Giulia e le altre, il silenzio è un crimine universale
Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne Il 25 Novembre è un richiamo sulle discriminazioni quotidiane
Quando il silenzio diventa un crimine universale, come possiamo rimanere indifferenti? Il prossimo sabato, il 25 novembre, il mondo si unirà in un grido unanime contro la violenza nei confronti delle donne. Ma la lotta non si combatte solo in un giorno, è un impegno costante per smantellare le radici di un male che affligge la nostra società.
Il 25 novembre 2023, giorno della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, dovrebbe essere un richiamo potente alla discriminazione quotidiana che le donne subiscono. Il richiamo è chiaro e inequivocabile: le donne devono godere degli stessi diritti e opportunità degli uomini, senza essere considerate inferiori. Troppo spesso, però, ci scontriamo con una mentalità che perpetua l'idea di una presunta inferiorità femminile, conferendo agli uomini il presunto diritto di agire secondo la loro volontà. Questo atteggiamento è profondamente sbagliato e manca del rispetto fondamentale che ogni individuo merita.
La violenza contro le donne non si manifesta solo in forma fisica. Il "gaslighting", una subdola forma di manipolazione psicologica, è altrettanto dannoso. Quando una donna viene silenziata con un "Stai zitta!" durante una conversazione, inizia la violenza psicologica. Queste parole, spesso trascurate, sono solo la punta dell'iceberg, seguite da un "Non capisci niente!" che mina la dignità e la sicurezza della donna. La violenza psicologica merita più attenzione, è una forma di manipolazione che passa inosservata; ma le parole lasciano lividi.
La nozione fondamentale è che il no di una donna deve essere rispettato. La giustizia è importante, ma ancor prima di chiedere giustizia, dobbiamo agire per prevenire la violenza. Il rifiuto di accettare la violenza come normale è il primo passo verso un cambiamento significativo.
Il 25 novembre deve rimanere impresso nella nostra memoria come un monito per tutte le donne che subiscono maltrattamenti ogni giorno. Dalle nonne uccise per difendere l'onore familiare alle ragazze che crescono temendo la rabbia dei compagni di scuola, il problema persiste.
Abbiamo la responsabilità di riconoscere la violenza di genere in tutte le sue forme, inclusa quella psicologica spesso trascurata.
La narrazione della violenza di genere non può limitarsi alle fiabe, dove il femminicida è la "Bestia". Questo non è un caso eccezionale o una fatalità, ma una conseguenza della cultura patriarcale che deumanizza le donne e concede agli uomini un potere indesiderato.
Giulia, Anna, Chiara, Francesca, e Tutte le Donne meritano rispetto e sicurezza. Il 25 novembre è una chiamata all'azione, affinché la giornata mondiale contro la violenza sulle donne non sia solo un grido momentaneo, ma il primo passo verso un cambiamento duraturo. Non possiamo permettere che il silenzio diventi un crimine universale. Abbiamo il dovere di dare voce a chi è costretto al silenzio e di costruire un mondo dove le donne possano vivere libere dalla paura.
In questa lotta contro la violenza sulle donne, ricordiamo che il vero crimine universale non è solo nell'atto violento, ma nel silenzio che lo permette. Rompiamo il silenzio, difendiamo la dignità e costruiamo un mondo dove la voce delle donne risuona, forte e libera: perché solo quando il silenzio cessa, il crimine universale si spegne.
*Giulia è una studentessa del liceo classico Convitto Nazionale Canopoleno di Sassari