La Nuova Sardegna

Alghero

Manca un documento, l’Area marina protetta costretta a licenziare

di Gian Mario Sias
Manca un documento, l’Area marina protetta costretta a licenziare

Senza la Valutazione del rischio le barche sono inutilizzabili I 7 interinali (tecnici e biologi) non possono lavorare in mare

07 dicembre 2016
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ALGHERO. È come il cane che si morde la coda. Senza progetti non arrivano soldi, senza soldi non si può fare attività e senza attività non si possono fare progetti. La fine ingloriosa dell’Area marina protetta di Capo Caccia – Isola Piana rischia di poter essere riassunta tutta in questo rompicapo di logica burocratico-amministrativa. Solo che a rimetterci, come al solito sono i lavoratori. I sette interinali che prestano la propria professionalità alla missione dell’Area marina, per dire, stando così le cose dal 31 dicembre saranno a spasso. Un vero disastro, che si aggiunge a quello dei dipendenti del Parco regionale naturale di Porto Conte, il cui destino è però appeso alle sorti di una complessa vicenda regionale. Qui invece il problema, a voler trovare il punto esatto in cui si innesca il corto circuito che ha immobilizzato l’Area marina da mesi e mesi, è molto locale: manca il Dvr, il Documento di valutazione del rischio, senza il quale nessuno dei tecnici e dei biologi in forza all’ente di tutela della baia di Capo Caccia può utilizzare le imbarcazioni in dotazione. E qui si apre una seconda questione, perché stando fermi tra il porto e il cantiere comunale i gommoni, lo spazzamare e gli altri natanti rischiano di rovinarsi: uno spreco di danari, la beffa che si sommerebbe al danno. A queste condizioni l’Area marina protetta, tanto per intenderci, rischia un lungo periodo di ibernazione, una sorta di “commissariamento” in cui sarebbe affidata alla Capitaneria di porto in attesa che si ricreino le condizioni necessarie per riprendere in grande stile l’attività a mare, che dovrebbe essere il vero senso della sua stessa esistenza. Istituita dal ministero dell’Ambiente nel 2002, si trova interamente in territorio del Comune di Alghero ed è classificata come Area specialmente protetta di interesse mediterraneo. Originariamente comprendeva la zona di Capo Caccia e dell’Isola Piana, successivamente sono state aggiunte le zone del golfo di Porto Conte e di Punta Giglio, fino a Capo Galera. L’ente gestore è il Comune di Alghero. L’Area marina si dovrebbe occupare principalmente di educazione ambientale, di prevenzione e di ricerca. Senza poter fare attività a mare, diventa una scatola vuota. E se è vero che a rimetterci per primi sono i biologi e gli altri professionisti reclutati tramite agenzia interinale, che per secondi ci perdono gli algheresi perché lo spreco di quei natanti in disuso ricade soprattutto su di loro, è altrettanto vero che senza l’attività dell’Area marina ci rimette l’ambiente. E quindi ci rimettono tutti.

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