Nel Collezionista di memorie i luoghi dei film dei Vanzina
L’avvocato Pier Ettore Olivetti Rason fa rivivere un’epoca attraverso i suoi simboli
Pier Ettore Olivetti Rason, avvocato fiorentino dalle scelte imprenditoriali che raccontano più di una semplice carriera forense. Il collezionista di memorie, volume curato da Giuseppe Giusti e pubblicato da Giunti, si propone come un’operazione ibrida, un tentativo di legare le vicende personali a quelle della cultura popolare italiana degli ultimi decenni.
Il titolo, suggerito dal giornalista Gianluca Tenti, nasce da un’intuizione: Olivetti Rason non colleziona oggetti, ma “luoghi della memoria”. Il Bagno Marechiaro di Forte dei Marmi, reso celebre da Sapore di mare (1983) dei fratelli Vanzina; l’Hotel Fanes di Cortina d’Ampezzo, set di Vacanze di Natale (1983); lo storico Harry’s Bar di Firenze. Acquisizioni che vanno oltre la logica del puro investimento e affondano le radici in un immaginario condiviso. Il libro si apre con una lunga prefazione di Tenti, che racconta un colloquio con Enrico Vanzina. È qui che emerge il tema: il cinema e la commedia all’italiana non sono solo intrattenimento ma veicoli di lingua, mode, ricordi. È ciò che cristallizza un’epoca, trasformando luoghi fisici in simboli. Come il Marechiaro o il Fanes, che da semplici stabilimenti balneari o alberghi sono diventati icone generazionali.
La struttura è articolata in cinque “atti”, come in una pièce teatrale. Si parte da un caso giudiziario storico: il “caso Bruneri-Canella”, noto come lo “Smemorato di Collegno”, a cui è legato un prezioso fascicolo ereditato dall’avvocato, appartenuto al bisnonno, il giurista Federico Cammeo. Uno spunto che fa da prologo a una riflessione sulla memoria, sul suo farsi prova, sulla sua labilità. Il racconto procede poi per accumulo di dettagli, aneddoti, incontri. L’avvocato si rivela un uomo schivo, tanto da chiedersi, quasi in chiusura, se pubblicare il libro sia stata “la cosa giusta”. Le pagine scorrono tra ricordi familiari, la tragica scomparsa della sorella Ginevra, le vacanze tra Forte dei Marmi e Cortina, gli affetti, la passione per l’arte. Lo stile di Giusti, che firma il testo con un ñom de plume, è colloquiale, a tratti digressivo. Il libro trova il suo punto di forza nella sua natura ibrida e nella scelta di un protagonista atipico: non un divo, ma un “facilitatore” di memorie. Il collezionista di memorie è un tentativo di riflettere su come certi luoghi, resi immortali dal cinema, possano essere preservati e restituiti al presente senza snaturarne l’anima. Olivetti Rason non gestisce direttamente i suoi “acquisti-simbolo”, ma affida a partner qualificati il compito di tenerne viva la leggenda, in un’ottica di qualità e rispetto della tradizione. In un’epoca di turismo mordi-e-fuggi e di omologazione, l’operazione dell’avvocato fiorentino suona come una dichiarazione di intenti: investire sulla bellezza e sulla storia, non per chiudersi nel passato, ma per costruire in futuro.