La Nuova Sardegna

Lettura

Quanto era russa Grazia Deledda? I legami e le influenze da scoprire

di Massimo Onofri
Quanto era russa Grazia Deledda? I legami e le influenze da scoprire

Un libro di Alessandra Cattani intorno alla traduzione di “Elias Portolu”

05 giugno 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Alessandra Cattani, ricercatrice di Lingua e Letteratura russa, pubblica ora per Franco Angeli un volume intitolato “Grazia Deledda e la Russia. Riflessioni letterarie e linguistiche sulla traduzione russa di Elias Portolu” (144 pagine, 19 euro).

La premessa del discorso è questa: «Nella Russia si può soltanto credere, dunque. La Russia è una questione di anima, di cuore, di spirito. È una questione di fede, di fede diversa in tempi diversi e, come insegna la “Leggenda del Grande Inquisitore” dell’Ivan Karamazov dostoevskiano». Su tali basi è costruito l’intero libro, che è stato ripartito in due sezioni. La prima: a proposito delle «influenze della letteratura russa dell’Ottocento e del primo Novecento su alcune delle opere di Deledda». I nomi sono quelli di Dostoevskij, Tolstoj, Gogol’ e Turgenev e M. Gor’kij. La seconda: che «si concentra su un’analisi più tecnica e prettamente linguistica», a evidenziare «gli elementi di criticità nella traduzione russa di Elias Portolu». Che Grazia Deledda sia stata forse la scrittrice “più russa” tra gli italiani primonovecenteschi era giudizio che circolò tra i critici coevi, a cominciare da Attilio Momigliano, soprattutto se si pensa al fatto che la Russia, tra Otto e Novecento, è stata per l’Europa, quello che la Sicilia e la Sardegna sono state per l’Italia. Cosa sarebbe la letteratura europea senza la Russia? E quella italiana senza Sicilia e Sardegna? Ma torniamo al libro di Cattani, alle categorie antropologiche di «russità» e «sardità»: invocate nella constatazione di forti somiglianze tra «le forme tradizionali e folkloriche» delle due culture, come precocemente attestato in una lettera del 1898 all’amico Antonio Scano, soprattutto quanto a una loro «radice originaria comune nell’ordinamento matriarcale e nell’ancor più antica venerazione del culto» della Dea Madre. Un libro, questo di Cattani, che ci restituisce una scrittrice di personalità. Sentite qua che vibrante protesta questa donna era capace di affidare in una lettera a Pirro Bessi, pubblicata per la prima volta su “Il Ponte” dell’8 novembre 1945: «Dei Russi non si parli! Io ho letto i romanzi russi solo dopo l’insistente paragone che i critici ne facevano. Quando Gor’kij, al quale maggiormente mi si vuol rassomigliare, venne conosciuto nella stessa Russia, io avevo già pubblicato l’Elias Portolu e la maggior parte delle mie novelle».

“Russità” e “sardità”, insomma, un legame ctonio e per molti aspetti misterioso. La vita è fatta di misteriose coincidenze, di inaspettate epifanie. Come la scoperta di Cattani del compositore Luigi Canepa, il quale nel 1877, su “La Stella di Sardegna” diretta da Enrico Costa, pubblicava a puntate il risultato d’un suo singolare reportage in Russia. È la prima testimonianza italiana, forse, d’un dialogo tra due Paesi tra loro lontanissimi e parimenti esotici per i viaggiatori europei che, tra Otto e Novecento, vi si avventurarono. Ci voleva un musicista per suggerirci che certe verità sono, innanzi tutto, prosodiche.


 

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative