Il dolore del padre, la lezione dell'uomo
Gino Cecchetin genitore di Giulia uccisa nel 2023 dall'ex fidanzato Filippo Turetta si rivolge alle famiglie, alle scuole, alle istituzioni per parlare della violenza di genere. I proventi della vendita vengono donati alle vittime di violenza di genere
È un dolore trasformato in responsabilità condivisa quello che esplode dalle pagine struggenti di Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia (Rizzoli, 160 pagine), scritto da Gino Cecchettin, padre della vittima di uno dei femminicidi più efferati che la cronaca recente ricordi. È trascorso un anno esatto dall’omicidio di Giulia per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta. Un pomeriggio trascorso insieme, il week end prima della laurea di Giulia, quello in cui, Turetta, per l’ennesima volta le chiede di non conseguire il traguardo prima di lui, secondo le cronache del day after. Il processo alla Corte d’assise di Venezia è iniziato da pochi giorni e Gino non riesce a sopportare quell’interrogatorio che risveglia l’atrocità di un omicidio volontario pluriaggravato, con accusa di occultamento di cadavere, porto d’armi e sequestro di persona, sua figlia Giulia. Cecchettin non trova la forza di ascoltare e lascia l’aula. Quell’uomo accusato assieme alla figlia Elena di non essere sinceramente afflitto, reo di non esibirsi in atti sensazionalistici davanti al circo mediatico che della pornografia del dolore fa consumo come prodotto d’evasione, con un secchiello di popcorn sulle ginocchia. «Un po’ troppo civile questo Cecchettin, non parliamo poi della figlia Elena, dall’eloquio disinvolto davanti alle telecamere», queste le critiche tutto sommato più clementi davanti a un padre, vedovo, che trova come unico strumento d’elaborazione del lutto la scrittura, probabilmente affatto indolore, di una storia che è intesa dal principio come strumento di denuncia conto il sistema sociale del Patriarcato, che in Italia non è appena una definizione asettica sui volumi di sociologia. Cecchettin si rivolge alle famiglie, alle scuole, alle istituzioni, all’interno del più ampio progetto della donazione dei proventi di vendita alle vittime di violenza di genere, per quello che ancora a distanza di un anno dalla tragedia è un bestseller in cima alle classifiche di vendita, e dato particolare è che il testo è acquistato prevalentemente per essere regalato. L’opera, scritta in forma di lettera alla piccola Giulia, fa venire in mente quelle tenere chiacchierate in auto tra padre e figlia, durante le gite fuori porta, un momento di intimità domestica traslato alla dolcezza di un percorso in cui la meta è semplicemente l’ascolto reciproco. Gino Cecchettin si lacera nel ricordo nebuloso di quegli ultimi attimi neutri di quotidianità che, a posteriori, danno sostanza alla profondità delle relazioni strappate via troppo presto, e questa è, secondo il calcolo di Cecchettin, una di quelle relazioni con donne, che le Nazioni Unite hanno sommato al resto degli 89.000 casi di femminicidio all’anno, 7416 al mese, 243 al giorno.
*Ilaria Muggianu, scrittrice e saggista, è una docente del De Sanctis-Deledda di Caliari