La Nuova Sardegna

L'intervista

Marcello Cesena: «Scrivendo sento il pubblico più vicino, ma mai rinuncerei al mio Jean-Claude»

di Alessandro Pirina
Marcello Cesena attore, imitatore sceneggiatore e regista
Marcello Cesena attore, imitatore sceneggiatore e regista

Il volto del “GialappaShow” debutta con il romanzo Un luogo sicuro. L’attore e regista, ora anche scrittore, ha debuttato in tv con Crozza e Signoris nel mitico “Avanzi”

09 febbraio 2024
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Siamo abituati a vederlo nei panni del baronetto Jean-Claude, alle prese con la dispotica e collerica Madre. Ma dietro quel costume di scena che indossa da ormai vent’anni c’è tanto, tantissimo altro. Perché Marcello Cesena è un attore, un comico, un regista, uno sceneggiatore. E ora anche uno scrittore. “Un luogo sicuro”, edito da Sperling & Kupfer, è il suo debutto come romanziere. Una prima volta in cui l’autore genovese si rivela un’ottima penna in un thriller avvincente che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Cesena, perché ha sentito l’esigenza di scrivere un libro?
«Io scrivo sempre le sceneggiature dei miei film, i miei sketch e tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Avevo voglia di comunicare col pubblico qualcosa che non avesse mille mediazioni. Se giro un film, dalla mia idea alla sala in mezzo ci sono un sacco di cose: produttori, set, riprese, uscita. Con il libro ho scoperto un modo di comunicare con il pubblico diverso e più intimo».

Le protagoniste sono due donne, la regista affermata Geneviève e la profuga Azadeh. Come nasce questo libro?
«La storia si svolge in Francia perché vivo metà della mia vita a Parigi. È ambientato proprio sotto casa mia. Ho iniziato a scrivere questo libro nel 2015, che era l’anno del Bataclan. Ho sentito il desiderio di trasformare qualcosa di terribile in qualcosa di creativo».

Perché due donne?
Nei miei film, nei miei sketch c’è sempre una figura femminile portante. Pensiamo a Madre in “Sensualità a corte”, ma anche a Carla Signoris, protagonista del mio primo film da regista, “Peggio di così si muore”. Mi viene facile vedere le cose attraverso gli occhi di una donna. Ma per un motivo o per un altro si tratta sempre di donne molto estreme, figure complesse».

Ha pensato alla trasposizione cinematografica del libro?
«Assolutamente sì. Venendo da una certa esperienza di scrittura, il romanzo risente di questa formazione. Appena termino lo show della Gialappa’s ad aprile mi darò da fare per realizzare il film».

Ha già in mente un’attrice?
«Il ruolo di Geneviève l’ho scritto pensando a Isabelle Huppert. Geneviève è una donna poco empatica, come risulta sempre nei film la Huppert».

Lei è un architetto mancato.
«Sono arrivato a pochi esami dalla tesi. In quel momento il Teatro nazionale di Genova aveva riaperto la scuola e ho mollato l’università. Devo dire con qualche rimpianto. Avrei fatto quel lavoro volentieri, anche se questo mi piace di più».

Si può dire che Pupi Avati le ha cambiato la vita?
«In qualche modo sì. Intorno ai 23-24 anni mi ero trasferito a Roma, perché era impensabile fare questo lavoro da Genova. Come capita sempre in quelle situazioni vivevo un momento di stallo e Pupi è stato quello che mi ha dato il primo lavoro, e poi mi ha preso in altri tre film. È stato il primo che mi ha detto che potevo farcela».

L’esordio in tv ad “Avanzi” con i Broncoviz con Maurizio Crozza, Carla Signoris, Ugo Dighero e Mauro Pirovano.
«Eravamo amichetti, avevamo fatto la scuola insieme. Il giorno che abbiamo iniziato Carla è stata la prima a farmi i complimenti. Ricordo ancora il primo incontro con Serena Dandini. Mandammo una cassetta di cose nostre e lei mi chiamò. Era un sabato e io pensai fosse uno scherzo, la trattai anche male. “Avanzi” ebbe un successo pazzesco. Da quel momento abbiamo smesso di essere cinque senza né arte né parte e hanno iniziato a chiamarci comici».

Approda alla corte della Gialappa’s e arriva la popolarità: come nasce Sensualità a corte?
«Avevo iniziato a fare “Mai dire gol”, la mia sensazione era che facessimo tutti cose simili. Tanto che una volta mi fermarono e mi dissero: “noi siamo suoi grandissimi fan, Fabio De Luigi”. Allora pensai a qualcosa di diverso sia come look che come composizione. In più, sentivo l’esigenza di lavorare in gruppo. E così è nato questo mini gruppo di “Sensualità a corte”».

Jean-Claude ha lavorato a Mediaset, in Rai, ora è a Tv8 al GialappaShow.
«Questa cosa mi fa un piacere pazzesco. La verità è che di questa serie subito si creò una fanbase di cui facevano parte anche alcuni personaggi, come Victoria Cabello, che quando fece “Quelli che il calcio” mi volle con lei».

Jean-Claude ha compiuto vent’anni: quanto è cambiato?
«All’inizio era una striscia, ora ha preso le fattezze di una vera e propria serie. Siamo già alla decima stagione con special guest. Fedez ha fatto l’amante di Madre, e poi Rovazzi, Paola e Chiara. Artisti che vengono perché fan della serie e lo fanno gratis».

Al cinema ha diretto anche Aldo Giovanni e Giacomo.
«Quando li ho diretti li conoscevo benissimo, per 10 anni ero stato il regista dei loro spot. Il film era un approdo spontaneo. Sono tre persone meravigliose, con i piedi per terra, per nulla rovinate dalla consapevolezza di essere delle superstar».

Sul palco o dietro le quinte: dove preferisce stare?
«Mi viene da dire dietro le quinte, mi piace molto dirigere gli altri. Mi diverto tanto a postprodurre Jean-Claude, ma con lui mi piace anche recitare».

Ci sarà un altro romanzo?
«Nella mia testa c’è già, ma scrivere richiede tempo e concentrazione. I vari lockdown sono stati una manna per tutti quelli che scrivevano, ma sono sicuro che riuscirò a bissare».

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