La Nuova Sardegna

Dalle sale agli algoritmi

Il cinema ha una grande storia e merita di avere un pubblico consapevole

di Viola Tedde e Silvia Capitta*

Chi vince, oggi, sono le piattaforme che, attraverso “suggerimenti”, sembrano condizionare le nostre scelte future

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Tutti sarete andati a vedere un film. Qualcuno, con il tempo ha sviluppato una vera e propria passione per il cinema. Per tradizione, il cinema ha un luogo di nascita, Parigi, ma con tre diversi padri: da un lato i fratelli Lumière, prima fotografi e poi inventori del cinema e produttori, che puntano a raccontare la quotidianità e la modernità in modo realistico (come il famoso arrivo di un treno in stazione o simpatiche scenette); dall’altro George Méliès, che da prestigiatore nei teatri si trasforma in un mago di effetti speciali e di storie fantastiche, sino a toccare l’apice con il suo fantascientifico e iconico “Voyage dans la lune”. Due facce della stessa medaglia, che sono ancora portanti nella narrazione cinematografica. Col tempo, il cinema divenne un successo enorme e fu sfruttato in diversi modi: un ambiente di gioia e di ritrovo diventò così, in certi casi, mezzo di consenso e di propaganda politica per le dittature.

Oggi con lo streaming e Netflix, da rito di condivisione collettivo nel buio silenzioso di una sala, insieme ad amici e perfetti sconosciuti, la visione di un film è diventata un’esperienza casalinga e individualista, con la possibilità di mettere in pausa un’emozione. Chi vince, oggi, sono le piattaforme che, attraverso algoritmi e “suggerimenti”, sembrano condizionare le nostre scelte future. I film non sono solo un prodotto da vendere ma sono una vera e propria forma d’arte, animata da registi, tecnici, attori, costumisti. Ci si dimentica che ogni film racchiude un messaggio diverso e ognuno può farne tesoro. Dunque è importante prendere coscienza per non essere semplici e passivi consumatori ma ritornare al futuro da spettatori consapevoli.

*Viola e Silvia studiano al liceo Margherita di Castelvì di Sassari
 

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