La Nuova Sardegna

Il Festival

Da Inzaina a Mahmood, quanti sardi a Sanremo

di Alessandro Pirina
Da Inzaina a Mahmood, quanti sardi a Sanremo

Gli exploit di Marisa Sannia e Collage, il fenomeno Tazenda. La doppietta Carta-Scanu e l’Ariston sfumato per Maria Carta

01 febbraio 2024
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Quest’anno la Sardegna gioca un tris d’assi, tutti e tre già vincitori del festival: Angelo Sotgiu dei Ricchi e Poveri, nato a Trinità d’Agultu, Francesco Renga, di Tula per parte di padre, e Mahmood, di Orosei per parte di madre, che nella serata delle cover si farà affiancare dai Tenores di Bitti. E sardo è anche uno dei conduttori del Prima festival, subito dopo il tg, il tiktoker Dany Cabras. Ma nella storia del festival sono tanti i sardi che hanno calcato il palco più ambito d’Italia. Anche se a Sanremo la Sardegna ci è arrivata tardi, 15 anni dopo “Grazie dei fiori”. Il primo nel 1965 fu un 23enne di Telti, Vittorio Inzaina, muratore. Al timone c’era Mike Bongiorno. Era l’epoca dei duetti con gli artisti stranieri: Inzaina si presenta in coppia con Les Surfs, un gruppo del Madagascar. La loro canzone, “Si vedrà”, taglia il traguardo della finale ma vince Bobby Solo. Il 1968 è l’anno del debutto al festival di Marisa Sannia. In realtà la giovane cantante di Iglesias, all’epoca ventenne, avrebbe dovuto partecipare all’edizione ’67, ma all’ultimo rinunciò. L’anno dopo si presenta in coppia con Ornella Vanoni col brano “Casa bianca”, scritto da Don Backy. È un trionfo: secondo posto dietro Sergio Endrigo e mezzo milione di dischi venduti. Marisa Sannia, che sarà altre tre volte al festival, è l’unica cantante sarda ad avere partecipato tra i big. Nel 1993 ci prova Maria Carta con “Le memorie della musica”. Già malata - si sarebbe spenta un anno dopo - la più grande voce della musica sarda vuole lasciare un ricordo di sé sul palco dell’Ariston, ma il suo brano non passa la selezione. E lei lo racconta in lacrime al Maurizio Costanzo show.

Intanto, siamo nel 1970, il festival consacra un altro sardo, Angelo Sotgiu, membro dei Ricchi e Poveri. Gallurese di Trinità d’Agultu, Sotgiu e il suo gruppo debuttano a Sanremo con “La prima cosa bella” in coppia con Nicola di Bari. È subito secondo posto. E l’anno dopo insieme a Josè Feliciano con “Che sarà”, diventato un evergreen della musica italiana, sono di nuovo secondi. I Ricchi e Poveri torneranno a Sanremo altre 10 volte, più quest’anno. Con 13 presenze sono tra gli artisti che vantano più partecipazioni. Gli anni Settanta sono l’epoca dei gruppi. I big disertano il festival e sul palco dell’Ariston, da quell’anno sede della kermesse, sbarcano molti esordienti. Nel 1977 un gruppo di ventenni di Olbia, i Collage: i fratelli Piero e Tore Fazzi, Marino Usai, Piero Pischedda e Pino Ambrosio. Avevano vinto il festival di Castrocaro e a Sanremo sfiorano il bis: secondi dietro gli Homo sapiens, ma la loro “Tu mi rubi l’anima” conquista la vetta della hit parade. La band olbiese torna al festival altre tre volte. Undici anni dopo, nel 1988, i sassaresi Ice seguono lo stesso percorso dei Collage. Vincono Castrocaro e si ritrovano all’Ariston con un brano - per la prima volta nella storia del festival – in limba. Il gruppo, formato da Andrea Desole, Massimo Cossu, Uccio Soro, Giancarlo Longoni e Paolo Zannin presenta “Mama”, scritto da Piero Marras, ma non raggiunge la finale. Tra i Giovani da ricordare anche nel 1993 Maria Grazia Impero, di Calangianus, con “Tu con la mia amica”, nel 2001 i cagliaritani Isola Song con “Grazie” e nel 2013 Ilaria Porceddu, di Assemini, seconda con “In equilibrio”. Nel 1991 la limba conquista Sanremo con i Tazenda, la band sassarese formata da Andrea Parodi, Gino Marielli e Gigi Camedda, reduci dalla vittoria nel “Gran premio” di Pippo Baudo. Insieme a Pierangelo Bertoli infiammano l’Ariston: pubblico tutto in piedi per “Spunta la luna dal monte”. In quella edizione i Tazenda con Bertoli si classificano al quinto posto, l’anno dopo ritornano con “Pitzinnos in sa gherra”, arricchito dai versi scritti da Fabrizio De André. L’etno rock ritenta la strada del festival con gli Istentales, nel 2002 in coppia con Bertoli, nel 2014 con Vecchioni, nel 2017 con De Piscopo, ma la band nuorese trova sempre la porta sbarrata.

Per rivedere un artista sardo a Sanremo bisogna aspettare l’epoca dei talent. Dopo 16 anni sbarca all’Ariston Marco Carta, il giovane cagliaritano reduce della vittoria ad Amici di Maria De Filippi. Nella serata dei duetti Carta si affida ai Tazenda. Il suo brano, “La forza della vita”, non ha rivali e con oltre il 60 per cento al televoto stravince il festival targato Paolo Bonolis. La Sardegna fa il bis l’anno successivo con Valerio Scanu, anche lui ex Amici, con “Per tutte le volte che”. Il cantante maddalenino viene eliminato la seconda sera, ma viene ripescato e conquista la finale e poi la vittoria. Scanu tornerà nel 2016, ma deve accontentarsi del 13esimo posto.

Negli ultimi anni la Sardegna è stata rappresentata da Bianca Atzei, milanese con madre di Siamanna e padre di Siris, Alice Paba, romana con i nonni di Aritzo, e Federica Carta, originaria di Bonorva. Oltre ovviamente a Mahmood, vincitore nel 2019 con “Soldi”, di nuovo nel 2022 con “Brividi” in coppia con Blanco e in gara anche quest’anno. Ma sono tanti i sardi di origine che hanno partecipato al festival. Da Fiordaliso, padre di Quartu e 9 presenze, a Ivan Graziani, di madre algherese, da Francesco Renga, originario di Tula e vincitore nel 2005 (e questa volta in gara con Nek), a Thomas Degasperi degli Zero assoluto, di padre tempiese.

Ma il festival ha visto tanti sardi anche tra conduttori e ospiti. L’attore cagliaritano Gianni Agus, conduttore dell’edizione 1958. Poi nel 1988 a condurre la kermesse viene chiamata Gabriella Carlucci, algherese di nascita, che farà il bis nel 1990. Nel 1997 la Rai piazza Valeria Marini di fianco a Bongiorno. Nel 2011 Gianni Morandi vuole Elisabetta Canalis come partner e superospite Geppi Cucciari, che fa il bis nel 2017 con Carlo Conti. Tra gli ospiti anche Pino e gli anticorpi nel 2016, mentre l’anno scorso Salmo ha affiancato Shari nella serata delle cover.
 

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