La Nuova Sardegna

L’intervista

L’attrice Romana Maggiora Vergano: «Ho scoperto che in Sardegna c’è un paese che si chiama Romana, devo andarci!»

di Fabio Canessa
L’attrice Romana Maggiora Vergano: «Ho scoperto che in Sardegna c’è un paese che si chiama Romana, devo andarci!»

Richiestissima tra i progetti cinematografici, la si potrà vedere negli episodi di “Portobello” di Marco Bellocchio

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Il diploma alla Scuola d’arte cinematografica Gian Maria Volonté, le prime esperienze tra cinema e televisione e poi la svolta con l’enorme successo di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, dove ricopre il ruolo della figlia del personaggio interpretato dalla stessa regista, seguito dalla grande prova nel film autobiografico di Francesca Comencini “Il tempo che ci vuole” grazie alla quale ha anche vinto il Nastro d’argento come miglior attrice protagonista. Così Romana Maggiora Vergano, 28 anni da compiere tra pochi giorni, si è imposta come nuova stella della recitazione in Italia. Richiestissima tra progetti cinematografici e seriali, presto la si potrà vedere anche negli episodi di “Portobello” di Marco Bellocchio, da poco è tornata nelle sale con “La valle dei sorrisi” che è tra i titoli del Carbonia Film Festival in programma da oggi 5 novembre a domenica. A presentarlo (la proiezione è prevista sabato) ci sarà proprio l’attrice che nel particolare horror soprannaturale di Paolo Strippoli interpreta la proprietaria del bar di un piccolo paese di montagna, dove tutti gli abitanti sembrano innaturalmente felici, nel quale si trasferisce per una supplenza un tormentato insegnante di educazione fisica a cui presto il volto Michele Riondino. «È un film – sottolinea Romana Maggiora Vergano – che propone una riflessione molto attuale sulla sofferenza, sull’importanza per andare avanti di attraversare il dolore e non reprimerlo».

Romana, l’horror ha sempre molti fan e soprattutto tra i giovani. Il suo rapporto con il genere com’è?

«Prima di fare questo film era più un non rapporto. Nel senso che gli horror mi hanno sempre fatto molta paura e ne ho visti pochissimi, giusto in qualche occasione per Halloween o per recuperare dei classici restaurati. Però adesso che mi ci sono avvicinata anche come interprete li vedo in maniera un po’ diversa e devo dire che dal punto di vista attoriale sono molto interessanti, ti mettono davanti a possibilità e difficoltà che non avevo ancora esplorato».

Qual è stata la sfida maggiore nell’affrontare questo ruolo?

«Ho ancora un’esperienza limitata e in precedenza avevo sempre fatto film con storie di impianto realistico, trovandomi a mio agio in quei ruoli. In un film come “La valle dei sorrisi” ho dovuto abbracciare il soprannaturale, cercando però di mantenere credibilità nelle scene. Il bello di questo mestiere è anche sperimentare e farlo con un regista come Paolo Strippoli, giovane ma con una forte identità, è davvero stimolante».

Il film è stato presentato in anteprima alla Mostra di Venezia, così come i primi episodi della serie “Portobello”, in uscita nei primi mesi del 2026, dove interpreta Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora. Com’è lavorare con un maestro come Marco Bellocchio?

«Un privilegio. Ha una straordinaria energia e ti coinvolge completamente con la sua disponibilità. Non fa pesare agli altri la sua grandezza, non ti tratta da marionetta. Al contrario si mette in discussione, chiede una collaborazione attiva e in questo modo tira fuori il meglio dagli interpreti. Non a caso le sue opere mettono sempre in risalto il lavoro degli attori».

Le riprese in parte sono state realizzate in Sardegna.

«Purtroppo non scene che mi riguardavano. In Sardegna è stata ricostruita la parentesi in carcere e io interpreto la compagna che non poteva andare a trovarlo e Tortora non voleva nemmeno farsi vedere da lei in quella situazione. Negli ultimi anni sono però stata più volte a Cagliari a fare visita a mio fratello gemello che si è trasferito per un periodo nell’isola per motivi di studio. E ho un cane sardo! L’ho preso al canile di Quartu e portato a Roma. Poi ho scoperto di recente che in provincia di Sassari c’è un paese che si chiama Romana come me, devo assolutamente andarci».

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