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Guzmán Gallery Art, dove l’arte incontra i sapori del Libano

di Carolina Bastiani
Guzmán Gallery Art, dove l’arte incontra i sapori del Libano

Il ristorante è nato 2 anni fa da una idea dell’imprenditore

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Non è il solito ristorante, ma un luogo custode di bellezza e di incontro tra culture, per mezzo di cibo e drink di qualità. In primo piano l’arte e, in particolare, quella sarda. L’obiettivo è far sì che i visitatori si trattengano un po’ di più davanti a un’opera, mentre degustano una delle “mezze” della cucina tipica libanese. E così, assaporare i falafel con la salsa tahini o sorseggiare un Pisco Sour in un bicchiere di cristallo art decó del 1920 mentre si ammira una delle opere di Silvia Mei, diventa un’esperienza unica di condivisione, riflessione e arricchimento personale. Insomma, la curatissima ma accessibile Guzmán Gallery Art & drinks richiede apertura verso le novità, curiosità per il mondo dell’arte e predisposizione al bello.

Situata in piazza San Domenico a Cagliari, è la realizzazione di un desiderio di Ruggero Mameli che, dopo il successo nel mondo della finanza negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi, è riuscito ad inaugurarla oltre due anni fa insieme a suo marito Mohamad. E in cucina c’è proprio lui, Mohamad, ingegnere civile e cuoco, che ai fornelli prepara le mezze della tradizione culinaria libanese, cucina mediterranea dove si fa largo uso di verdure, olio d’oliva e melagrana, ma anche di mandorle fresche e mele cotogne. «In Medio Oriente – spiega Ruggero Mameli – quando si vuole stuzzicare qualcosa senza appesantirsi si mangiano le mezze, piatti apparentemente semplici, ma che richiedono grande impegno».

Le fried kebbeh, per esempio, sono polpette di manzo fatte con due tipi di granatura di macinato. «La polpetta viene preparata con un macinato medio, viene fritta e dopo ricoperta con altro macinato, stavolta più fine. Al loro interno c’è anche la melagrana. E per dargli croccantezza viene infine ripassata nel bulgur». Quest’ultimo deriva dalla molitura del grano duro germogliato, cotto a vapore ed essiccato. Immancabile il mix di spezie arabe a valorizzare il tutto. Mix che insaporisce anche gli shish tawook, spiedini di pollo serviti con una salsa di yogurt e cetrioli.

«La carne – continua a spiegare il proprietario – viene da allevamenti locali. In questo caso, viene tagliata a cubetti e marinata per due ore con yogurt e spezie. Viene poi grigliata e impiattata». Abbastanza laboriosa anche la preparazione delle batate harra. «Non sono semplici patate fritte – continua Mameli – perché affrontano tre tipi di cottura. Vengono prima di tutto sbollentate e poi surgelate per dargli croccantezza. Vengono poi fritte e, infine, ripassate in padella». A condirle coriandolo, peperoncino – harra significa “piccante” –, aglio e succo di limone. Tutte le pietanze possono essere poi accompagnate da birra o vino libanese, come il Rosé de Ksara. «I vini libanesi sono solitamente di scuola francese e provengono dalla Valle della Beqa’. Sono molto più secchi dei nostri e molto meno fruttati».

Tra le altre proposte di beverage, anche una lunga lista di freschi cocktail. «Uno dei miei preferiti è il Cosmopolitan – racconta Ruggero Mameli – ma mi diletto nella preparazione di molti altri, che si bevono a Hong Kong come a New York». Il compito di Mameli, però, oltre all’accoglienza, è l’organizzazione delle mostre. «Per questo mi affido a dei curatori, che solitamente osano un po’ di più nella ricerca di materiali particolari. Quello che ci preme – conclude – è sostenere l’arte di Sardegna e gli artisti sardi, quelli che, per intenderci, fanno arte dieci ore al giorno».

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