La Nuova Sardegna

Il ricordo

Cinque anni senza Gigi Proietti. Nell’estate 2008 girò un film di Vanzina a Porto Rotondo

di Alessandro Pirina
Cinque anni senza Gigi Proietti. Nell’estate 2008 girò un film di Vanzina a Porto Rotondo

Riproponiamo l’intervista con il grande attore romano scomparso il 2 novembre 2020 a 80 anni

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Sassari Nella primavera 2008 Gigi Proietti girò a Porto Rotondo un episodio di “Un’estate al mare” di Carlo Vanzina. Un film corale con Lino Banfi, Ezio Greggio, Enrico Brignano, Nancy Brilli e tanti altri in cui il grande mattatore romano, scomparso il 2 novembre 2020, interpretava un attore smemorato che doveva tenere uno spettacolo al teatro Ceroli di Porto Rotondo. In quella occasione fu intervistato dalla Nuova Sardegna.

Se il grande schermo chiama, Gigi Proietti non si tira indietro. Soprattutto se dietro la macchina da presa c'è la premiata ditta Vanzina. Dal 27 giugno il mattatore romano sarà al cinema con «Un'estate al mare», la risposta balneare ai cinepanettoni natalizi. Per il debutto estivo nelle sale i Vanzina hanno chiamato a raccolta molta comicità televisiva (Banfi, Greggio, Brignano, Ceccherini), più Nancy Brilli e le immancabili bellezze mozzafiato come Falchi, Seredova e Silvstedt. A fare da collante Gigi Proietti, narratore e protagonista dell'ultimo episodio, girato nei giorni scorsi a Porto Rotondo tra piazzetta, porto, Sporting e anfiteatro.

Proietti, chi è il suo personaggio Giulio Bonetti?

«È un attore che fa doppiaggio senza grande successo a cui capita una grande occasione in vacanza in Sardegna: il protagonista di un'importante pièce teatrale si becca un'insolazione e non può salire sul palcoscenico. Tocca così a lui sostituirlo nella «Signora delle camelie». Ma si rivela un disastro: non ha memoria, sbaglia tutti gli accenti, fa un errore dietro l'altro. In pratica, è un pezzo di farsa classica che io spesso faccio a teatro. Lì funziona bene, vediamo se accadrà lo stesso anche al cinema».

Cosa ci fa un grande attore di teatro in un film da cassetta?

«Innanzitutto, fare film da cassetta è più difficile che farne altri. Quindi, tanto di cappello a chi ci riesce. Un discorso che vale anche per il teatro: se uno ha successo di pubblico, c'è sempre qualche critico che storce la bocca. In molti associano la sala vuota al buon prodotto, ma così non è. E poi lavorare con i Vanzina è eccezionale, mi trovo benissimo, sono uomini intelligenti e di grande cultura. Con loro ho fatto diversi film e non è escluso che torneremo presto a lavorare insieme».

Lei non disdegna neanche la televisione.

«Assolutamente no. Io sono contro gli steccati tra chi fa cinema e chi fa tv: l'importante è realizzare cose ben fatte. E, comunque, non è che io ne abbia fatto così tanta: in dodici anni di Maresciallo Rocca, che rimane imbattuto negli ascolti, ho fatto solo 28 puntate. Non mi pare tanto».

Che differenza c'è tra cinema e fiction?

«Sono cugini: il mezzo è lo stesso, è la distribuzione che è diversa. Ma alla fine quello che conta è il risultato».

In questi ultimi anni lei è stato uno dei protagonisti dell'Estate Romana: il suo Don Giovanni di Mozart riempì piazza del Popolo. Crede che con la vittoria di Alemanno e il suo insediamento nella poltrona di sindaco cambierà qualcosa?

«Tengo a sottolineare che la lirica in piazza fu un'idea di Veltroni, io ero molto perplesso, ma alla fine i numeri, quasi 100mila persone, diedero ragione a lui. Per quanto riguarda l'Estate Romana non credo che il nuovo sindaco voglia smantellarla, sarebbe controproducente. Forse ci sarà qualche modifica, ma per quest'anno non mi aspetto grandi variazioni. Anche perché neanche loro si aspettavano di vincere».

Alcuni suoi colleghi, da Claudio Amendola a Giuliana De Sio, tutti di provata fede veltroniana come lei, hanno apprezzato le parole di Alemanno su una Festa del Cinema meno americana e più italiana. Lei che ne pensa?

«Sinceramente non ho ancora capito cosa debba essere una festa del cinema. Che si faccia un evento a Roma va più che bene. Se poi si aiuta il cinema italiano ancora meglio. Ma per ora ho sentito parlare solo di un accorpamento tra i David e la festa di ottobre: mi sembra un po' poco».

Il suo grande amore resta il teatro. Il siluramento dal Brancaccio risale al luglio scorso: ce l'ha ancora con Maurizio Costanzo?

«Su quel signore là non dirò più una parola. So che i numeri non sono quelli di una volta, ma per ora a Roma mi accontento di dirigere il Silvano Toti Globe Theatre, un piccolo teatro in cui giovani compagnie recitano solo Shakespeare. Mi auguro che la nuova giunta rinnovi la convenzione».

Difficile che Roma rinunci a Gigi Proietti.

«Pensavo lo stesso del Brancaccio, ma poi è andata com'è andata».

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