La Nuova Sardegna

Alghero

Viaggio tra i commercianti in piena crisi

di Gianni Olandi
Viaggio tra i commercianti in piena crisi

I titolari di alcune attività cittadine raccontano come stanno affrontando un periodo nero che non accenna a finire

30 maggio 2013
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ALGHERO. Il Sistema Alghero, che per decenni ha sempre funzionato rispondendo anche alle esigenze del comparto mercantile, adesso comincia a denunciare qualche momento di incertezza. Di solito i registratori di cassa dei commercianti della Riviera iniziavano a prendere aria con l'arrivo della Pasqua. Ma quest'anno le incertezze sono ancora presenti alla vigilia del mese di giugno, quando solitamente le spiagge erano già affollate, non si trovava più un parcheggio e nelle attività di servizio era necessario fare la fila. Il ritornello imperante è quello della crisi economica, se ne lamentano tutti. Ma stavolta c'è anche un altro colpevole: il brutto tempo. Piogge a non finire, venti di tramontana e perfino il maestralino - che da queste parte è sempre molto frequente - ora si è fatto gelido, taglia la faccia, la gente non esce di casa e viene meno anche quel flusso consistente che da sempre raggiunge Alghero dall'hinterland.

Inverno durissimo. Il malcontento è diffuso e colpisce tutti i settori, anche quello della bellezza. «Abbiamo attraversato un inverno durissimo - spiega Giovanna Tilocca, titolare della Cleope Estetica - e il tempo non ci ha certo aiutato. Ora intravediamo qualche segno di ripresa, la stagione estiva prima o poi dovrà arrivare, e c'è un po' di movimento in previsione della prova costume. Abbiamo avuto una pesante riduzione nel servizio di parruccheria, flessione anche nelle attività legate alla cura del corpo. Il nostro tipo di lavoro è poi alle prese con un fenomeno di abusivismo dilagante, un fenomeno che ci danneggia notevolmente ma che comprendo benissimo: nessuno di noi si può permettere di fare assunzioni visti i costi degli oneri previdenziali, e così in tanti si arrangiano a casa».

Sconti al distributore. Ma se la ceretta si può rinviare a tempi migliori, la benzina va messa comunque. «Non è proprio così – spiega Gianni Nieddu della Esso sullo Scalo Tarantiello, storico distributore quasi a ridosso delle mura del porto – noi abbiamo registrato negli ultimi 4 anni una perdita costante di volumi, quest'anno stiamo riuscendo a tenere ma, si badi bene, teniamo rispetto ai dati in perdita degli anni scorsi». Nieddu segnala poi un fenomeno che rappresenta una testimonianza del malessere economico. «Quando il nostro impianto è chiuso che si rifornisce con l’automatico usufruisce di uno sconto di 10 centesimi a litro. Un bel risparmio dati i tempi e non è quindi un caso che sono aumentati considerevolmente i consumi proprio nelle fasce orarie di chiusura». Il titolare dell'impianto segnala che l'impostazione del lavoro quotidiano della azienda non è più quello che cerca in prospettiva lo sviluppo ma in questo momento soltanto la «sopravvivenza».

Offerta diversificata. Cerette e benzina sono in sofferenza ma anche la gastronomia non fa salti di gioia. «Lavoriamo praticamente in famiglia - sostiene Tore Budruni, titolare del Vecchio Forno di via Carrabuffas, pizzaiolo della prima guardia che oggi ha dovuto diversificare l’attività per aumentare l’offerta del suo locale. «Oltre alla pizza serviamo anche grigliate, di carne e pesce, manteniamo prezzi bassi ma anche per noi le conseguenze della crisi si fanno sentire. Una volta ogni fine settimana arrivavano le tavolate di amici e famiglie, oggi non è più lo stesso. Ci salva la gestione familiare, ma sento tanti colleghi che si lamentano, che hanno difficoltà soprattutto per gli aspetti contributivi del personale. Quello che stiamo vivendo è proprio un brutto inizio di stagione».

Pressione fiscale. I segni negativi di un momento difficile vengono confermati anche da Roberto Minichino, della omonima tabaccheria e ricevitoria dei giardini pubblici, situata in una posizione centrale e quindi apparentemente immune da problemi di consumi e frequentazioni. « Anche noi registriamo una flessione – afferma – che contrasta però con l’aumento dei canoni, dei costi energetici e delle spese gestionali più in generale. Quindi aumentano le uscite ma l’aggio che viene corrisposto è sempre lo stesso. C'è troppa pressione fiscale». Minichino segnala poi un aspetto che non è di poco conto «Teniamo l’esercizio aperto per 14 ore al giorno, un impegno pesante, che praticamente condiziona tutta una vita. Mi chiedo quale compenso dovrebbe essere assegnato per questo tipo di prestazione. Per quanto riguarda l'inizio della stagione debbo dire che non è delle migliori, anzi ho la sensazione – conclude il tabaccaio - che stiamo andando incontro al momento peggiore degli ultimi dieci anni».

Chi spera nella ripresa. Ma c'è anche chi non vuole farsi schiacciare dalla crisi s’impegna nella riduzione dei costi fissi. È il caso della titolare di Fiorita, il negozio di fiori di Rita Corveddu. «Ho deciso di trovare un locale meno costoso - sostiene la fioraia -, andrà in un posto meno centrale ma pagando un canone più che dimezzato. Altrimenti non si riesce ad andare avanti» . In effetti il canone della fioraia non è di poco conto, oltre 1.600 euro al mese. Prima di sollevare la serranda al mattino ha già speso più di 50 euro. « Sarei voluta restare - aggiunge - il locale è centrale, nei pressi delle carceri di via Vittorio Emanuele, è ampio e ha belle vetrine. Ma non si può lavorare tante ore al giorno solo per pagare l'affitto». Si sposterà in via Degli Orti, meno centrale, ma più economica. C'è poi anche un altro problema. «Una volta - evidenzia la fioraia – gli allestimenti dei matrimoni erano una pioggia di fiori e composizioni. Oggi il bouquet e poco di più. I ragazzi che si sposano, anche se hanno la fortuna di avere un lavoro, non hanno grandi disponibilità».

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