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L'indifferenza per la democrazia è come il petrolio sulle ali di un gabbiano

di Giorgio Sanna*
L'indifferenza per la democrazia è come il petrolio sulle ali di un gabbiano

Pensare è un dovere per ciascuno di noi

14 dicembre 2023
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Antonio Gramsci, nei suoi scritti del 1917-18, sembra prevedere ciò che di lì a poco sarebbe successo in Italia, ossia l’avvento del Fascismo. Si scaglia contro quelli che, in seguito, Primo Levi definirà “Zona grigia”, la massa disinteressata che lascia che le cose accadano, senza ideali, senza imporsi per l’una o per l’altra causa, e così facendo “lasciano salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare”, uomini che “tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa”. Proprio loro, membri della zona grigia, scegliendo di non aver un’opinione, portano al cedimento di stati e politiche, dirottate da interessi personali di pochi.Quella stessa incertezza di chi tra i troiani, alle porte Scee, non seppe scegliere se accogliere il cavallo o fidarsi di Laocoonte. E’ l’immagine della città di Troia che arde sotto assedio che Gramsci deve aver visto proiettata nella sua mente ogni volta che sentiva le parole ‘Ignavia’ ed ‘Indifferenza’. Per quest’ultimo l’indifferenza è una chiara scelta, la peggiore. E’ ciò che rallenta la storia. “Vivere vuol dire esser partigiani”, scrive, esser partigiani vuol dire vivere ed avere un ideale.

Vivere è, allora, avere uno slancio, un volo, e forse, come direbbe Giorgio Gaber “Con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una, da una parte, la personale fatica quotidiana, e dall’altra il senso di appartenenza ad una razza che voleva spiccare il volo”. Questo dev’esser vivere veramente per Gramsci, avere le ali aperte per quel volo. L’indifferenza però è come petrolio nelle ali del gabbiano ipotetico di ognuno, “Senza nemmeno più l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito”.

Purtroppo, sempre più, non possiamo che dar ragione a Gramsci, vivendo in un Paese nel quale l’indifferenza (forse diventata ormai rassegnazione), soffoca la democrazia. Quest’ultima dovrebbe mettere in atto il volere del popolo, ma in un paese ‘democraticamente attivo’ per solo il 60% (indifferente al 40%) questo volere non esiste. Questo dato, purtroppo, sembra destinato a peggiorare, e probabilmente non importa se sarà un’improvvisa presa di coscienza o un “terremoto” a smuovere le masse dell’indifferenza.

Nel nostro piccolo ciò che possiamo fare, forse, è continuare a sperare nel volo, non abbandonarsi all’indifferenza, riducendosi, come diceva Dante, a “spiriti tristi che in Terra visser sanza 'nfamia e sanz a lodo”.

*Giorgio è uno studente del liceo classico, musicale, coreutico Azuni di Sassari


 

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