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Baby gang figlie del disagio, per i giovani ci vuole attenzione

di Nicolò Chessa*
<usng-titolo>Baby gang figlie del disagio, per i giovani ci vuole attenzione </usng-titolo><br type="_moz" />

Un fenomeno in espansione

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Al giorno d’oggi, in Italia, il fenomeno delle gang giovanili è sempre più diffuso. Con il termine “gang” si fa riferimento ad un gruppo di soggetti, minorenni e maggiorenni, che mettono in atto azioni criminali, reati violenti (risse, lesioni…), atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e vandalismi. Dalle ricerche del ministero dell’Interno, emerge che la maggior parte delle gang sono composte da circa 10 ragazzi, tra i 15 e 17 anni, in prevalenza italiani, senza un’organizzazione strutturata, né ruoli. I fattori che spingono i giovani ad aderire ad una gang possono essere diversi: i rapporti con la famiglia;l’andamento scolastico; il disagio sociale;le difficoltà relazionali;l’influenza dei social network, usati come modelli negativi. In altri termini, le ragioni per la quale i giovani vengono spinti ad aderire a queste gang sono l’isolamento sociale, le difficoltà nell’instaurare le relazioni con i coetanei, i problemi all’interno della famiglia con conseguenze negative come l’abbandono degli studi. La Direzione centrale della Polizia criminale ha rilevato una prevalenza di baby gang nel centro Nord rispetto al Sud. Uno dei più recenti fatti è avvenuto a Treviso. Il 10 ottobre 2024 uno studente è stato accerchiato da 7 minorenni. Uno di loro gli ha chiesto con prepotenza il denaro che aveva con sé. La vittima ha negato di avere soldi. I ragazzi della baby gang l’hanno accerchiato e pestato. Il bottino è stato circa di 70 centesimi. La polizia è riuscita a rintracciare i ragazzi e la vittima, recandosi in Questura, ha potuto sporgere denuncia. In conclusione, la mia opinione è che ci dovrebbe essere più attenzione sociale verso i giovani.

*Nicolò studia al liceo Pira di Siniscola


 

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