Francesco Gabbani torna in Sardegna: «Il successo cambia la vita, ma i miei valori restano gli stessi»
Il cantautore toscano porterà la sua musica nell’area archeologica di Tharros il 7 luglio
Francesco Gabbani arriva in Sardegna. Il cantautore toscano il 7 luglio porterà la sua musica nell’area archeologica di Tharros. Un concerto-evento all’interno della rassegna “I Giganti dell’Arte” organizzata dalla Fondazione Mont’e Prama. Una tappa del tour “Dalla tua parte” con cui Gabbani celebra i dieci anni dall’uscita di “Amen”, il primo step di un percorso che in poco tempo lo ha portato ai piani alti della musica italiana.
Dieci anni fa è iniziata la corsa verso Sanremo dove vinse con “Amen”: tre aggettivi per descrivere questo decennio.
«Direi: entusiasmante, naturale, soddisfacente. Ho trascorso dieci anni facendo musica, che è sempre quello che avevo sognato. È stata la realizzazione di me stesso. Sono dieci anni in cui ho toccato con mano il fatto di essere riuscito a raggiungere una condizione di grande privilegio con la mia passione. Nulla è caduto dal cielo, nessuno mi ha regalato nulla. È una cosa che ho voluto e ho raggiunto facendo scelte e sacrifici».
Il successo cambia più le vite o le persone?
«Se per vita intende come sei percepito dalla società allora è indubbio che ti cambi. Nel mio caso poi è stato un successo nazionalpopolare, arrivato a Sanremo. Io ero già grandicello, avevo 33 anni. La cosa mi ha sconvolto perché è sconvolgente il successo. Ma interiormente non credo di essere cambiato. I miei valori, il modo di approcciarmi alla vita sono gli stessi di prima».
L’immagine di questi 10 anni è lei in ginocchio che chiede scusa a Fiorella Mannoia.
«In questi anni l’ho ripetuta come gag per scherzare anche con altri artisti, ma quel momento è stato naturale, puro. Altri avrebbero preso quel premio senza dire nulla. In quel momento io invece ho avuto uno slancio di imbarazzo. Ero felicissimo di avere vinto Sanremo, ma mi sembrava di avere soffiato la vittoria a Fiorella. Ai tempi non ci conoscevamo, per lei avevo un grande rispetto. Anni dopo mi ha voluto sullo stesso palco del festival come ospite della serata cover. È stato un modo anche per mettere a tacere chi pensava che tra noi ci fosse stata chissà quale diatriba».
È stato difficile imporsi in un’epoca in cui prevalgono il rap e la trap?
«Non so se sia stato difficile, ma ho la consapevolezza che il mio è stato un successo atipico. Perché sia accaduto non lo so spiegare. Forse anche per quella componente di sincerità, di veridicità rispetto a quello che faccio. Se sei di moda a un certo punto sei destinato a sparire. Invece, chi ha una classicità, chi ha caratteristiche peculiari identificative che vanno oltre la moda, se trova spazio o collocazione, ha davanti a sé un binario. Ovviamente tra alti e bassi, come in tutte le carriere. Dopo il grande successo di “Occidentali’s Karma” tanta gente veniva a vedermi per capire chi fosse questo fenomeno della famosa e travisata scimmia. Dopo 7 o 8 anni invece fortunatamente la gente viene ai miei concerti perché vuole seguirmi. È come se si fosse creato un interscambio energetico...».
“Viva la vita così com’è”: è un inno ad accontentarsi malgrado questa società sembri chiedere sempre di più?
«C’è anche questa componente. Oggi l’uomo ha la tendenza ad avere tutto ciò che non ha. È un meccanismo che fa parte del sistema capitalistico. Il consumismo illude di trovare la felicità nell’avere. “Viva la vita” è un invito ad accontentarsi di quello che si ha, ma anche del fatto che alcune risposte non riusciamo a darcele. Penso alle domande sul significato universale della esistenza, sul mistero della vita. Storicamente l’uomo ha sempre cercato di trovare risposte. Ma se non le troviamo inutile esasperarci, è preferibile che accettiamo che siamo parte del tutto della vita. Mi è stato molto di ispirazione leggere Tiziano Terzani. Mi ha illuminato, soprattutto grazie ai libri scritti quando era già malato di cancro».
“Se avrai torto o ragione per me non sarà importante sappi che io sarò sempre dalla tua parte”: chi è stato sempre dalla sua parte?
«Sicuramente mio fratello Filippo, batterista e coautore anche di “Occidentali’s Karma”, che mi ha sempre appoggiato. Il mio staff di management che è sempre lo stesso: ha creduto in me e ha sostenuto la mia causa. E poi, da quando stiamo insieme, la mia compagna Giulia, che mi ha aiutato tanto. La mia famiglia mi ha sempre invitato a tenere i piedi per terra. Il mio è un sogno coltivato da solo».
Ha scritto per Mina, Celentano e Vanoni. Come è stato lavorare con i grandi maestri?
«Dei tre mostri sacri ho incontrato solo Ornella, una volta, ma ogni tanto ci sentiamo. Celentano solo per telefono: mi chiamò per chiedermi se poteva cambiare una cosa. Fu surreale. Mina mai, l’unico contatto fu il figlio Massimiliano Pani, che mi comunicò che sua madre avrebbe cantato il mio brano».
Con questo tour ora arriva in Sardegna dove anni fa girò “Pachidermi e pappagalli”.
«Un ricordo fantastico, un video prodotto dalla Lebonski di Salmo. Girammo nelle cale di Golfo Aranci. La Sardegna è una terra incredibile: ogni volta rimango incantato dalla bellezza. Non vedo l’ora di vedere Tharros: non ci sono mai stato, ma sono tendenzialmente affascinato dalle emozioni che si possono trovare in simili contesti».