. Sono nati, d’accordo con alunni e colleghi, i “Laboratori sulla memoria” sviluppati per diversi semestri e su differenti livelli: alcuni più introduttivi, altri più avanzati e complessi. «Ho fatto un’esperienza singolare. Ho visto – dice il docente, profondo conoscitore dell’opera di Romano Guardini di cui ha curato gli “Scritti di etica” – come si è trasformata nel tempo la comprensione della propria memoria da parte mia e degli studenti. Da una diffidenza iniziale, da una sfiducia negli strumenti mnemonici e soprattutto nelle capacità della propria memoria si è passati alla scoperta di potenzialità sconosciute e inaspettate, sino a raggiungere risultati inizialmente appena immaginabili».
Il vasto materiale realizzato durante i “Laboratori” è confluito nel volume “Dieci passi nel palazzo della memoria”, ed. Metis Academic Press, 272 pagine, 24 euro.
Il libro offre un percorso che, passo dopo passo, introduce il lettore a un’arte antica ma sempre attuale. Le pagine sono arricchite da numerose immagini che illustrano il testo e allo stesso tempo stimolano la memoria visiva e il ricordo. Nella seconda parte vi è un’ampia antologia di testi che ripropongono alcuni classici su questo tema, a partire dall’antichità, passando per il medioevo fino al rinascimento e alla modernità.
«Una delle virtù principali che si apprendono è quella di avere pazienza con la propria memoria e con se stessi. La memoria ha un effetto di latenza. Se le do tempo – dice Daniele Vinci – lei mi restituisce con gli interessi quello che le ho chiesto. Uno studente dei miei laboratori una volta mi ha detto: “Ho imparato che la memoria non è una nemica, ma è un’amica”».