La Nuova Sardegna

Alghero

grotte di nettuno

Immersione da record per lo speleologo Mulas

di Sergio Ortu
Immersione da record per lo speleologo Mulas

ALGHERO. La Riviera di Corallo candidata capitale italiana della cultura 2018 porterà in dote non solo i suoi gioielli artistici e architettonici della “città vecchia”, ma anche il suo straordinario...

11 gennaio 2017
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ALGHERO. La Riviera di Corallo candidata capitale italiana della cultura 2018 porterà in dote non solo i suoi gioielli artistici e architettonici della “città vecchia”, ma anche il suo straordinario patrimonio ambientale racchiuso all’interno dei due parchi: parco regionale di Porto Conte e Area Marina protetta di Capo Caccia - Isola Piana. Due scrigni di biodiversità vegetale, animale, ma soprattutto un patrimonio carsico di valenza internazionale nel contesto Mediterraneo. Ne fanno parte decine di grotte emerse e sommerse visitate e studiate da geologi e speleologi di mezza Europa e non solo. Un caso su tutti è la visitatissima grotta di Nettuno che proprio nei giorni scorsi è stata oggetto di ispezioni da parte dei ricercatori dell’università degli Studi di Urbino che da alcuni anni stanno svolgendo ricerche sui principali sistemi carsici italiani. Le grotte presenti nell’area di Capo Caccia e la Grotta di Nettuno in particolare presentano unicità dal punto di vista geologico, idrogeologico e speleologico, legate all’azione del mare sull’ecosistema ipogeo. Esiste una continua interazione sia a livello dell’atmosfera ipogea che a quello dell’idrosfera della grotta, con l’ambiente marino esterno, che rendono il sistema carsico algherese unico nel suo genere. Per effettuare questi studi, l’Università di Urbino, e in particolare il dipartimento di Scienze della terra, della vita e dell’ambiente ha chiesto la collaborazione del Grup Espeleològic Alguerès che ormai da molti anni esplora e studia le grotte dell’algherese e le loro parti sommerse delle quali è profondo conoscitore. Nel 2012 il Gea si è attivato per effettuare il posizionamento di sensori di temperatura all’interno della Grotta di Nettuno, in particolare nei diversi laghi presenti nella cavità fino a una profondità di 62 metri. Nel mese scorso gli speleologi sono ritornati nella grotta per completare il recupero degli ultimi strumenti rimasti e carichi di preziosi dati accumulati nell’arco di quattro anni, posizionati nel lago Semilunare, il più lontano e profondo della grotta. A eseguire il recupero lo speleologo algherese Giampiero Mulas. Durante l’immersione Mulas ha continuato l’esplorazione degli spettacolari ambienti visti nelle immersioni precedenti raggiungendo il fondo della cavità a 75 metri di profondità. I primi dati ricavati dai sensori ed elaborati da Marco Menichetti dell’Università di Urbino, hanno dato risultati molto interessanti. Anche nella Grotta della Dragunara e nella Grotta Verde verranno posizionati dei sensori nei profondi laghi interni, così da ottenere una ampia mappatura delle variazioni di temperatura del sottosuolo sommerso algherese e dell’influenza dell’ingressione marina all’interno delle grotte allagate presenti nel promontorio di Capo Caccia.

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