Heart Valve Center del San Raffaele di Milano, 5 anni di innovazione

MILANO (ITALPRESS) – L’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano celebra i cinque anni dell’Heart Valve Center, eccellenza nazionale e internazionale della chirurgia riparativa mitralica e coronarica a cuore battente. Un punto di riferimento per il trattamento chirurgico e ibrido delle patologie complesse dell’aorta, incluso arco e aorta discendente. “L’Heart Valve Center è un centro multidisciplinare dedicato alla cura, alla prevenzione e al trattamento sia medico che chirurgico delle patologie valvolari. In questi cinque anni, abbiamo raccolto i frutti del lavoro di un gruppo molto ampio di professionisti”, spiega il professor Francesco Maisano, primario dell’Unità di Cardiochirurgia, direttore del centro e professore ordinario di Cardiochirurgia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele. “L’anno scorso, ad esempio, abbiamo operato più di 500 pazienti affetti da patologia mitralica. La chirurgia della mitrale ha dato un risultato eccellente con una mortalità zero e con un tasso di riparazione elevatissimo. Trattiamo pazienti sia per via chirurgica mininvasiva, endoscopica che per via percutanea e trattiamo tutte le valvole del cuore in vari modi con un gruppo multidisciplinare che fornisce tutte le opzioni possibili oggi esistenti, anche quelle più innovative, addirittura quelle in fase ancora sperimentale. Questo ci consente di dare a ogni paziente l’intervento ideale in base alle proprie necessità e in base anche al proprio stato clinico”. Nell’Heart Valve Center del San Raffaele di Milano lavorano chirurghi, emodinamisti, cardiologi dello scompenso, aritmologi, un gruppo di professionisti che, insieme, dedicandosi al malato, cercano la soluzione ideale per ogni singolo paziente. “Oggi e in un centro come il San Raffaele che da 30 anni si occupa di patologie valvolari, mettere insieme queste professionalità è fondamentale per stare al passo con i tempi – precisa il professor Maisano – Questa attività ha anche ridotto di molto il rischio delle procedure, tant’è vero che, per esempio, la chirurgia ha una mortalità zero nel nostro istituto. E questo anche perchè pazienti ad alto rischio vengono indirizzati verso procedure meno invasive, meno rischiose e che consentono anche di trattare i soggetti un tempo inoperabili, che tuttora vengono magari esclusi dal trattamento in altri ospedali meno attrezzati”. Parlando di innovazione negli interventi, “vent’anni fa non c’erano le procedure percutanee. Questo è stato un grandissimo passo avanti nella medicina cardiovascolare e specificamente nella patologia valvolare. Le patologie valvolari colpiscono una persona su dieci dopo i 70 anni; quindi, soggetti più fragili che in alcuni casi non possono sopportare un intervento chirurgico”. “Oggi – prosegue il direttore dell’Heart Valve Center di Milano – riusciamo a trattare anche persone molto fragili con interventi meno pesanti che possono migliorare la loro qualità di vita e in alcuni casi modificare la loro prognosi. Sono tecniche che permettono di non aprire il cuore, quindi non si tratta di interventi a cuore aperto. In alcuni casi si fanno addirittura in anestesia locale e quindi evitando tutto il trauma chirurgico”. Questo non significa che “la chirurgia non abbia ancora un ruolo. Infatti, nel paziente più giovane la chirurgia della mitrale per via endoscopica è un intervento che ha un rischio bassissimo”. “L’innovazione in medicina cardiovascolare e in cardiochirurgia non è mai ferma e l’Heart Valve Center che dirigo fa parte di un sistema, anche universitario, in cui ci occupiamo anche di istruzione, di formazione e di innovazione”, sottolinea il primario del San Raffaele. “L’innovazione, in questo momento, va nella direzione dell’automatismo, del controllo di qualità, della sicurezza. Abbiamo iniziato con questo processo vent’anni fa e siamo stati veramente tra i primi, abbiamo sviluppato degli interventi che vengono oggi utilizzati in tutto il mondo. Quindi questo aspetto è qualcosa già di acquisito”. In futuro, la sfida riguarderà più che altro “come far sì che queste procedure vengano eseguite sul più alto numero possibile di persone, dal più alto numero possibile di medici nel mondo”. Questo processo, spiega ancora il professor Maisano, “si basa sia sulla robotica che sull’intelligenza artificiale, tutti strumenti che fanno un pò paura a chi non è del settore ma che, in realtà, se applicati correttamente, garantiscono un grado di sicurezza maggiore durante gli interventi”. “Immaginiamo quello che succede nel campo dell’avionica, dove gran parte dei problemi vengono gestiti in automatismo da un sistema che supporta il pilota. Noi siamo come dei piloti e questi strumenti ci aiutano a prendere delle decisioni”, conclude.
– foto screenshot video IRCCS Ospedale San Raffaele –
(ITALPRESS).