Surigheddu, si tratta con gli allevatori per bloccare le cause
Aperto il tavolo tra la Regione e i numerosi produttori locali La richiesta è di riservare alle coop parte dei 1200 ettari
ALGHERO. Almeno su Surigheddu e Mamuntanas, la Regione e la Riviera del corallo firmano una tregua. La giunta Pigliaru e gli uffici regionali procedono spediti verso la definizione del bando internazionale per la vendita del compendio agrario di proprietà del demanio sardo, ma la fretta di portare a compimento una partita su cui crede molto lo stesso presidente della Regione, Francesco Pigliaru, contrasta con le istanze che arrivano da Alghero e dal territorio. Un folto raggruppamento di aziende locali, prevalentemente cooperative sociali, continuano a chiedere che almeno una parte dei 1200 ettari incolti da quasi trent’anni sia destinata ai produttori locali e alle produzioni tipiche, alle eccellenze, alle colture biologiche, così da accentuare l’impatto economico, occupazionale, sociale e culturale del rilancio di Surigheddu e Mamuntanas.
Più di recente, a dire un no secco alla vendita della tenuta è stato Liberu, il movimento indipendentista di cui è leader Pier Franco Devias, accanito sostenitore dell’inopportunità di alienare un bene che appartiene ai sardi e che deve essere loro dato in concessione con il vincolo di destinazione agraria. Ultima, ma certo non per importanza e per incidenza sul percorso tracciato dalla Regione, è la questione legata agli allevatori che da decenni utilizzano quelle terre per il pascolo del proprio bestiame. Della loro situazione si è parlato accidentalmente anche ieri a Sant’Anna, in occasione dell’incontro che il sindaco Mario Bruno ha avuto con Giovanni Carta, dirigente del demanio regionale, per siglare l’accordo di comodato d’uso con cui l’ex cotonificio di via Marconi è finalmente nelle disponibilità del Comune di Alghero, che lo inserirà nel più complessivo progetto per la realizzazione del distretto della creatività.
Si è discusso di altri beni, dall’hotel Bellavista di Fertilia, e si è parlato anche di Surigheddu. Ma l’argomento è stato soprattutto al centro di due differenti incontri che Bruno ha avuto nei giorni scorsi con gli allevatori e con i loro rappresentanti legali. Dopo un primo confronto avuto nella sede del Comune, Bruno e gli allevatori sono stati a Sassari, negli uffici del demanio della Regione. Il confronto è servito per sbloccare la situazione e aprire un canale di dialogo. Gli allevatori, che garantiscono una cinquantina di posti di lavoro e hanno un ruolo non secondario nell’approvvigionamento della filiera casearia e di quella dell’agnello sardo igp, si sono detti disposti a trattare, rinunciando alle cause di usucapione e accettando di trasferirsi in un’area omogenea e periferica della tenuta. Chiedono più o meno 250 ettari, ma se non dovessero arrivare risposte a breve, l’ipotesi delle cause per usucapione riprenderebbe quota.