La Nuova Sardegna

World pizza day

Massimo Bosco: «Le mie pizze? Complicatamente semplici»

di Mirko Muzzu
Massimo Bosco: «Le mie pizze? Complicatamente semplici»

Tre titoli mondiali molta creatività e una proposta: «Berci su un buon bicchiere di vino»

17 gennaio 2024
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Sono tanti i motivi per cui, parlando di pizza, non si può non parlare di Massimo Bosco, a iniziare dai premi, tra cui i tre titoli di campione del mondo, due dei quali conquistati a Napoli, e dai costanti inserimenti nelle guide che quest’anno lo posizionano tra i 100 migliori al mondo e nei primi 30 in Italia. Originario di Carbonia, poi trasferito a Tempio, ha iniziato a fare il pizzaiolo un po’ per caso. «Sino ad allora avevo fatto altro: pasticceria, bar, ristorante, poi un giorno per un’emergenza sono dovuto passare dal “fine cottura” al banco, nel bel mezzo di un servizio. Da lì ho iniziato a lavorare, a studiare, a conoscere gli impasti e gli ingredienti e la passione ha iniziato a crescere. Avevo 32 anni, 23 anni fa, quando ho iniziato a fare il pizzaiolo, ero già “grande”, ma credo che la mia storia sia un esempio del “non è mai troppo tardi” – racconta Bosco –. Sono però anche convinto che il successo di qualsiasi cosa dipende dal tempo che si dedica: ho fatto tanti sacrifici, anche a livello di vita sociale, per imparare questo mestiere». Qualità, per Massimo Bosco, significa due cose: semplicità, ma anche ricercatezza, «definisco quello che faccio complicatamente semplice, a partire dalle materie prime, per almeno 80% espressione del territorio e per trovare le eccellenze della nostra regione giriamo, andiamo a parlare con i produttori». Anche le pizze più vendute sono un vero stimolo della qualità di Bosco, tutte sue creazioni: l’Operaia con pomodoro san Marzano, mozzarella di buffala campana, origano, acciughe cetara, origano, olio extra vergine d’oliva e basilico, la Faber, con san Marzano, fior di latte, melanzana fritta, salsiccia fresca, pesto alla genovese, basilico e pomodoro ciliegino e la Bocca di Rosa, con fior di latte, stracciata di bufala campana, pomodoro soleggiato, pesto e basilico. Caratteristica la proposta di accompagnare la pizza con vini di qualità: «il vino si sposa molto bene con gli ingredienti di alta qualità che usiamo».

Bosco ci racconta qualcosa anche di come vede il futuro della pizza in Sardegna: «La qualità è aumentata, mi dicono che questo è successo anche grazie a me che spingendo sull’innovazione ho contribuito a fare alzare l’asticella. Il mercato, se parliamo di frequenza, è più o meno pari a quello del resto d’Italia, ma Napoli e la Campania, ovviamente, sono qualcosa di totalmente diverso». Sedici anni fa l’apertura in via Vittorio Veneto, con la socia Claudia Manconi, solo asporto e pizza in teglia, all’inizio, poi i primi tavolini e qualche anno fa la ristrutturazione e una sala ricercata ed accogliente. Soprattutto d’estate la via, un tempo buia, è un vero trionfo di luci, suoni, odori della buona cucina. La pizza è stata anche un mezzo di beneficenza. Nel 2013, nei tragici giorni dopo l’alluvione che colpì Olbia, Gabriele Bonci, forse il più importante pizzaiolo di pizza in teglia alla romana, chiamò subito il suo amico Massimo Bosco, per organizzare una serata di beneficenza a Roma. Il ricavato fu interamente devoluto a tre famiglie di Olbia colpite dall’alluvione.

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