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Evadere dal carcere della ignoranza

di Elisa Mele*
Evadere dal carcere della ignoranza

La dispersione scolastica, emergenza culturale che in Italia coinvolge più di 11 ragazzi su 100. Come scrisse don Lorenzo Milani, ispirando Dario Fo: «L’operaio conosce trecento parole, il padrone mille. Per questo è lui il padrone»

26 gennaio 2024
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L’11,5 per cento della popolazione italiana, ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 e i 24 anni, abbandona precocemente gli studi superiori. Questo sconfortante dato statistico risulta il più elevato della media europea.

Sempre secondo i dati ISTAT relativi all’anno 2022, il 37,4 per cento degli adulti ha soltanto la licenza media e il fenomeno dell’abbandono scolastico si presenta maggiormente tra la componente maschile (che raggiunge il 40,1 per cento) rispetto a quella femminile (34,8 per cento).

La Sardegna ha la maglia nera a livello nazionale con il 19,1 per cento di abbandoni del corso di studi che era stato scelto in origine.

L’aumento della dispersione scolastica genera un vuoto di competenze che influisce inevitabilmente in modo negativo sulla società a livello sia economico che sociale.

«L’operaio conosce trecento parole, il padrone mille: per questo è lui il padrone». È questa la frase che, pronunciata da don Lorenzo Milani (1923-1967), diede il titolo a una commedia del premio Nobel Dario Fo che la rappresentò per la prima volta a Genova nel 1969, e che sembra ancora molto attuale. Nell’opera di Fo, l’uomo ignorante tende ad accettare inconsapevolmente decisioni prese da altri perché non ha le capacità che gli permettono di prenderle da sé.

Proprio per questo, a ragione, si può considerare l’ignoranza come un carcere da cui bisogna necessariamente evadere e il mezzo principale per farlo è l’istruzione.

Nonostante ciò, molti giovani credono che la scuola sia una prigione e non si rendono conto che essa rappresenta un’occasione imperdibile per sviluppare il proprio pensiero critico e di conseguenza la propria indipendenza economica e sociale.

In uno Stato democratico è necessario che i cittadini abbiano ampie conoscenze e che riconoscano l’importanza dell’istruzione così che possano valutare notizie e informazioni e scegliere liberamente chi mettere a capo del Paese.

Dato che le menti deboli chiedono l’uomo forte, gli ignoranti non sono capaci di pensare e di agire con la propria testa ma hanno bisogno che qualcuno prenda in mano le redini della loro vita.

L’ignoranza viene dimostrata anche da quelli che preferiscono comprarsi i titoli piuttosto che studiare per ottenerli.

Molti studenti, invece, considerano la scuola come un luogo in cui dimostrare le proprie capacità e cercano di raggiungere il massimo dei voti, ma spesso si focalizzano più sulla valutazione della propria preparazione che sulla qualità dello studio.

In realtà l’obbiettivo principale di uno studente è (o dovrebbe essere) quello di conoscere e migliorarsi.

È comunque un grave errore abbandonare gli studi, perché non solo non si avrà la capacità di essere a capo di alcuna attività imprenditoriale, ma anche nella vita quotidiana non si sarà consapevoli rispetto alle proprie scelte e si guadagnerà l’ergastolo nell’immenso carcere dell’ignoranza.

*Elisa è una studentessa del liceo “Michelangelo Pira” di Siniscola
 

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