La Nuova Sardegna

L'intervista

Vincent Riotta: «Lady Gaga, cinema, caso Claps: è il momento top della mia vita»

di Alessandro Pirina
Vincent Riotta: «Lady Gaga, cinema, caso Claps: è il momento top della mia vita»

L'attore inglese si racconta tra Londra, Hollywood e Roma

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Ha diviso il set con Nicolas Cage, Anthony Hopkins, Ben Affleck, Sophia Loren, Nicole Kidman. Un elenco lunghissimo a cui recentemente ha aggiunto anche Jane Fonda, Lady Gaga e Adam Driver. Eppure Vincent Riotta, attore inglese che fa la spola tra Londra, Roma e Hollywood, è ora, a 64 anni, che sta vivendo la sua primavera. Merito di diversi lavori al cinema, in tv e a teatro che gli stanno dando enormi soddisfazioni. Dalla serie sul caso Claps, boom di ascolti su Rai 1, a due film usciti negli ultimi trenta giorni, “Good vibes” di Janet De Nardis con Caterina Murino e “Il meglio di te” di Fabrizio Maria Cortese con Maria Grazia Cucinotta.

Riotta, a che punto si sente della sua carriera?
«Forse il più bello, anche a livello personale. In questi giorni è uscito “Il meglio di te”, un film che ha tirato fuori il meglio di me. Dopo anni in cui in Italia ho sempre interpretato ruoli di poliziotti o mafiosi mi auguro che da questa parte esca di me un’altra immagine. D’altronde, ho raggiunto 40 anni di carriera».

Perché ama così tanto questo film?
«Cortese è un genio, lui ha visto cose che io non avevo visto. Il film parla di amore, di tutti i tipi di amore. Da un lato, ti fa ridere, dall’altro ti commuove. Alla prima c’erano tanti professionisti del cinema e tutti a piangere di gioia, perché come ha detto Ricky Tognazzi è “un film che ci tocca tutti da vicino”. Quando lo ho girato avevo perso da poco mia madre e questo sicuramente ha influito. È un film che ti fa capire che dobbiamo goderci la vita perché è una sola. Parla dell’importanza del perdono».

Un mese fa è uscito “Good vibes” con Caterina Murino.
«Una sarda doc. Io sono di origine siciliana e durante le riprese affrontavamo spesso discorsi importanti: vinceva sempre lei. Provo un grande affetto per Caterina, una donna di grandi valori come lo è anche la Cucinotta. E poi la Murino è un’attrice internazionale, bella come il sole, ti apre il cuore e ti dà l’anima. Ed è attaccatissima alla sua terra. E io, essendo stato per 18 anni con una donna sarda, so cosa vuole dire».

In “Per Elisa - Il caso Claps” era il poliziotto inglese Phil James che indagava sull’omicidio di Heather Barnett: cosa le ha lasciato questa serie?
«È una storia che ti spacca l’anima, soprattutto quando hai dei figli. Chissà se è stata raccontata tutta. Sicuramente se il male esiste è Danilo Restivo. Marco Pontecorvo ha fatto un lavoro eccezionale».

Presto sarà in una serie Disney con Anthony Hopkins.
«Avevo già lavorato con lui in “I due papi”. Questa è una serie che si chiama “Il gladiatore”: io sono un senatore e lui l’imperatore Vespasiano».

La sua carriera inizia in Inghilterra: cosa l’ha spinta a venire in Italia?
«A Londra ho fatto la Royal Academy, dove mi sono diplomato insieme a Kenneth Branagh e tanti altri. Poi dal 1984 ho iniziato a venire in Italia, stavo un po’ qua e un po’ in America. Nel 2000 ho girato “Sotto il cielo della Toscana” con Diane Lane e Raoul Bova e ho conosciuto Teresa Razzauti, casting director, mezza sarda della Maddalena, ci siamo messi insieme e abbiamo avuto una figlia. Da Los Angeles così mi sono trasferito a Roma».

In Italia tanto cinema e tv, ma il grande successo arriva con “Il capo dei capi”, dove lei era Tommaso Buscetta.
«Quando un attore fa un ruolo importante capita che ti rimanga appiccicato. In America mi è successo per “Sotto il sole della Toscana”, in Inghilterra per altro, qui per Buscetta. All’inizio ero contento, poi ho iniziato a pensare: ma io so fare altro. Ora però sono grato da morire a quel ruolo, perché bisogna ringraziare Dio quando il pubblico ti riconosce e ti definisce».

Lo scorso anno è stato il patrigno di Lady Gaga in “House of Gucci”. Come si è trovato con la grande popstar?
«Una meraviglia. Prima scena sul set con Ridley Scott. Lui fa: “aspettiamo Stefani (vero nome di Lady Gaga, ndr)”. Lei si presenta già vestita da sposa - era la scena del matrimonio -, mi vede e mi dice: “papà!”. E io: “amore mio, vieni qua”. Ci siamo abbracciati e siamo andati all’altare come se fossimo davvero padre e figlia. Non ci eravamo mai incontrati, ma Lady Gaga è questa, grande professionista. E pure Adam Driver è eccezionale».

Da Rob Marshall a Ron Howard, tutti i grandi registi americani che vengono in Italia le affidano un ruolo: un personaggio che le è sfuggito?
«Tantissimi. Io vorrei lavorare con Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Michele Placido, ma le occasioni non sono arrivate».

Ci sono differenze tra fare cinema in Inghilterra e in Italia?
«I soldi. Perché sul talento non abbiamo nulla da invidiare a nessuno. Giulio Della Monica, che faceva Restivo nel caso Claps, è altissimo livello. Sembra il Robert De Niro degli esordi».

Il sogno di Vincent Riotta?
«Arrivare alla cima del mio talento».

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