La Nuova Sardegna

La prima a teatro

Matteo Porru diventa attore: «La follia nella mia testa per il debutto in scena»

di Paolo Ardovino
Matteo Porru scrittore
Matteo Porru scrittore

L’autore cagliaritano a Rebeccu con lo spettacolo “Chiuso per festa”

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Sassari E adesso? Adesso il teatro. Adesso come da sempre, in realtà, aggiungerebbe il diretto interessato. Matteo Porru dopo l’ultimo romanzo, “Il volo sopra l’oceano”, un documentario autobiografico e un programma tv su Raiplay, adesso si cimenta con il teatro. Debutta infatti questa sera a Rebeccu – è la prima nazionale – lo spettacolo “Chiuso per festa”. Da lui scritto, da lui portato sul palco. L’autore cagliaritano, enfant prodige del panorama letterario nazionale ora si fa spazio nel mondo del teatro. Anche se «in realtà lo frequento da sempre». In senso fisico, «abbonamento da quando avevo 11 anni al Teatro Massimo di Cagliari. Fila H posto 11», e come penna, «da alcuni anni sono drammaturgo per il Teatro stabile del Veneto», per cui ha scritto spettacoli come “Talismani” e “Cobalto”. Il dietro le quinte lo conosce.

Ora conoscerà anche il palco, quel discorso di travi di legno che si piegano sotto i passi, di pause tra una battuta e l’altra, di occhi puntati addosso e, speriamo pochi, cellulari che squillano. Al Teatro Botanico del borgo di Rebeccu, stasera alle 21.30. Lo spettacolo, di e con Matteo Porru, conta sulla consulenza artistica dell’attrice e regista olandese Marleen Scholten. «In molti sognano di entrare nella testa di uno scrittore. Ma cosa accadrebbe se fosse chiusa per festa? Come si uniscono e da dove arrivano le voci, le trame, i tempi dell’invenzione?», sono gli interrogativi da cui comincia “Chiuso per festa”.

«Mi è sempre piaciuto scrivere per il teatro. Fare teatro, be’, è qualcosa che avrei voluto fare da tanto – spiega Porru –. Un’opera che mi ha cambiato? Sicuramente “Qualcuno volò sul nido del cuculo” con la regia di Alessandro Gassmann. Un altro regista che mi piace tanto è Alessandro Serra che da “Macbettu” in poi ha dimostrato qualità impressionanti. Poi Francesca Merli, ho lavorato con lei, ha un tipo di regia multimediale». Va in questa direzione il teatro secondo Matteo Porru: «Sì, deve ibridarsi con altri tipi di linguaggi e sviluppare tante cose. In Sardegna abbiamo dei pionieri pazzeschi, penso a Giovanni Carroni o Gianluca Medas». Della magia e della poesia del teatro, l’autore dice di apprezzare «la mimesi. Il fatto che io ci sia dentro ma potrei essere in qualunque altro posto. La cosa che mi piace di più in assoluto è il buio. Vedere uno spettacolo è un atto di fede», teorizza. Nel suo spettacolo, Matteo Porru mette in scena quello che viene presentato come un carosello di personaggi e di storie, «fra il carnevalesco e il drammatico», dove la riflessione centrale è sul meccanismo dell’immaginazione. «“Chiuso per festa” è una follia – così lo descrive l’autore –. È spinto sia nell’aspetto grottesco e sia in quello drammatico. Mi piace giocare con le emozioni, ti portano su e giù». Questa sera l’appuntamento sardo rappresenta la prima nazionale, ma in programma c’è già una serie di repliche in giro per l’Italia. «Qua parlo io. Dopo aver scritto per altri, adesso entro nei personaggi, la logica dello spettacolo è sulla domanda : cosa succede nella testa di uno scrittore? Ed è una riflessione che ho sempre fatto, che mi accompagna da sempre. Lo scrittore recepisce e converte, ma è interessante vedere cosa e come succede».

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