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La rovina della politica: il potere fine a se stesso

di Edoardo Francesco Russu*
La rovina della politica: il potere fine a se stesso

La guida di una nazione richiede buone pratiche comuni

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La concezione che la politica ha della gestione del potere è certamente stata deviata dalla sua origine teorica. Se dapprima il potere era utilizzato per guidare il Paese verso un benessere collettivo, ignorando dunque deboli battaglie identitarie e meramente accessorie del proprio credo, e collaborando in maniera critica con le forze di opposizione per arrivare a un risultato che avesse come fine quello di fare del bene alla comunità, ai giorni nostri chi sale al potere, quasi non sembra più rappresentante del Paese, ma solo del proprio partito, che si trova quindi in una posizione di privilegio rispetto agli altri in quanto eletto per governare. In altre parole, le conquiste che il governo raggiunge non sono più conquiste della classe politica con riguardo al popolo o al Paese intero, bensì conquiste individuali e partitiche, ottenute in apparenzagrazie agli ideali e agli esponenti del proprio movimento e da sbandierare come tali. E uguale ruolo lo svolgono anche le forze di opposizione: non si critica l’operato del governo sotto dati e fatti oggettivi e statistici, né lo si fa nell’intento di mettere in luce errori da correggere in modo da riportare le riforme e le leggi sulla giusta strada; si critica l’operato del governo soprattutto tramite dati faziosi (spesso risultato del cosiddetto cherry picking), non per porre attenzione critica sulle problematichema per mostrare la debolezza degli ideali del partito della persona che regge il ruolo di capo del governo.

È assente, d’altronde, da parte del governo, la propensione a collaborare, mancando di volontà nell’ammettere errori e nel fare passi indietro su promesse o idee dimostratesi imprecise, irrealizzabili o sbagliate. Da parte delle forze di opposizione manca forse l’impegno di essere intellettualmente onesti davanti a un’entità politica diversa dal punto di vista degli ideali, e questo causa un enorme rallentamento al processo politico di confronto e dibattito che si tiene nelle aule di Camera e Senato. I dibattiti e i confronti nella politica, in altre parole, hanno perso il proprio fine originale: quello di porre in luce i punti di scontro tra le varie forze partitiche su una qualsiasi tematica, individuando incongruenze e punti di forza e permettendo di arrivare a un risultato in grado di aiutare il Paese.

Questi fattori, in conclusione, portano le forze governative a una cecità macchiata di superbia e caparbietà; le forze di opposizione a una critica che spesso sfocia in approssimazioni e inesattezze, dichiarate con leggerezza poiché si è solo in apparenza liberi dal peso della responsabilità delle decisioni prese e del potere detenuto.

*Edoardo studia al liceo Azuni di Sassari
 

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