La Nuova Sardegna

One man show

Arturo Brachetti incontra i fan nella redazione della Nuova Sardegna a Cagliari: «Unico, ci ha folgorato»

di Ilenia Mura

	(fotoservizio di Mario Rosas)
(fotoservizio di Mario Rosas)

Il maestro del trasformismo nell’isola per il tour “Solo” che chiude al Teatro Massimo

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Arturo Brachetti è One man show anche nella redazione cagliaritana della Nuova Sardegna. Prima che la seconda serata al teatro Massimo abbia inizio, i suoi fan lo attendono per scattare qualche foto insieme e ricevere direttamente dalle sue mani la t-shirt bianca che porta la scritta “Solo” di e con Arturo Brachetti. Perché in scena – dall’8 giugno a stasera, teatro Massimo dalle 21 – c’è un imperdibile leggenda del trasformismo internazionale che – da solo – porta sul palco 60 personaggi, cambiando abito e faccia in una manciata di secondi. Un mistero, una leggenda, appunto, tanto da essere conosciuto a livello internazionale come The legend of quick-change: la leggenda del rapido cambio d’abito.

Il performer torinese di 57 anni è famoso in tutto il mondo per la grande maestria di trasformarsi, cambiare costumi «che sono anche molto pesanti» alla velocità della luce, per incarnare di volta in volta famosi personaggi della storia dello spettacolo e non solo. Cento vestiti in cento secondi. Così in un attimo Pavarotti diventa Elvis Presley. Beyoncé assume i panni di Michael Jackson. E poi Cenerentola: un secondo prima indossa gli stracci, un secondo dopo porta i tacchi di cristallo e un abito da favola. Ma come è possibile, dove sta il trucco? «Svelare il segreto non si può, però posso dire che dietro il palcoscenico c’è davvero un gran lavoro. Anche se, fondamentalmente, mi aiutano in due».

Ore 16 di un lunedì con 37 gradi all’ombra. Il Maestro Brachetti spacca il minuto. Abito di lino e borsalino bianco, fa il suo ingresso in redazione dove ad attenderlo, oltre a un folto gruppo di cagliaritani, ci sono anche due ammiratrici che hanno macinato 220 chilometri per vedere lui e lo spettacolo che nella prima data della tre giorni a Cagliari ha già stregato la platea: «Siamo appena arrivate da Sassari». Madre e figlia, Diletta Diana e Isabella Mastino lo abbracciano, baciano e confessano che fare un viaggio di due ore e mezzo, nonostante le temperature africane, «ne è valsa veramente la pena».

Per conoscere un mito nato per caso fra le mura di un collegio salesiano «avevo iniziato per gioco con i vestiti cuciti da mia madre», racconta Brachetti, sono arrivati anche diversi giornalisti delle cronache locali e l’ambasciatore della cultura e del folklore sardo nel mondo, Giuliano Marongiu: «Sono affascinato da sempre, ho avuto modo di incontrarlo a Villacidro qualche anno fa e mi aveva raccontato la sua vita e come nasce la sua arte. Ora non vedo l’ora di vedere il suo spettacolo. Chi l’ha visto mi ha detto di esserne rimasto folgorato». «Dopo Leopoldo Fregoli, ecco Brachetti: quando è arrivato sul palco, al suo esordio, lo ha fatto con una naturalezza e grazia straordinaria. Ma anche con una grande ironia. Nel suo spettacolo non c’è solo arte, ma anche un pensiero e una sensibilità personale», racconta la giornalista Anna Brotzu

Fra gli estimatori arrivati in redazione per un autografo c’è chi porta in dono l’amuleto sardo per eccellenza. «Le ho portato “Su Coccu”, un portafortuna col potere di proteggere dal malocchio», spiega un giovanissimo fan che gli stringe al polso il nastrino rosso col ciondolo di ossidiana augurandogli «una vita di rapporti veri e grandi soddisfazioni che duri fino a cent’anni». Brachetti ringrazia.

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