La Nuova Sardegna

La denuncia

Poche forze in campo per l'antincendio, Lai: «La Sardegna brucia per le scelte politiche»

Poche forze in campo per l'antincendio, Lai: «La Sardegna brucia per le scelte politiche»

Il dem: «Servono 800 addetti, ora ne paghiamo il prezzo. Chiesti i rinforzi ma il Governo boccia gli emendamenti»  

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Sassari Mentre la Sardegna affronta l’ennesima ondata di incendi, con decine di ettari già in fumo e squadre allo stremo, emergono con forza i limiti strutturali di un sistema di prevenzione lasciato sguarnito. Secondo i dati ufficiali del Piano Integrato di Attività e Organizzazione (Piao) 2025-2027, mancano all’appello 190 unità nel Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale (Cfva) e 570 in Forestas, l’agenzia regionale che si occupa di silvicoltura e prevenzione incendi. Una carenza che comporta la chiusura di torri di avvistamento, l’allungamento dei tempi di risposta, una presenza operativa ridotta sul territorio e squadre di intervento sottodimensionate proprio nel momento dell’anno in cui l’emergenza climatica rende altissimo il rischio di roghi.

Il problema, secondo il Partito Democratico, non è solo tecnico o meteorologico, ma politico. Lo sottolinea con durezza il deputato dem Silvio Lai: «Gli incendi che in queste ore stanno devastando la Sardegna non possono essere considerati solo un evento imprevedibile o inevitabile. Sono anche la conseguenza diretta di una scelta politica irresponsabile: quella del Governo Meloni e della maggioranza parlamentare di respingere gli emendamenti presentati dal Pd, e da me primo firmatario, per consentire il rafforzamento immediato del Corpo forestale e dell’Agenzia Forestas, nella parte destinata alla prevenzione degli incendi boschivi».

Gli emendamenti, presentati durante l’esame della legge di bilancio 2025 e successivamente al decreto sulla Pubblica Amministrazione, miravano a sbloccare le assunzioni ferme da anni nel Cfva, autorizzando la Regione ad assumere con risorse proprie, e a superare un blocco normativo nazionale che di fatto penalizza le Regioni a statuto speciale.

Inoltre, gli emendamenti avrebbero consentito di adeguare la Protezione civile regionale agli standard richiesti dal Pnrr in materia di adattamento climatico e gestione dei disastri naturali. «Il Governo ha scelto la via del rinvio e del silenzio, rifiutandosi di affrontare una questione cruciale per la sicurezza del territorio», accusa Lai. Il blocco alle assunzioni deriva da un intricato sistema normativo nazionale, con riferimenti a leggi e decreti risalenti anche al 2006. Ma dal 2017 lo Stato ha autorizzato nuove assunzioni nei corpi statali – compresi quelli legati alla Protezione civile – escludendo però la Sardegna, che pure svolge le stesse funzioni con risorse regionali, tramite strutture come il Cfva e Forestas.

Silvio Lai lancia un appello a Roma: «Chiedo al Governo e alla sua maggioranza di riprendere immediatamente gli emendamenti bocciati e inserirli nel primo decreto utile. È un dovere verso i cittadini e il territorio».

Poi riavvolge un po’ i nastri della storia: «Anche alcuni deputati del centrodestra avevano presentato un emendamento analogo successivamente, ma sono stati costretti a ritirarlo per ragioni esclusivamente politiche: non c’era alcun ostacolo economico, solo un rifiuto ideologico».

Infine, Lai insiste su un punto chiave: la Sardegna ha già i fondi per coprire le assunzioni mancanti, ma è bloccata da un vincolo nazionale ingiustificato:

«La Regione ha le risorse. Serve solo una norma nazionale che riconosca alla Sardegna il diritto di avere una Protezione civile efficiente, come nel resto del Paese. Non servono più parole. Servono atti. E subito». (lu.so.)

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